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Salvini corteggia Elon Musk. Ecco che cosa ci guadagna

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Salvini chiama: “Invitare Elon Musk a investire e ad aprire in Italia è uno di quegli ambiziosi obiettivi che ci stiamo proponendo”. E molti sono convinti che Musk presto risponderà. Il leader leghista può trasformarsi in un alleato prezioso per Mister Tesla all’interno delle istituzioni Ue, che stanno alzando barricate legali davanti alla sua conquista di Twitter. Può fargli da ambasciatore nella destra populista dell’Europarlamento. Di più: costruirgli una sponda nel governo di Roma, per imbastire affari nella Penisola dove finora le sue aziende hanno concluso poco o nulla.

Il corteggiamento va avanti da tempo. Salvini è stato forse il primo tra i sovranisti d’Europa a cogliere la svolta di Mister Tesla verso gli slogan trumpiani e a valutarne il potenziale politico per legittimare le sue campagne. Ha esultato a maggio quando Musk ha promesso di togliere “lo stupido divieto a Trump” una volta conquistata Twitter e il commento di Musk sulla crisi demografica – “L’Italia si spopolerà se non si invertirà la denatalità” – è stato celebrato con un tripudio: un messaggio prolife perfetto per le campagne del Capitano con il rosario.

Poi ad agosto durante un comizio in Puglia è tornato ad evocarlo: “Proprio questa mattina quel genio di Elon Musk ha ribadito che dire no al nucleare è una follia per la sicurezza delle nazioni e la tutela dell’ambiente”. Infine, la vittoria per il controllo di Twitter è stata accolta con un “buona notizia per la rete, per la democrazia e la libertà. Adoro Elon Musk”, con tanto di sberleffo a Carola Rackete che invece ha annunciato di uscire dal social.

Il magnate d’origine sudafricana ormai è un soggetto politico: The Atlantic evidenzia come stia rimpiazzando Trump nella coscienza collettiva dell’America, con un martellamento di tweet che ricordano gli ultimi disperati giorni di The Donald alla Casa Bianca. “Salvini ha assorbito l’aria che si respira attorno a Musk come persona che strizza l’occhio al mondo di Trump, a una destra che si sente rassicurata perché grazie a lui si libera un social visto prima come restrittivo verso le loro posizioni più estreme – sostiene Vincenzo Cosenza, fondatore di Vincos.it e dell’Osservatorio Metaverso -. Il leader leghista è molto più attento ai social rispetto ad altri sovranisti europei, ha una spregiudicatezza nel seguire i trend e piegarli alla sua narrazione. Musk inoltre aderisce a una sua idea dell’imprenditoria spregiudicata e libera da regole, ignorando gli aspetti più complessi come i licenziamenti selvaggi o lo sfruttamento del lavoro”. 

Ultimamente Musk si è visto spesso in Italia. A luglio è stato ricevuto da Papa Francesco in una visita molto privata, assieme a quattro dei suoi sette figli. Nell’agosto dello scorso anno invece ha fatto il turista vip a Firenze, con escursione notturna agli Uffizi assieme al sindaco Nardella. Nella sua agenda ci sono stati pure incontri d’affari? Finora le sue imprese non hanno messo piede nel nostro Paese. Tesla si rifornisce di componenti da StMicroelectronics e SpaceX ha ottenuto il contratto per mettere in orbita i satelliti COSMO-SkyMed della Difesa. Inoltre a Repubblica risulta che SpaceX abbia studiato la possibilità di accordi con società italiane per offrire copertura internet dallo spazio, senza arrivare a un contratto. 

Salvini nel messaggio di giovedì invece alludeva all’industria dell’auto: sua infatti è la delega alla mobilità sostenibile, che intende cavalcare rapidamente. Tesla può essere la scorciatoia per imporre il suo ruolo e rompere gli schemi, inserendo un soggetto straniero nelle dinamiche imprenditoriali italiane. 

“L’apertura verso Tesla mostra nuovamente la capacità camaleontica di Matteo Salvini, capace di vestire varie pelli per mantenere un ruolo politico di rilievo. In questo è probabilmente uno dei migliori esponenti di quel processo che politologi e scienziati sociali chiamano l’individualizzazione della politica” sottolinea Luca Carbone ricercatore dell’università di Leuven in Belgio.

Il quartiere generale europeo di Tesla è stato realizzato in Germania, a Berlino, ma lì il padrone statunitense si è dovuto misurare con una realtà che non ama: i sindacati, decisi a tutelare i lavoratori dai suoi diktat. Accanto alla GigaFactory per produrre vetture, sta costruendo un impianto per le batterie. Ora – un po’ per l’astio verso i sindacati, un po’ per gli incentivi offerti dall’amministrazione Biden – ha fatto trapelare l’ipotesi di smontare la nuova fabbrica e trasferirla negli Usa. Una crisi in cui il ministro leghista vorrebbe inserirsi: “So che ha qualche problema in Germania – ha detto Salvini – noi gli spalanchiamo le porte”.

Lanciare un ponte a Tesla può essere un colpo di immagine, interno ed internazionale. Accreditarsi come alfiere del liberismo più sfrenato, nel settore però delle tecnologie ecologiche. E allo stesso tempo sbiancare il suo passato filoputiniano creando relazioni con un big statunitense. Una tripla opportunità – politica, economica e diplomatica – a cui il socio di minoranza del governo Meloni non intende rinunciare.

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