[ Leggi dalla fonte originale]
CITTÀ DEL VATICANO – “Io non posso chiamarla in tribunale come testimone, non mi permetterei mai, però ci deve essere una sua dichiarazione “. Piazza del Santo Uffizio, Roma, 24 luglio del 2021. Il cardinale Angelo Becciu si sfoga: tre giorni dopo andrà a processo nel tribunale vaticano con l’accusa di abuso d’ufficio, peculato e subornazione di testimone, cioè promesse di vantaggi per fare falsa testimonianza. Un tempo ai vertici della carriera in Vaticano, è caduto in disgrazia. E cerca rassicurazioni dall’unico che può salvarlo, il Papa.
Vaticano, caso Sloane avenue: Becciu indagato anche per associazione a delinquere
di Iacopo Scaramuzzi
Reazione normale, quel che è meno normale è che il porporato, che di Francesco ha da poco perso la fiducia, quella telefonata con Bergoglio la registra. È il colpo di scena emerso al processo in corso nel tribunale vaticano sulla compravendita- truffa di un palazzo al centro di Londra. Investimento deciso all’epoca in cui Becciu era il numero due della Segreteria di Stato, gestito da un’opaca rete di minutanti vaticani, finanzieri, broker, e finito molto peggio di quanto l’investimento facesse sperare: acquistato nel 2014 a 275 milioni di sterline, ossia 320 milioni di euro, è stato alla fine rivenduto quest’ anno a 186 milioni di sterline, 216 milioni di euro.
Stabilire chi sia il truffato e chi il truffatore è il compito dei magistrati guidati da Giuseppe Pignatone, sul fatto che ci sia stata una truffa non ci sono molti dubbi. Ma all’udienza di ieri, il promotore di giustizia, ossia il procuratore, ha tirato fuori una carta a sorpresa: l’indagine svolta in Sardegna dalla Guardia di finanza, su rogatoria vaticana, sull’intreccio di rapporti e affari che legavano Becciu ai suoi familiari nella diocesi di Ozieri. E dalle chat della famiglia Becciu spunta – conservata nel telefonino della nipote del cardinale, Maria Luisa Zambrano – la registrazione della telefonata con il Papa. Il quale, con tutta evidenza, non sa di essere registrato. Non solo: venti giorni prima ha subito una delicata operazione al colon, e ora ha la voce affaticata.
Becciu in una chat: il Papa mi vuole morto, non pensavo arrivasse a tanto
di Iacopo Scaramuzzi
Becciu, emerge dalle chat, vuole dimostrare che Bergoglio non lo ha abbandonato. Cerca un contatto telefonico, che però tarda. “Bisognerebbe dare un colpo in testa al Santo Padre”, commenta in chat un amico di famiglia. Alla fine, però, la telefonata avviene. Secondo la registrazione, ascoltata in aula senza la presenza del pubblico ma diffusa dall’Adnkronos, Becciu chiede al Papa di intervenire per spiegare che è stato lui a decidere lo stanziamento di soldi per il rilascio di una suora rapita in Mali. “Loro mi accusano che ho imbrogliato Lei”, dice Becciu al Papa. “Io per me quasi non dovrei andare più a processo perché mi spiace ma la lettera che mi ha inviato è una condanna”. E ancora: “Dire “ecco, ho autorizzato il monsignor Becciu quando era Sostituto a fare queste operazioni” a me basterebbe quello”. Francesco tentenna, è ancora convalescente, alla fine dà una mezza assicurazione. Inconsapevole, probabilmente, che lo stanno registrando. Ma la telefonata non è l’unica novità. Ci sono bolle di trasporto falsificate per il giro di un panificio, c’è la confidenza cheCecilia Marogna, sedicente agente dei servizi italiani, sostiene di avere con la famiglia Becciu, c’è l’impressione, riportata dal vescovo di allora Sergio Pintor, che i Becciu gestiscono in modo famigliare il bilancio della cooperativa Spes, dove il cardinale inviava generose offerte dalla Segreteria di Stato. Il procuratore ha riferito che, ora, il cardinale è indagato anche per associazione a delinquere.