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L’appello di Francesca: “Mio figlio Lorenzo isolato dalla malattia e dal dolore. Scrivetegli lettere, raccontategli il mondo là fuori”

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BOLOGNA – Lorenzo “era di una solarità incredibile: giocava a basket, suonava la batteria, era scout, faceva di tutto. Per lui questo è davvero un brutto momento, ha molto dolore, lui vive tutto il giorno con questo pensiero. Aiutatemi a distrarlo, scrivetegli lettere, raccontategli il mondo lì fuori, apritegli delle finestre”. L’appello arriva da Francesca Ferri, la mamma di Lorenzo Bastelli: abita a Castel San Pietro Terme con la sua famiglia, sta per compiere 14 anni (il suo compleanno è il 10 novembre), è iscritto alla prima liceo scientifico, succursale del Malpighi di Bologna, ma non può andare a scuola per le gravi conseguenze della recidiva del sarcoma di Ewing che l’ha colpito. Lorenzo è solo, ha un po’ perso di vista i suoi amici, “che stanno percorrendo la loro strada, come è giusto che sia”, e non conosce ancora bene i nuovi compagni di classe, perché non può frequentare. Sono anni in realtà che Lorenzo segue la scuola a distanza. Da quella diagnosi arrivata a inizio 2019: “All’inizio ci avevano dato il 30% di sopravvivenza. Ma questo tumore non riusciamo a debellarlo”.

Le parole di Francesca scorrono al telefono, mentre i ricordi del Lorenzo felice e spensierato si mescolano a una quotidianità – che dura ormai da quasi quattro anni – che è fatta di profondo dolore, fisico e psicologico. Che è fatta di solitudine, talvolta necessaria per le cure che si stanno affrontando, talvolta conseguenza del dolore stesso. In quella solitudine, ammette Francesca, “il dolore si amplifica, perché Lorenzo non può pensare ad altro. Quando sei col dolore, lo vivi pienamente, lo stato ansioso lo amplifica di più”. E allora per distrarlo, per tenerlo impegnato con qualcosa che gli trasmetta vita, allegria, speranza anche quando la realtà sembra non concederne, Francesca ha pensato di lanciare un appello – rilanciato da Agito, l’Associazione genitori tumori ossei – chiedendo di scrivere a suo figlio “una lettera come si usava ai vecchi tempi (lui ama ricevere delle lettere, le tiene tutte da parte e se le rilegge spesso). Mi piacerebbe tanto che avesse la possibilità di interagire con più persone possibili. Non solo chi lo conosce già ma anche chi può raccontargli qualcosa di quello che fa, di quello che succede al di fuori”. Parole, certo, ma anche “un disegno, una fotografia di un animale… Potrebbero alleggerire i suoi pensieri”.

Qualcuno, per non aspettare i tempi fisiologici delle Poste, ha già risposto al suo appello con video di cagnolini: “Li ha guardati per mezzora dal mio cellulare, in quella mezzora si è distratto e ha sentito meno il dolore”. Un dolore che non scompare, che talvolta si acutizza. Francesca racconta il travaglio affrontato dal figlio, “non amo dire che ‘combatte’ contro un tumore, diciamo che interagisce con il sarcoma di Ewing da 4 anni”. Lorenzo era molto attivo, con lo sport e la musica. Non aveva male. Non sentiva affanno. La prima volta che invece è successo stava giocando a basket, “aveva segnato un sacco di canestri, era stato bravissimo, poi a un certo punto ha chiesto di uscire dal campo”. Qualche visita dalla pediatra non rivela nulla di sospetto o pericoloso, ma Lorenzo non mangia più. “Poi una notte Lorenzo ha urlato dal male, siamo corsi al Sant’Orsola: hanno capito subito, dalla lastra. Aveva una massa di 20 cm che premeva sul polmone”. Seguono tutte le cure possibili, fra policlinico e istituto Rizzoli, “due trapianti, quattro interventi, radioterapia, chemioterapia”, ma compare la recidiva, “Lorenzo è forte ma questo tumore non riusciamo a debellarlo, perché questa è una malattia subdola: le diagnosi arrivano tardi perché spesso non compare subito il dolore”.

Lorenzo ha tanti sogni che in questo momento sono chiusi in un cassetto, “vuole fare l’oncologo pediatrico, e mi creda, è davvero bravo. Vuole essere come il dottor Thomas che è il suo angelo custode al Sant’Orsola”. Per aprire quel cassetto, e le finestre che ora impediscono a Lorenzo di avere la vita che spetterebbe a un quasi 14 enne, c’è un modo: scrivergli lettere, “raccontargli la normalità che non può vivere”. Chi desidera farlo può mandare la propria lettera a:  Lorenzo Bastelli – Via Berlinguer 71/B – 40024 Castel San Pietro Terme (BO).

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