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di Lorenza Guidotti
Un saluto affettuoso, un commento velenoso, una frase emozionante: le parole riempiono i nostri discorsi, affollano i nostri pensieri, occupano la nostra vista e catturano la nostra attenzione. Sono molto più che elementi grammaticali e segni decodificati che utilizziamo per capirci. E si possono trasformare in armi affilate o balsamo lenitivo, a seconda di come le usiamo, ci racconta Maria Giovanna Luini, chirurga senologa consulente dello Ieo (Istituto europeo di oncologia) ed esperta di medicina orientale.
E proprio per insegnarci a utilizzarle in modo consapevole, ha appena pubblicato un libro, Parla come ami (Mondadori) che illustra il potere infallibile di ciò che diciamo. Per dimostrarlo, ha diviso le parole in categorie e qui ci spiega come utilizzarle.
Le parole del corpo
Il nostro organismo non è muto: sa comunicare efficacemente molte cose.
«Il corpo non è un vestito inerte, ma un sistema a più livelli in cui le parti più solide convivono con le parti liquide e quelle impalpabili. E non vibra dappertutto allo stesso modo», afferma l’oncologa.
«L’apparato digerente non “risuona” come quello cardiocircolatorio e gli organi che li compongono hanno a loro volta vibrazioni peculiari e uniche: è un concerto perfetto e meraviglioso che dà origine a un suono specifico per ogni persona. Ognuno di noi ha una tendenza particolare a localizzare fastidi e malattie in un certo organo o apparato: è il modo che il nostro corpo usa per parlarci. Si definisce questa tendenza “dimensione d’organo”.
Prova un momento a fermarti nella lettura e a pensare qual è la tua: quale apparato o articolazione entra più facilmente in sofferenza se non stai bene? Il nostro corpo usa un linguaggio simbolico per farsi sentire, e non sa solo parlare: è in grado di ascoltare. Attiva meccanismi fisiologici interdipendenti fra loro (come i segnali portati dagli ormoni, dai neurotrasmettitori, dagli enzimi, dalla linfa e dalle cellule del sangue) mentre riceve informazioni sotto forma di parole, suoni e pensieri.
La voce è in grado di comunicare uno stato di rilassamento che induce il corpo a scaricare le tensioni, un tono rassicurante può indurre cambiamenti nel ritmo del battito cardiaco. Ognuno di noi deve essere consapevole di come le parole impattano non solo sulle nostre emozioni, ma anche su cuore, polmoni e fegato e sul nostro stato di salute in generale. Ogni relazione deve essere “di cura”, si deve fare carico di non ferire o danneggiare il nostro interlocutore. E questo vale anche per noi stessi», avverte la senologa.
L’esercizio da provare
Mettiti davanti a uno specchio e osservati per un minuto. Guardati senza giudicarti: osserva la pelle, le gambe, le braccia, il torace, l’addome, il collo, il volto, i capelli. Girati, e per quanto possibile, osserva la parte posteriore del tuo corpo. Poi, a fronte e voce alta, fissando ogni singola parte del tuo corpo, ditti: “Grazie, grazie, grazie. Ti amo tanto”.
Le parole d’amore
L’amore è l’energia più alta che possediamo: deve essere incondizionato, privo di aspettative.
«Per sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda adatta alla comunicazione con gli altri occorre una cassetta degli attrezzi efficace: consapevolezza, empatia e attenzione», avvisa Maria Giovanna Luini.
«Il titolo del libro Parla come ami rimanda a un’esperienza di cura mediata dalle parole, verso se stessi e gli altri, uno strumento potente in grado di guarire tanto quanto un bisturi, un farmaco o delle radiazioni ionizzanti. La caratteristica di questa forza è di essere incondizionata, cioè non ha aspettative: si dà per donare, non per ricevere in cambio e porta a desiderare il vero bene per i destinatari (che possiamo anche essere noi).
Inoltre, è in grado di influenzare il nostro benessere psicofisico generale: dal battito cardiaco alla regolazione ormonale fino all’efficienza del sistema immunitario. Per dirla con Umberto Veronesi, ciò che cura, guarisce e salva da una malattia è l’amore. Di un partner, della famiglia, per un animale, per un ideale, per una passione. Occorre solo trovare il coraggio di abbandonarvisi».
L’esercizio da provare
Prova a caricare d’amore le parole che usi. Pensa a ogni frase come a un sacchetto da riempire con l’energia che vuoi e che puoi trasferire agli altri con quello che ci metti dentro. Puoi anche completarlo con la visualizzazione di un colore, di un profumo oppure puoi arricchirlo di emozioni, di sentimenti e di cura verso l’altro, e poi immaginare di regalarlo.
Le parole contagiose
Virale è un esempio perfetto di parola contagiosa. Si definisce tale un fenomeno che si propaga esponenzialmente, senza controllo.
«Molti comunicatori, tra cui medici, giornalisti, opinionisti, nutrizionisti e perfino cuochi, per non parlare dei complottisti, hanno capito perfettamente il potere di rimbalzo di una frase azzeccata o di una parola a effetto», spiega l’esperta.
«In pochi minuti raggiungi l’altro emisfero del pianeta e acquisisci una popolarità immediata, al di là dei contenuti che vuoi veicolare. La base di questo fenomeno è realistica, perché essendo le parole vibrazione, ottengono un effetto a prescindere dal loro significato, ma proprio per questo è necessario fare attenzione. La nostra salute psicofisica è influenzata dalle informazioni che riceviamo, anche se non sempre le comprendiamo. Esattamente come quando ci sottoponiamo ai raggi X o a un fascio di protoni, non serve vederli, toccarli o capirli perché facciano effetto, così le parole possono essere distruttive o terapeutiche.
Il sistema immunitario risponde a una catena di segnali biochimici che dipendono anche dalle informazioni che il nostro cervello riceve. Una brutta notizia, una frase offensiva, una cattiveria gratuita possono innescare emozioni negative che, a cascata, innescano una risposta profondamente nociva per l’organismo, indebolendo le nostre difese. Il tono in cui si parla e le parole che selezioniamo possono davvero fare la differenza. Quello che diciamo suona in modo diverso (e ha un impatto diverso) se chi le sceglie si sta prendendo cura di chi ha davanti, che sia un paziente, un familiare o un amico.
L’esercizio da provare
Se usi abitualmente i social network, decidi per i prossimi 7 giorni di pubblicare una frase positiva, che non lasci appiglio a polemiche e discussioni gratuite. Ignora i commenti negativi e a bassa energia. Infine osserva come ti senti ogni volta che ti ricolleghi.
I benefici del silenzio
Un libro sul potere curativo delle parole può trattare dei benefici del silenzio? «Certo», risponde l’autrice. «Silenzio e dialogo sono aspetti del medesimo andare e ritornare, farsi e disfarsi. Imparare a tacere è una grande occasione di crescita evolutiva: consente di osservare e osservarsi, e di apprendere un nuovo modo di dialogare. Si acquisisce consapevolezza della presenza dell’altro in modo differente: non si temono più le pause di sospensione, mentre le parole acquisiscono un’autenticità e una profondità maggiore perché non vengono sprecate.
Inoltre, il silenzio regala quiete e serenità. Un’ottima abitudine da consolidare è quella di provare a stare in silenzio assoluto per 20 minuti ogni giorno. Dopo 3 mesi, puoi aumentare a 30 minuti al giorno. Molto rapidamente ne vedrai i benefici», conclude Maria Giovanna Luini.
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Tag: comunicazione, parole, silenzio.