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Il viaggio in Massachusetts ha rappresentato per Mario Draghi la prima uscita pubblica da quando ha lasciato Palazzo Chigi. Un’occasione per riflettere sullo scenario determinato dal conflitto in Ucraina e dalla situazione economica globale. La novità nella posizione di Draghi è che sta iniziando ad accettare alcuni inviti, soprattutto di tipo accademico, oppure centrati sulla transizione energetica e digitale.
Lo ha fatto per il Mit e lo farà a Parigi, senza mai stare troppo sul contingente e volando alto. Per il momento non ci sono eventuali adesioni a think tank, ma non c’è neanche una chiusura definitiva. L’agenda delle prossime settimane e dei prossimi mesi sarà comunque equilibrata, con altre adesione a inviti ed eventi, di solito non pubblici.
I luoghi dove andare
Ad esempio l’11 luglio terrà la Martin Feldstein Lecture alla conferenza del National Bureau of Economic Research di Washington.
L’agenda di Draghi sarà equilibrata anche dal punto di vista della scelta dei luoghi: non solo Stati Uniti, ma anche, come accade a Parigi, sull’Europa, e in molti altri contesti.
Di certo l’ex premier ha ripreso a muoversi e ad accettare di intervenire nel dibattito globale, forse anche in vista di futuri incarichi. Ha rifiutato la candidatura a segretario della Nato, che poteva essere facilmente sua, mentre è esclusa la Banca Mondiale, perché qui la nomina del numero uno spetta agli Stati Uniti. Biden ha già scelto come presidente Ajay Banga, che si è insediato da pochi giorni, e quindi ha davanti a sé almeno cinque anni di mandato.
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di Tommaso Ciriaco
L’ipotesi Fmi
Draghi invece potrebbe pensare al Fondo Monetario Internazionale, da sempre guidato dagli europei, dove il mandato della direttrice bulgara Kristalina Georgieva scade il prossimo anno. Anche qui però l’indirizzo generale è la conferma per un secondo mandato, se non ci sono rinunce o obiezioni.
Di sicuro Draghi resta una risorsa per l’Italia e la comunità internazionale, e con questi impegni sta dimostrando di volere ancora un ruolo pubblico.