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Quirinale, da Cartabia a Casellati la destra tentata e divisa dalle donne moderate

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Cherchez la femme! Cercate la donna. Ma stavolta non come nel romanzo di Dumas padre per attribuirle una colpa, bensì per elevarla al Colle, insignirla della massima carica della Repubblica sin qui assegnata per dodici elezioni su dodici a un genere solo senza alcuna alternanza. Con ogni evidenza ritenuto più adatto sia al ruolo (maschio) della lotta politica — come analoga assenza da Palazzo Chigi segnala: 30 presidenti del Consiglio per 67 governi e mai nessuna presidentessa — sia alla custodia della Costituzione, di cui il capo dello Stato è garante.

Quirinale, la mossa di Meloni su Moratti scatena la rabbia di Berlusconi

di Emanuele Lauria ,  Matteo Pucciarelli 20 Dicembre 2021

Accade spesso nei momenti di impasse che il revival di una donna per il Quirinale s’imponga come rottura degli schemi utile anche ad allineare l’Italia alle democrazie più avanzate. Una figura che, secondo l’identikit tracciato dai leader, dovrebbe essere autorevole, frequentatrice abituale delle istituzioni, non divisiva e però neppure estranea alle logiche di partito, meglio se di rito conservatore o liberale. Un’inedita sfumatura d’appartenenza, quest’ultima, che corrisponderebbe alla fredda legge dei numeri: mai era difatti capitato che il centrodestra esprimesse il 45% dei Grandi elettori, più dell’intero centrosinistra. Base sufficiente per far rivendicare il diritto di fare la prima mossa, ossia proporre al resto del Parlamento il nome del successore di Sergio Mattarella.

Anche così si spiega l’attivismo di Giorgia Meloni, pronta a calare sul tavolo del Colle la regina di cuori in grado di espugnarlo qualora Draghi dovesse restare dov’è e Berlusconi deporre le armi. La donna giusta, in prospettiva, per infrangere l’ultimo tabù: affidare a un’altra donna, magari proprio alla campionessa dei nazionalisti tricolori, l’incarico di formare un nuovo governo dopo le Politiche. E allora chi meglio di Letizia Brichetto potrebbe avere la forza e il carisma per sovvertire prassi consolidate? La ragione per cui la 72enne vicepresidente della Lombardia è schizzata in cima alla classifica delle papabili by Meloni. Forte di un curriculum e soprattutto una biografia capace di mettere in difficoltà gli avversari: papà eroe partigiano, accanto al quale per anni ha sfilato in occasione del 25 Aprile; moglie del petroliere scomparso Gian Marco Moratti, imprenditore con simpatie progressiste; attiva sostenitrice della Comunità di San Patrignano; presidente di E4Impact Foundation, dedita alla formazione di giovani africani. Benemerenze che deporrebbero a favore di Lady Moratti come candidata non di parte ancorché politicamente caratterizzata, come racconta la carriera tutta trascorsa sotto l’egida di Berlusconi, che prima la volle alla guida della Rai, poi ministra dell’Istruzione, infine sindaca di Milano e commissaria Expo.

Il petalo più profumato della rosa destrorsa, ma non l’unico. L’altro, destinato di nuovo a spiazzare l’opposta trincea, ha il prestigio di Marta Cartabia: 58 anni, ordinaria di diritto Costituzionale, l’attuale Guardasigilli vicina per via maritale a Cl, è stata la prima donna a presiedere la Consulta. Un profilo simile, non fosse per la scarsa esperienza politica, a quello di Mattarella. È forse per questo che il suo nome ricorre ogni qualvolta c’è da riempire una casella al vertice delle istituzioni: come premier quando cadde il Conte II, prima della chiamata di Draghi, e ora prossima inquilina del Colle. Ma dovrà superare le perplessità di Salvini, che l’altro giorno da Palermo ha dato l’altolà: «La ministra Cartabia ha fatto una riforma della giustizia cercando di non scontentare nessuno, non certo un buon viatico».

L’incontro segreto tra Meloni e Moratti per la corsa al Colle

di Tommaso Ciriaco e Emanuele Lauria 19 Dicembre 2021

E ancora meno chance sembra avere, nonostante lei ci speri tantissimo, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Classe ‘46, sposata con due figli parecchio sponsorizzati da mammà, pure lei detiene un primato: seconda carica dello Stato come nessuna in precedenza. Forzista della prima ora e avvocato, a palazzo Madama dal ‘94, Casellati è come l’Arma: fedele nei secoli a Berlusconi, sebbene ultimamente in avvicinamento alla Lega. Fu lei a definire «un’ingiustizia» il caso Ruby, lei a battersi come un leone a sostegno delle leggi ad personam del Cavaliere, in nome del quale nel 2013 attaccò l’allora Capo dello Stato Napolitano per non averlo difeso quando fu fatto decadere. Troppo per essere eletta a larghissima maggioranza. Ma se si dovesse tentare la prova di forza, ebbene sarebbe la testa d’ariete perfetta per spezzare la “maledizione” che da ben 74 anni impedisce al centrodestra di scalare il Quirinale.

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