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Alberto Genovese, dopo la condanna rischia nuovi processi: indagini su altre dieci denunce di violenze sessuali

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Una condanna più pesante di quella chiesta dall’accusa, otto anni e quattro mesi per le due violenze sessuali ai danni di una ragazza appena diciottenne a Terrazza Sentimento e di una giovane ventitreenne a villa Lolita a Ibiza. Una sentenza che mette un primo punto fermo al destino giudiziario di Alberto Genovese che dopo l’arresto nel novembre 2020, otto mesi a San Vittore, i domiciliari in clinica per disintossicarsi dalla droga, viene ora raggiunto da una condanna in qualche modo prevedibile. Ma che lo avvicina alle altre accuse di violenza che erano rimaste sullo sfondo dell’inchiesta e che presto potrebbero essere definite dalla procura. E portare a un nuovo processo.

Sentenza Alberto Genovese, le tappe della vicenda che ha scosso Milano

di Sandro De Riccardis

19 Settembre 2022


Condannando Genovese – e con lui, la sua exSarah Borrusoa due anni e cinque mesi per l’episodio di Ibiza – il gup ha disposto un termine di novanta giorni per le motivazioni. Poi il pool di legali dell’ex imprenditore, guidato dall’avvocato Luigi Isolabella, e l’avvocato di Borruso, Gianmaria Palminteri, potranno fare ricorso in appello. Già prima peròl’aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini potrebbero decidere di chiudere il cerchio su almeno dieci episodi di violenza sessuale, su cui le indagini di procura e squadra mobile non si sono mai fermati. Tanti erano i casi per i quali gli investigatori avevano chiesto l’arresto di Genovese, insieme ai due per i quali è arrivata ieri la condanna. Uno riguardava ancora la ventitreenne che ha denunciato gli abusi a Ibiza, e si sarebbe verificato sempre in Spagna. Gli altri erano stati raccontati alla squadra mobile, guidata dal dirigente Marco Calì, da altre due giovani, all’epoca dei fatti di venti e ventidue anni, che avevano poi deciso di rinunciare all’anonimato raccontando le loro storie in tv.

Dopo aver ceduto la proprietà della sua creatura imprenditoriale più importante, l’azienda assicurativa che guidava al momento dell’arresto, e creato il trust dove è confluito il suo patrimonio, ai domiciliari in una clinica terapeutica in provincia di Varese, Alberto Genovese ha oggi un solo obiettivo: disintossicarsi dalle droghe che consumava ormai senza freni, da solo o nelle feste organizzate solo per sballarsi. “Assumevamo sostanze per tre giorni, c’era un mischione continuo di ogni genere di droga – ha dichiarato nel corso del processo – . C’era cocaina, ketamina, 2C-B, Md, marijuana. La droga era nei piatti, sul muretto accanto alla scala, a bordo piscina. Anche in camera mia. (…) Sono stato arrestato a un pelo dalla morte. Il mese tra il sequestro dell’attico e l’arresto è stato di gran lunga quello in cui mi sono drogato di più. Se non mi avessero arrestato, sarebbe stato l’ultimo, ho veramente toccato il fondo”.

Oggi che l’arresto, la detenzione e il processo lo hanno reso un uomo molto diverso da quello raccontato dalle carte processuali, Genovese sa che dovrà comunque rispondere per quanto commesso dal Genovese che fu. Violenze denunciate da ragazze giovanissime da cui dovrà probabilmente difendersi in un nuovo processo. Dei dieci casi ancora aperti, uno vede come presunta vittima la ventitreenne di Ibiza per un abuso sempre in Spagna, gli altri riguardano le altre due giovani che avevano denunciato anche in televisione. Ma le denunce di almeno altre due vittime erano state raccolte in procura e non erano finite nella richiesta di misura cautelare per Genovese. Di queste, o di parte di queste, potrà essere chiamato a rispondere nei prossimi mesi. E dopo la condanna a due anni e cinque mesi, di alcuni potrebbe essere chiamata a rispondere anche la sua ex. “Partecipe” per la procura, in almeno due casi. Sarà così che due esistenze ormai lontanissime, quella di Genovese e Borruso, che non hanno scambiato nemmeno uno sguardo nell’aula del tribunale, proprio in un’aula di tribunale potrebbero presto doversi nuovamente incontrare

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