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Salvini: “Due a zero e palla al centro”. La rivincita alla Camera dopo la disfatta alle urne. E ora il Capitano punta a incassare ministeri di peso

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Meno di venti giorni fa usciva con le ossa rotte dalle elezioni. La Lega sotto il dieci, anzi il nove per cento, i segnali di rivolta del popolo del Nord, un processo interno intentato da big come Bossi e Maroni e la segreteria in bilico. Matteo Salvini si è preso la sua rivincita in avvio di legislatura, conquistando per un suo fedelissimo la prima presidenza della Camera per il Carroccio dai tempi di Irene Pivetti e assicurandosi un pacchetto di ministeri (almeno quelli promessi) tutt’altro che indifferente per un partito che da capofila sembrava diventato la Cenerentola della coalizione.

La strategia di Salvini e la tela da tessere

Non ne aveva azzeccate molte negli ultimi mesi il capitano, a partire dalle posizioni altalenanti sul Covid, fino all’atteggiamento ondivago su Draghi, alle idee malsane di viaggi pacifisti al confine con l’Ucraina o a Mosca. Una condotta che ha pagato nelle urne. Ma da quel momento il segretario della Lega ha ricominciato a tessere la sua tela, con meno proclami social e molta più diplomazia. Ha nei fatti allentato il legame con Silvio Berlusconi per riprendere il mai tranquillo rapporto con Giorgia Meloni. Ha incassato quella che poteva apparire una provocazione, la scelta di Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia fatta direttamente dalla futura premier, ma in cambio è riuscito a ottenere (sempre sulla carta) un numero maggiore di dicasteri per la Lega. Cinque, forse sei. E pesanti.

Lui non andrà all’Interno e sicuramente è una sconfitta, ma metterà al Viminale un uomo fidato, probabilmente l’ex capo di gabinetto Matteo Piantedosi. E dalle Infrastrutture, chissà, potrà utilizzare la Guardia costiera come strumento della infinita propaganda anti-sbarchi.

Salvini più lontano da Berlusconi

E stavolta ha intuito per tempo che era il caso di allontanarsi da una Forza Italia in subbuglio, garantendo a differenza dei berlusconiani sostegno leale a Ignazio La Russa al Senato: ciò l’ha portato a inusuali frizioni con il Cavaliere e al rischio che il candidato leghista per la Camera, Lorenzo Fontana, venisse impallinato dai forzisti come ritorsione. Ma è uscito indenne e con un bottino politico inatteso, in questa fase: “Due a zero e palla al centro”, ha commentato a caldo riprendendo la baldanza di sempre. Le incognite di una coalizione che deve risolvere la grana forzista rimangono, le trattative di governo saranno ancora lunghe e defatiganti, i militanti nelle valli padane attendono ancora risposte, specie sull’Araba fenice chiamata autonomia. Ma almeno la picchiata che sembrava senza sosta si è interrotta, per Salvini. E domani è un altro giorno. Ci sarà altro tempo per sbagliare, magari.

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