[ Leggi dalla fonte originale]
Nella grotta c’è ancora il giaciglio di cartone dove dormiva. E poi il suo rosario, una penna di Radio Maria con cui scriveva tante lettere e l’immaginetta del santo Massimiliano Kolbe, il francescano polacco che ad Auschwitz si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia destinato al bunker dove i prigionieri non potevano né mangiare né bere.