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Decine di piazze e di città di stanno mobilitando per la pace. Al di là delle fratture politiche e delle polemiche sul sit-in del Pd davanti all’ambasciata russa domani (che non piace a Giuseppe Conte e neppure a Carlo Calenda) e prima della manifestazione nazionale che ci sarà a Roma a novembre (con relativo scontro sulle adesioni di partiti e leader), sta partendo un tam tam che “Europe for peace” raccoglie e rilancia. Il 21,22 e 23 ottobre, nel prossimo fine settimana, si stanno preparando piazze per la pace a Torino, Napoli, Palermo, Genova, Bologna, Verona, Ancona. E sulla piattaforma di Europe for peace-Rete per la pace e il disarmo arrivano continuamente adesioni e aggiornamenti: il calendario per ora è incompleto, ma la previsione è che la mobilitazione diffusa raggiunga questa volta le cento città (a luglio erano state 60 le città coinvolte).
Inoltre i sindaci di centrosinistra e civici – riuniti nell’Associazione per le autonomie (Ali) – a conclusione del Festival delle città domani, hanno preparato un appello per la pace. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente di Ali, invita: “Dobbiamo andare in piazza per la pace, proprio chi come noi sostiene senza ambiguità la resistenza in Ucraina, ora deve cercare la pace. La guerra che aveva in mente Putin l’ha persa . L’occidente e l’Europa sostenendo Zelensky hanno consentito all’Ucraina di fronteggiare l’invasione evitando altre invasioni ai confini con l’Europa. Adesso l’opinione pubblica deve spingere per un cessate il fuoco immediato e per un accordo di pace”. Lo slogan dei sindaci è: “Putin fermi la guerra. Zelensky sia aperto a serie proposte di pace”. E il ragionamento inizia così: “Le parole di Papa Francesco ci uniscono. Anche i Comuni italiani sono in prima linea per la pace”.
Il movimento pacifista è spaccato. A dividere sono gli aiuti militari all’Ucraina, perciò restano le distanze tra chi ha considerato e considera l’invio di armi a Kiev indispensabile per la resistestenza all’invasore russo e chi le ritiene ulteriore innesco dell’escalation che non si riesce a fermare.
“Non c’è nessuna guerra da vincere, vogliamo vincere la pace. Tacciano le armi, negoziato subito” sono le parole d’ordine di Europe for peace, che chiede all’Onu la conferenza di pace internazionale. Europe for peace è la “coalizione” temporanea di reti che si sono unite proprio per la pace in Ucraina, composta dalla Rete per il disarmo e la pace (Arci, Acli, Libera, Cgil, Movimento non violento tra gli altri) e altre reti come Sbilanciamoci, Aoi-associazione delle ong, piccoli gruppi come Stop the war e altri attivi con le carovane di solidarietà in Ucraina e l’aiuto ai profughi. Francesco Vignarca, della Rete per il disarmo, ritiene perciò inaccettabile l’accusa di filo putinismo o di equidistanza. Nella piattaforma delle manifestazioni pacifiste del prossimo fine settimane è chiarito che c’è un invasore, la Russia di Putin, e un popolo vittima, che è quello ucraino. Per la manifestazione nazionale la discussione è in corso su data e piattaforma, sul punto cruciale dell’invio di armi. Probabilmente stasera si deciderà quando convocare il tavolo ampio di associazioni per passare alla fase operativa e a una data certa.
Il calendario delle manifestazioni pacifiste quindi prevede il sit-in all’ambasciata russa di domani anche con il segretario del Pd, Enrico Letta. Dal 21 al 23 ottobre le cento piazze di città e manifestazioni di Europe for peace. Il 28 ottobre c’è il corteo a Napoli che è stato promosso dal governatore campano Vincenzo De Luca. E a novembre la manifestazione nazionale a Roma promossa dalle reti di associazioni di Europe for peace.