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Mi capita spesso, di notte, di andare nella stanza del mio bambino: a passi felpati, in penombra, vado a spiarne il sonno, a controllarne il respiro, a rimboccargli la coperta, a fargli una carezza. Così fa anche mio marito. Tanti genitori lo fanno. A volte m’incanto e mi commuovo pensando alla bellezza dei suoi occhi sempre allegri, delle sue domande a raffica, delle sue prodezze da funambolo, del suo continuo stupirsi del mondo, del suo amore nativo per ogni essere vivente: e guai a schiacciare una formica! Era così buffo quando, ormai quattro anni fa, faceva con noi le prove della sua prima esibizione pubblica: portare tra le mani l’anello di nozze di Brittney, la ragazza nel cui…