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Evasori fiscali e No Vax: tutti residenti nel finto Stato antartico con sede ad Alcamo

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Per gli arabi arrivati dalla sponda sud del Mediterraneo era Alqamah, la terra fertile. Poco meno di un secolo dopo, la moderna Alcamo è diventata il laboratorio di uno Stato di ghiaccio. Finto, ma servito per una truffa verissima a cui hanno “abboccato” almeno quattrocento persone, allettate con la promessa di immunità diplomatica, possibilità di aggirare gli obblighi vaccinali e fiscali, ottenere lauree o abilitazioni. Dove? Nello “Stato teocratico antartico di San Giorgio”, alla modica cifra di 300 euro per una cittadinanza semplice, 1.500 o più in caso di titolo nobiliare.

Sulle carte geografiche non compare e nei trattati internazionali neanche, ma l’esistenza dello Stato Antartico è stata certificata anche sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana. Tutto merito del Luogotenente Generale, Damiano Bonventre – sedicente avvocato esperto di diritto internazionale, finito fra i “clienti” di Giovanni Falcone negli anni Ottanta per i suoi rapporti con la mafia e con all’attivo un paio di processi per bancarotta fraudolenta – e Baldassarre Lauria, legale anche lui. Entrambi di Alcamo, il primo un mese fa è finito ai domiciliari insieme ad altre nove, l’altro è fra i venti indagati a piede libero dell’inchiesta della procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, ma sono stati loro – emerge da nuovi atti – ad aggiustare le carte per dare una parvenza di legittimità al finto Stato.

Come? Grazie a un lodo arbitrale pronunciato dall’inesistente “Tribunale Civile Internazionale – Organo Permanente della Corte Europea di Giustizia Arbitrale di Ragusa”, che non è che una costola dell’Istituto superiore di diritto nobiliare diretto Bonventre. Insomma, un’altra patacca. A proporre il contenzioso, Mario Farnesi, ultrasettantenne ex finanziere, vertice dell’organizzazione in Calabria che dei “sangiorgesi” era “principe”, e l’avvocato Baldassarre Lauria, procuratore generale dell’inesistente Corte. A cosa servisse, lo ha spiegato ai magistrati Alessandro Rappa, storico segretario di Bonventre. “Per il riconoscimento in Italia – ha dichiarato – la Corte ha emesso un lodo in cui si dice che lo Stato esiste”. Carte sufficienti a farlo riconoscere dal Tribunale civile di Napoli, con sentenza poi pubblicata in gazzetta ufficiale della Regione siciliana il 28 settembre 2012. Ci è cascata anche l’Ecowas, organizzazione di diritto internazionale africana, e si stava lavorando per un riconoscimento da parte dell’Ucraina. La truffa – spiega Rappa – era organizzata bene.

Per lui non è stato semplice né allontanarsi dallo Stato Antartico, né parlare del luogotenete Bonventre con gli inquirenti. “Era uno che non voleva sentirsi dire di no”, racconta. “Spesso – aggiunge – mi diceva di stare attento alle parole che usavo quando rispondevo alle sue domande e ai secondi che impiegavo”. E poi c’erano le vecchie inchieste – semplici “problemi con finanziarie fallite” per lui – e le voci in paese. “Mi chiedevano se fosse massone”. Ma del luogotenente e del suo Stato molto ha raccontato anche delle prime “cittadine sangiorgiesi”, Laura Di Bella. “Tantissimi aderenti allo Stato – racconta ai magistrati – erano convinti di aver subito grosse ingiustizie in Italia”. O venivano allettati con progetti filantropici. Ma nel catalogo c’erano anche NoVax, medici radiati dall’albo perché convinti di poter curare anche l’Aids con la vitamina C, evasori fiscali seriali. Per diventare sangiorgesi tutti pagavano, per lo più con bonifico con causale “contributo volontario”. I soldi finivano in tasca a Bonventre e ai vertici dell’associazione. Qualche rivolo – 50 su 300 euro – ai procacciatori di nuovi cittadini. “So – dice Di Bella – che avevano un conto corrente a Malta, poi chiuso, e uno intestato all’istituto nobiliare gestito da Bonventre con rapporti certi presso la sede in Svizzera”. Un’architettura finanziaria su cui ancora si sta indagando per ricostruire il fiume di denaro passato fra le mani dei vertici dello Stato antartico, così come i loro reali legami.

Di certo si sa che la truffa andava avanti da tempo. I più scettici, o danarosi, venivano invitati a riunioni in “chiese sconsacrate sull’Aventino” o in Svizzera, nello studio di un notaio. Almeno virtualmente c’erano un Senato, un Capo di Stato, un Tribunale, una Corte dei Conti, rappresentanze in quasi tutte le regioni, due giornali, un ordine dei medici (no vax e radiati). Si stava lavorando persino ad un’università telematica, un trust maltese e – soprattutto – una banca. E adesso toccherà capire cosa ci volessero fare davvero

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