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Delocalizzazioni: mai più licenziamenti su WhatsApp e Teams

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ROMA – Mai più licenziamenti via WhatsApp o comunicati casualmente durante un incontro di routine, come è avvenuto venerdì alla Caterpillar di Jesi. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando presenterà nei prossimi giorni la nuova bozza del decreto sulle delocalizzazioni, che punta a promuovere una maggiore responsabilità sociale delle imprese, coinvolgendo in caso di chiusura anche gli amministratori locali, e cercando attivamente soluzioni che salvaguardino i lavoratori e anche il territorio, che spesso è fortemente danneggiato perché ha un indotto legato a stretto filo all’attività produttiva dell’azienda che delocalizza. Il provvedimento è fortemente sostenuto dal Pd e dal M5S, ma non convince la Lega, e in particolare il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che non ritiene opportuno un inasprimento delle sanzioni nei confronti delle imprese che delocalizzano senza seguire le procedure e le garanzie previste dalla legge.

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“Non c’è nessuna volontà contro le imprese – ha assicurato Orlando a margine dell’incontro di ieri con i sindacati e i lavoratori della Saga Coffee, a Gaggio Montano ( azienda che il gruppo Evoca ha annunciato di voler chiudere) – C’è una volontà di contrastare le imprese che fanno attività di carattere esclusivamente speculativo, depauperando un patrimonio industriale che è di tutto il Paese”. L’obiettivo del decreto, ha aggiunto il ministro, è quello di “fare in modo tale che le chiusure e le delocalizzazioni, che vanno contrastate con altri strumenti e con politiche industriali, quando malauguratamente avvengono siano gestite in modo ordinato, e ci si faccia carico del destino dei lavoratori attivando delle politiche attive, mettendo nelle condizioni di scegliere gli ammortizzatori sociali migliori, e mettendo i territori in condizione di cercare altri investitori”.

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Il decreto, secondo quanto prevede l’ultima bozza, si rivolge ai datori di lavoro che nell’anno precedente alla chiusura abbiano occupato almeno 250 dipendenti, e per licenziamenti che coinvolgano almeno 50 lavoratori. Non deve trattarsi inoltre di aziende “in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario”, che seguono invece la procedura di composizione negoziata per la crisi d’impresa. Chi decide di chiudere deve darne comunicazione almeno 90 giorni prima per iscritto a un ampio numero di istituzioni locali e nazionali, che vanno dalle rappresentanze sindacali aziendali alle sedi territoriali delle associazioni di categoria, alle Regioni interessate, al ministero del Lavoro e a quello dello Sviluppo Economico e all’Anpal. Non solo i licenziamenti collettivi, ma anche quelli per giustificato motivo oggettivo “intimati in mancanza della comunicazione o prima dello scadere dei 90 giorni sono nulli”.

Nella comunicazione vanno indicate le azioni programmate per la salvaguardia dei livelli occupazionali, le misure di incentivo all’esodo, quelle finalizzate alla rioccupazione o all’autoimpiego, le eventuali prospettive di cessione dell’azienda o del ramo d’azienda interessata a una cooperativa costituita ad hoc dai lavoratori, gli eventuali progetti di riconversione del sito produttivo. Viene ampiamente coinvolto l’Anpal per le politiche attive e si assicura il coinvolgimento dei lavoratori interessati al programma Gol (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori).

La bozza che il ministro Orlando intende presentare al più presto è una rielaborazione del provvedimento che già in estate era stato messo a punto con la viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde, che lo promuove con altrettanta convinzione: “Il decreto arriverà in tempi brevi all’attenzione dei ministri. – afferma – È importante non perché vogliamo incatenare le imprese, ma per consentire un percorso che – dove possibile – salvaguardi i posti di lavoro e non desertifichi le attività produttive. Quando un’azienda chiude, chiude anche l’indotto e i danni sul territorio si vedono a medio lungo termine”. Ieri anche il leader M5S Giuseppe Conte ha ribadito che il governo deve intervenire per “tutelare i lavoratori da un far west di delocalizzazioni, licenziamenti e precariato”. E il segretario del Pd Enrico Letta ha chiesto che l’esecutivo faccia “finalmente uscire il provvedimento sulle delocalizzazioni”.

Il nodo del provvedimento è però quello delle sanzioni. Pd e M5S vorrebbero un forte inasprimento di quelle previste dalla legge 92/2012 per le aziende che violano le norme di garanzia per i lavoratori. La Lega non è d’accordo, Confindustria in più occasioni ha bocciato il provvedimento come “punitivo nei confronti dell’impresa”. E infatti il comma 12 dell’unico, lunghissimo articolo della bozza delocalizzazioni parla di “contributo in misura XX”. La cifra da mettere al posto delle XX andrà negoziata in uno dei prossimi Consigli dei ministri, dove verrà anche stabilito se il provvedimento passerà come decreto autonomo o come emendamento della legge di Bilancio.

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