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Giulino di Mezzegra, perquisito l’ex br Cecco Bellosi per ‘danneggiamento’ lapide Mussolini: “Ho solo tolto i fiori messi dai fascisti”

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Cecco Bellosi è stato perquisito ieri su disposizione della Procura di Como nell’ambito di un’indagine in cui è accusato di danneggiamento aggravato della lapide a Giulino di Mezzegra, località sul lago in cui il Duce venne fucilato a morte. Il 28 aprile scorso Bellosi racconta sul sito Ecoinformazioni di avere “tolto i fiori che erano stati messi su quella lapide da una squadra di fascisti“.

Bellosi: “Non ho danneggiato la lapide”

Nega di avere danneggiato la lapide che dice di considerare “apologia di fascismo”. “Invece di perseguire i fascisti, si mettono alla caccia degli antifascisti. Mi hanno anche sequestrato il telefono. Sono antifascista e comunista dall’età di 15 anni. E ne ho settantacinque – scrive -.  Bene, prendo atto che esiste un nuovo reato: l’antifascismo”.

La ‘commemorazione’ della fucilazione di Mussolini, tra le polemiche

Anche quest’anno nei giorni scorsi, come da diversi anni, nella località sul lago di Como scenario delle ultime tappe del regime fascista, si è svolta una commemorazione di Benito Mussolini, Claretta Petacci e dei i gerarchi fucilati sul lungolago. In risposta alla quale, come da tradizione, si è mobilitato il coordinamento antifascista comasco per organizzare un presidio di protesta a Dongo. La teca con le foto di Mussolini e Petacci è posata sul cancello di Villa Belmonte dove avvenne la fucilazione.

Chi è Cecco Bellosi: ex esponente di ‘Potere Operaio

Ex esponente di ‘Potere Operaio, condannato per banda armata e rapina, da oltre 20 anni lavora come direttore della Comunità Il Gabbiano, una onlus per il recupero di tossicodipendenti nel Comasco. Proprio ‘Il Gabbiano’ in una nota ha comunicato che “cinque carabinieri (quattro uomini e una donna, due in borghese) si sono presentati presso l’abitazione di Cecco Bellosi con un mandato di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Simone Pizzotti di Como, con anche la disposizione di sequestrare il telefono.

Alla fine è stato chiesto a Cecco se voleva fare una dichiarazione e Cecco ha fatto mettere a verbale che rivendica il fatto di avere strappato i fiori che quella notte una squadraccia di fascisti aveva messo su quella lapide. Per questo non intende avvalersi né dell’avvocato d’ufficio che gli è stato messo dalla procura né di un avvocato di fiducia ma intende difendersi da solo”.

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