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Martina Comparelli, portavoce dei Fridays for future: “La vera emergenza è il clima, oggi in piazza lo grideremo alla politica”

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I morti nell’alluvione delle Marche. La terribile siccità che ha bruciato l’Italia. Giuliano, che aveva 18 anni, la cui vita è stata spezzata in fabbrica, durante uno stage di scuola lavoro. “Il 23 settembre torneremo in piazza per ricordare, anche, le tante tragedie di questa estate, la crisi climatica è crisi sociale, figlia di un sistema che calpesta le persone e punta soltanto al profitto, acuisce ingiustizie e disuguaglianze”.

Martina Comparelli ha 29 anni , una laurea in Scienze Politiche a Pavia con 110 e lode, un master alla London School of Economics, ed è una delle portavoce di “Fridays for future”, il movimento planetario per la difesa dell’ambiente che venerdì rilancerà il “climate global strike” in tutto il mondo. Confessa una “passione testarda per lo studio”,  Martina Comparelli, nata a Pero, classe 1993, che nel suo curriculum vitae cita, come molti suoi coetanei, tra il diploma di liceo scientifico, la laurea e il master, una sfilza di lavori della gig economy. Cameriera, barista, commessa, hostess, make-up artist, tutor di lingua inglese. Ritratto di quella Generazione Zeta che dopo Greta ha avuto la forza di gridare: “Il futuro del clima è oggi, basta depredare il domani di chi verrà dopo di noi”.

Martina, qual è la parola d’ordine di questo sciopero globale che arriva dopo un’estate in cui la crisi climatica, anche in Italia, si è manifestata con tutta la sua gravità?

“Il titolo è quello dello sciopero di marzo, “People not profit”. La crisi climatica nasce dall’interesse di pochi sulla pelle di molti, l’1 per cento dei paesi ricchi producono il 50% dell’inquinamento globale. Chi soccombe sono i paesi più poveri e vulnerabili, che noi abbiano già depredato delle loro risorse. Transizione ecologica equa vuol dire restituire all’Asia, all’Africa, al Sudamerica ciò che è stato loro rubato. Altrimenti si salveranno soltanto i paesi ricchi”.  

Undici morti nell’alluvione che ha colpito le Marche. Chi ha queste vittime sulla coscienza?

“Chi ha inquinato, chi ha fatto scelte politiche dettate dal profitto e non dalla difesa del territorio. Praticamente tutti. Ma anche chi non ha preparato la popolazione, il nostro futuro sarà così, dobbiamo saperci difendere da un’alluvione, da una frana. Guardando quelle scene mi sono sentita smarrita, con la paura che nulla poi veramente cambi. Per questo scenderò in piazza ancora più convinta”.

Il “global strike” arriva a due giorni dalle elezioni. Per chi voteranno i “Fridays”?

“Noi non abbiamo indicato nessun partito. Di certo voteremo chi nei programmi ha indicato,  davvero, la crisi climatica e sociale come priorità”.

 Nei programmi dei partiti le vostre proposte ci sono?

“Soltanto qualcosa. Per questo abbiamo messo a disposizione di tutti i partiti un documento dove indichiamo i cinque temi fondamentali per una transizione ecologica reale e socialmente giusta”.

Quali sono questi cinque temi?

“L’energia. Puntare su fonti sostenibili “Cers”, ossia comunità energetiche rinnovabili e sostenibili, autogestite e sostenute dai comuni. L’edilizia. Ristrutturare i palazzi puntando sul risparmio energetico, partendo dalle case popolari, dove le persone hanno più difficoltà a pagare le bollette. I trasporti: gratuità di treni e autobus, ripristino di tutto il trasporto su rotaia dismesso, come hanno fatto in Spagna e Germania. E poi l’acqua, con la lotta allo spreco idrico degli acquedotti, così malridotti che il 40% di acqua va perduta. Infine il lavoro”.

Perché il lavoro?

“La nostra lotta alla crisi climatica è una lotta contro l’ingiustizia sociale. Dal salario minimo alla settimana breve. Sapete quante emissioni di gas serra si possono evitare con un giorno di lavoro un meno alla settimana? Ci hanno provato in Utah e il risparmio è stato del 20%. E nelle aziende che hanno sperimentato la settimana breve è addirittura aumentata la produttività dei dipendenti. Una transizione ecologica equa può creare un’enormità di posti di lavoro. Per questo manifestiamo insieme al collettivo di fabbrica Gkn”.  

Intanto però in Veneto uno studente è appena morto in fabbrica.

“Anche per lui saremo in tutte le piazze d’Italia venerdì 23. Contro un sistema scolastico che si piega a logiche aziendali e non racconta la verità sull’inquinamento delle grandi compagnie fossili”.

Lei si definisce “femminista intersezionale”. Qual è il legame tra femminismo e attivismo climatico?

“Il femminismo intersezionale è strettamente connesso alle battaglie per la giustizia sociale. La crisi climatica genera atroci disuguaglianze,  il prezzo più alto viene pagato dalle donne. Sono le donne che cercano acqua e cibo, sono loro ad aver sulle spalle il lavoro di cura. Molti studi dimostrano che contro la catastrofe climatica una strategia è l’incremento dell’occupazione femminile. Per me questo è essere femminista”.

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