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Zuppi (Cei): “Ricominciamo da Marzabotto, quella sofferenza è il valore che ci unisce”

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BOLOGNA “La settimana scorsa ho celebrato a Marzabotto, ieri sera sono stato in un piccolissimo paesino vicino a Marzabotto a ricordare don Giovanni Fornasini, ucciso dai tedeschi perché aveva difeso le persone; questa sera andrò a Boves dove saranno beatificati due altri sacerdoti e sarà ricordato un uomo, laico, che insieme al parroco aveva cercato di salvare il paese e che fu trucidato: parlo di questo perché dobbiamo ricominciare da quella sofferenza perché per affrontare la sofferenza, dobbiamo ricordarci chi siamo, quali sono i valori che uniscono la convivenza del nostro Paese e che sono indispensabili per affrontare anche chi oggi si trova a vivere quelle stesse sofferenze, quelle stesse violenze”.

Così l’Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, intervenuto al Congresso nazionale della Uil. “Questo – ha argomentato – è il fondamento, la costituzione, il fondamento del nostro Paese, da cui chiunque, tutti, a cominciare dalla Chiesa deve partire per svolgere il proprio ruolo e indicare le risposte necessarie”.

“Il problema della crisi – ha detto il vescovo – è il rischio che i più fragili restino indietro. E’ fondamentale mettere al centro la persona. Questa è la vera sfida in un mondo in cui la persona conta per quello che ha, in un mondo in cui se non conti niente, se non consumi, doventi uno scarto. Per questo credo che mettere al centro la persona, e la difesa della persona ci farà trovare anche delle nuove soluzioni”.

“Mettere al centro la persona – ha argomentato – significa anche la difesa della vita, che il lavoro non costi la vita di persone che muoiono, che le condizioni di sicurezza siano garantite sempre. Vuol dire anche la possibilità di avere un lavoro stabile e sicuro. La lotta al precariato – ha aggiunto Zuppi – è la lotta per la dignità del lavoro, perché il precariato vuol dire sfruttamento, che non puoi costruire la vita e cercare il lavoro altrove: perché 100.000 ragazzi devono andare all’estero?”, ha concluso Zuppi.

 “Insieme bisogna affrontare delle sfide terribili, grandi, preoccupanti davanti alle quali credo ci sia anche la necessità di uscire da quei circuiti, da quelle toponomastiche che abbiamo dentro e qualche volta non ci fanno più incontrare la realtà ma soltanto la nostra toponomastica che diventa un po’ obsoleta con cui interpretare la realtà quando la realtà è diventata un’altra”.

Serve “un grande impegno per la pace. Credo che sia indispensabile continuare uno sforzo dell’Europa e del nostro Paese, che ha sempre avuto in Europa, anche per la sua posizione geografica, un ruolo di cerniera”. Ricordo, ha osservato, “l’appello che Papa Francesco ha rivolto al presidente della Confederazione Russa e al presidente dell’Ucraina e a tutti quelli che possono: facciamo in modo che questa guerra possa terminare. Nella pace e nella giustizia, ma che possa terminare presto”.

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