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Letta in Campania rilancia il salario minimo per fermare l’onda 5S

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Portici (NAPOLI) – “Lavoro e lotta alle disuguaglianze”. Arriva, chissà se tardi, la sterzata verso Sud che amministratori e militanti stavano chiedendo da settimane. Enrico Letta lo spiega alla fine della sua densa due giorni in Campania: “Da domenica c’è stato un cambio di passo”. Con Conte che avanza al Sud e oggi torna a Napoli, come reagiamo?, si chiedono i suoi. E quindi ventre a terra, quattro tappe ieri. E messaggi netti, dal segretario Pd. Sul reddito di cittadinanza: “da rafforzare e migliorare: perché dobbiamo dare risposte serie e concrete alla marginalità e povertà”. Sul salario minimo: “Perché va contrastato in ogni modo il lavoro povero, i 4 milioni di lavoratori che hanno un’attività che li porta a guadagnare meno dei 9 euro all’ora”, sottolinea .

Pompei, Salerno, Caserta, e poi il comune della prima ferrovia italiana, Portici – chissà che non porti bene, in fondo qui è dove un sindaco dem, Enzo Cuomo, è stato rieletto col plebiscito dell’80 per cento. E dove il leader Pd schiera anche i ministri Dario Franceschini e Roberto Speranza, mentre la piccola sala dedica una calda sincera ovazione a Pier Luigi Bersani, specie quando alza la voce, “Ma la destra non è invincibile in ‘sto Paese” (l’intera squadra non si è potuta esibire a Napoli, perché il ministro della Salute resta sgradito al governatore Vincenzo De Luca: che lunedì sera aveva organizzato l’evento dei mille con lo stesso Letta alla Stazione marittima, e lui dirigeva. Compresi gli otto pullman di fedelissimi scaricati da Salerno fino al porto di Napoli).

“Questo è un giorno molto importante perché qui dimostriamo che il Mezzogiorno ce la fa”, dice Letta in mattinata da Pompei. “Cultura e turismo sono fondamentali. Perché qui Dario (Franceschini, ndr) ci ha mostrato come si possono spendere al massimo 105 milioni di fondi europei e portare il Parco a 4 milioni di visitatori l’anno”. È la volta di Salerno, dove a dargli l’assist c’è Piero De Luca, vice capogruppo dem alla Camera uscente e soprattutto figlio – candidato, nel listino – del governatore: torna l’impegno per un grande piano di assunzioni “300 mila giovani qualificati nella pubblica amministrazione”. Letta blinda poi il Pnrr e l’impegno del 40 per cento di fondi al Sud. “Attenti, quando Meloni e Salvini dicono: rinegoziamo il piano, li c’è la fregatura più grossa, vogliono toccare la clausola destinata a colmare i divari”, indica il leader Pd. E sul nodo dell’Autonomia differenziata: “Ho girato tutto il Veneto, c’è solo uno che pronuncia a ripetizione quella parola: Zaia. Io mi auguro non ci ritroveremo un Parlamento dove si consumi lo scontro tra curva nord e curva sud del Paese: sarebbe una pessima notizia per l’Italia, che ha bisogno invece di una forza nazionale che si intesta battaglie per l’uguaglianza”.

Il messaggio non è solo per i ricatti del Carroccio a Meloni – o si applica questo regionalismo o il governo non dura – ma anche per gli slogan con cui sta rimontando oltre le previsioni il M5S. Spinto anche dal commissario Francesco Boccia, ecco il punto su cui insiste Letta da 48 ore: “Voglio sia chiaro che la questione del Mezzogiorno ha per noi un interesse e un’importanza cruciale. Si gioca la più grande opportunità”. Fare presto, ora correre, parole chiave per i nostri giovani e per i delusi della sinistra ne abbiamo usate poche, ti dice un big campano. L’altra sera, sul lungomare ovest di Napoli, alla festa dei 50 di una consigliera comunale dem, pare si incrociassero anche capannelli incentrati sul dopo-Letta. Ma dove eravamo al Sud, in campagna elettorale? Il segretario è corso ai ripari con tutto il quartier generale. “In cinque giorni si decide la storia d’Italia, non solo i prossimi cinque anni”, avverte a fine serata. E a Portici chiude con l’intramontabile mozione: “Sono con voi in questa lotta e sono orgoglioso di chiamarmi Enrico”.

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