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Trieste: al via il Festival Sabir, voce europea dei diritti

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“Qui, tramite la presenza di tanti cittadini e organismi del terzo settore, è riunita l’Europa dei diritti che vuole prendere la parola contro l’Europa dei muri e dei fili spinati”, sottolinea Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione, asilo e antirazzismo di Arci Nazionale, che con Caritas Italiana, Acli e Cgil ha promosso l’edizione 2023 del festival. Incontri, dibattiti, mostre e proiezioni di film che ruotano intorno al tema “libertà di movimento”. “Abbiamo scelto questo titolo”, continua Miraglia, “perché riteniamo sbagliato per l’interesse dell’Europa e dell’Italia rinchiudersi in un recinto”.

Un messaggio quindi al governo guidato da Giorgia Meloni, che di recente ha adottato il cosiddetto Decreto Cutro, che ha sollevato critiche dal mondo dell’accoglienza: “Le frontiere in sé non sono rischiose, il problema è la chiusura dei governi. La stessa strage di Cutro si sarebbe potuta evitare”, avverte il responsabile, in riferimento al naufragio del febbraio scorso davanti alle coste calabresi in cui hanno perso la vita 94 persone. Miraglia contesta l’assenza di programmazione – posti e risorse per accogliere le persone – da parte “di tutti i governi che si sono succeduti. Dal 2019, in Italia sono arrivate 600mila persone, sono state approvate 400mila domande d’asilo e 200mila persone sono state accoltie. Questi numeri però non giustificano l’emergenza su cui tanti politici fanno propaganda, bensì è l’assenza di un piano ad innescarla”.

Il Sabir per la prima volta viene organizzato in una città di frontiera, Trieste, tuttavia il Comune, denuncia ancora il responsabile di Arci, “ha deciso di non concedere nessuna forma di collaborazione ufficiale o patrocinio. È La prima volta in nove anni di festival”. Eppure proprio il capoluogo friulano “vive in modo più acuto le contraddizioni del momento” spiega nel corso della presentazione alla stampa Gianfranco Schiavone di Asgi. “Qui nacque lo Sprar come sperimentazione, c’è una lunga tradizione di inclusione e accoglienza diffusa, ma al contempo è la città delle forzature estreme e della violazione delle norme”.

Schiavone cita “il tentativo caparbio di riprendere le riammissioni illegali, tutte respinte dalla Slovenia, di persone in cerca di protezione internazionale e i provvedimenti di espulsione dall’Italia, ineseguibile secondo il diritto internazionale, di persone prevalentemente afghane e libiche testimoniano un impulso all’illegalità delle istituzioni cittadine irrefrenabile”. Per denunciare queste e le altre violazioni lungo la rotta balcanica, il festival si concluderà sabato con la “marcia contro i muri e per l’accoglienza”: cittadini e associazioni attraverseranno simbolicamente la frontiera tra Slovenia e Italia, passando per quei boschi da dove arrivano, in estate o con la neve, al termine spesso di mesi di marcia e abusi, migranti di ogni genere e età in fuga da guerre e fame. E nel tragitto c’è anche chi perde la vita: 140 nel 2022 secondo Openopolis. Questa nona edizione è dedicata ad Omar Neffati, portavoce del movimento italiani senza cittadinanza, scomparso prematuramente nel gennaio scorso.

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