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Un quartiere residenziale, Prati. Alberi, piazze di aperitivi, appartamenti della Roma bene, palazzi storici, tribunali e Rai, uffici, centri Yoga, licei storici, marciapiedi larghi, spaziosi. E poi finti centri culturali a due passi dal Vaticano, centri benessere. Coperture. L’altra faccia di un quartiere dove nella storia si sono consumati delitti irrisolti, come quello di Simonetta Cesaroni a via Poma o di Giusi Nicoloso, parrucchiera di via dei Gracchi.
In questa strade da ieri potrebbe camminare un serial killer.
Le indagini nei centri culturali-case d’appuntamento
Tra cultura e benessere l’andirivieni di persone diverse era continuo. Un via vai di clienti. Decisamente troppi per non destare domande mute. In molti bussavano alle porte di due appartamenti in altrettanti signorili condomini, uno in via della Giuliana, l’altro in viale Angelico. Insomma il centro di Roma, a due passi da San Pietro e dal tribunale penale e civile.
In una lunga e delicata indagine la polizia municipale ha scoperto le case d’appuntamento. Le vittime, italiane e romene, hanno tra i 20 e i 25 anni.
Il business gestito da donne
A gestire il business altre donne, accusate dai pm di sfruttamento della prostituzione. In un condominio in via della Giuliana nel citofono campeggiava la scritta “centro culturale”. Serviva a “confondere”.
Questa tecnica, impiegata per schermare la reale attività che si praticava all’interno è durata poco. Lo stesso successo ne ha sancito il fallimento. Un fiume costante di uomini ha generato diversi dubbi negli inquilini. Uomini che arrivavano a qualsiasi ora, sette giorni su sette, e si congedavano in poco tempo.
Ragazze che arrivavano la mattina presto e poi la sera lasciavano il palazzo. Un gruppo di cinque giovani sfruttate da una donna che amministrava il business con rigore. Stessa politica adottata anche da chi gestiva l’altro appartamento in viale Angelico.
Un giro da 40 mila euro al mese
In questo caso la “ copertura” era rappresentata dal “Centro benessere”. Il volume di denaro generato arrivava, secondo gli inquirenti, intorno ai 40 mila euro al mese. Entrambi gli appartamenti sono stati perquisiti e chiusi alcuni mesi fa. Mentre l’indagine si avvia a conclusione.
Il quartiere si sveglia sotto shock
Dopo il ritrovamento dei cadaveri di tre donne a meno di un chilometro di distanza, in via Riboty e in via Durazzo, a pochi passi dal palazzo di Giustizia, i residenti hanno paura, sono sconvolti.
“Sapevo che anni fa, al primo piano di quel palazzo di via Riboty, ci fosse una prostituta. Me lo aveva detto il portiere dello stabile – ricorda Giancarlo, pensionato che abita a poca distanza da piazzale Clodio – anche se non sono in grado di dire che quello fosse proprio l’appartamento delle due donne cinesi”. Le coperture diventano abitudini accettate senza far rumore.
Uccise tre prostitute nel quartiere Prati. Non si esclude l’ipotesi serial killer
di Romina Marceca, Andrea Ossino
“Io non capisco chi possa avere fatto una cosa di questo tipo”, afferma un residente di via Durazzo 28, a pochi passi dall’abitazione in cui è stato trovato, poco prima delle 13, il corpo senza vita di Marta Castano, colombiana classe ’57. “Veramente una roba da pazzi. Se ho sentito grida? No, nulla”. È stata uccisa con un’arma da taglio, presumibilmente un coltello.
Un uomo sulla cinquantina che vuole restare anonimo dice, mentre si trova all’interno di un bar della circonvallazione Clodia, che “il fratello di Marta è andato via alle 8,30 del mattino e poi, quando è tornato, si è trovato davanti una scena dell’orrore”. Le voci girano in quartiere turbato. Dove oggi le ombre scorrono veloci, scappano scoperte e non si mimetizzano più con quelle dei grandi viali alberati.
