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Terremoto dell’Aquila, i familiari delle vittime: “Sentenza ripugnante, ai nostri figli davano solo rassicurazioni”

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“È una sentenza che ci ha meravigliato, mi viene solo da dire vomitevole. Come si può oggi dire che i ragazzi dovessero stare stare fuori quando tutti ricordano certe rassicurazioni?”. A parlare è Maria Grazia Piccinini, madre di Ilaria Rambaldi, una studentessa di 25 anni che il 6 aprile del 2009 si trovava all’Aquila quando il crollo della casa di via Campo di Fossa l’ha schiacciata e uccisa. Ora, davanti alla sentenza del Tribunale civile dell’Aquila che ha accolto la richiesta di risarcimento da parte dell’Avvocatura dello Stato verso i proprietari degli appartamenti in cui morirono 27 persone, è sconvolta. I giudici hanno riconosciuto una corresponsabilità dei ragazzi morti pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa.

“Gli dissero: più scosse ci sono e più scarica energia”

“Da dove è venuto questo concorso di colpa? – chiede Piccinini, che è anche avvocata – Persino la Cassazione ha confermato la condanna per uno dei componente della Commissione Grandi Rischi. E sconcerta che questo giudice che ha già fatto sentenze di risarcimento per il sisma si ricordi di questa cosa solo ora”.

“La storia – racconta la mamma di una delle vittime – è proprio l’opposto, e cioè che questi ragazzi andarono a dormire alle due di notte perchè si erano sentiti dire che più ‘scossette’ c’erano, più energia si scaricava. La verità è che furono rassicurati”.

La sentenza sarà impugnata

La sentenza del tribunale verrà impugnata ora in Appello dalla famiglia di Ilaria. La Cassazione, nel suo giudizio citato dalla mamma-legale, scriveva che “esulava dai compiti istituzionali” della commissione Grandi rischi, alla vigilia del terremoto del 6 aprile 2009, “la gestione della comunicazione esterna, affidata in esclusiva all’organo titolare dei compiti di prevenzione”, ovvero alla Protezione civile, mentre l’informazione scientifica non si può imprigionare in una “camicia di forza”. Non solo: si è trattato di una “scorretta condotta informativa” e una “comunicazione di contenuto inopportunamente e scorrettamente tranquillizzante”, ha finito per indurre “taluni destinatari all’abbandono di consuetudini di comportamento autoprotettivo rivelatosi fatale”.

“Mia figlia – ricorda ancora Piccinini – era stata rassicurata come tutti gli altri che erano lì. Tant’è vero che dopo seconda scossa, quella dell’una di notte, quando è rientrata Valeria (un’altra delle vittime, ndr), che stava in casa con Ilaria, le due ragazze si sono guardate in faccia e hanno detto ‘vabbé anche per oggi abbiamo dato’, convinte che non sarebbe accaduto più nulla”. 

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