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La Lega accelera sull’Autonomia e il Sud insorge: “È anticostituzionale”

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ROMA – Il rischio è che la nuova Italia disegnata dalla Lega sia uno spezzatino, dove chi è già ricco avrà servizi migliori e chi è indietro, ci resterà. Il federalismo à-la-carte che il ministro “caterpillar” degli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli ha presentato ieri ai governatori è stato stoppato dalle Regioni meridionali. Il Sud insorge. Altolà con toni più accesi dai governatori del Pd (per il pugliese Michele Emiliano è semplicemente “incostituzionale”) e soft dai forzisti (il calabrese Roberto Occhiuto assicura di “non avere pregiudizi, ma niente fughe in avanti”). Mentre è difficile da digerire per il partito “nazionalista” di Giorgia Meloni: Fratelli d’Italia mette le mani avanti. Ci sarà oggi alle 13 un vertice di maggioranza anche con la premier, tanto per capire dove Calderoli vuole andare a parare.

Ma l’autonomia differenziata è il cavallo di battaglia della Lega, quel che resta del dna secessionista delle origini. Un federalismo da approvare “entro il 2023” (dice il governatore del Friuli Venezia-GiuliaMassimiliano Fedriga) peraltro cavalcato dalla politica, da vari governi e diverse maggioranze.

Ora Calderoli, a poche settimane dall’insediamento del governo Meloni, è partito in quarta, autodefinendosi appunto un “caterpillar”. Pronto al tutto per tutto, pur di condurre in porto la devoluzione di competenze alle Regioni: dalla scuola – che potrà essere gestita a livello regionale anche con insegnanti propri e retribuzioni differenziate – alle grandi reti di trasporto, all’energia, al coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.

In tutto sono 23 le materie che le Regioni possono “prendersi”, come elenca l’articolo 117 della Costituzione, opportunamente allegato alla bozza Calderoli. La bozza prevede “l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia, in base all’articolo 116, terzo comma” della Carta.

Il Veneto, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia hanno già fatto sapere di volerle tutte. Luca Zaia, il presidente leghista del Veneto, a fine riunione ieri, chiarisce che per lui se c’è qualcosa di incostituzionale è non attuare la Costituzione bocciando l’autonomia differenziata. Poche ore prima è lo stesso Calderoli a ribadire il concetto: “Incostituzionale è non applicare la Costituzione. Non c’è una spaccatura tra Nord e Sud, ma solo la paura del Sud”. Poi durante la conferenza delle Regioni sbotta: “Mi aspettavo di avere contro gli apparati dei ministeri, non voi presidenti di Regione che ne beneficiate”.

Cinque anni fa Lombardia e Veneto hanno fatto un referendum per chiedere il federalismo. E anche l’Emilia Romagna lo chiese. Stefano Bonaccini, il governatore dem emiliano-romagnolo, spiega che così la proposta Calderoli “non va”. Per essere potabile il federalismo à la carte deve avere tre requisiti: “Sono necessari i Lep, i livelli essenziali di prestazione. Va discusso in una legge quadro. Si deve coinvolgere il Parlamento”, elenca Bonaccini. Che aggiunge: “Dal tavolo va tolta la questione dei residui fiscali e non si possono avere 20 scuole diverse”. Né si possono avere disuguaglianze nelle prestazioni sanitarie a seconda di dove abiti, o reti ferroviarie iper veloci in Lombardia e carrozze a cavalli in Calabria sulla base di quanto la Regione può permettersi.

I livelli essenziali di prestazioni (Lep) sono gli uguali diritti ai servizi per i cittadini italiani. Bonaccini chiosa: “Ho apprezzato che Calderoli abbia detto che la bozza è ritirabile”. Un altro dem, Eugenio Giani prevede che la Toscana possa essere interessata a gestire Beni culturali e geotermia: vediamo nel merito. Per la Campania c’era il vice di De Luca, Fulvio Bonavitacola. La posizione più dura: “È un provvedimento da ritirare”. Allarme dell’ex ministro della Salute, Speranza: “È un disegno che spacca l’Italia. Gravissimo una sanità solo regionale”.

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