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Berlusconi e l’Italia che non si ferma, sui social monta il dissenso contro il lutto nazionale: “Non in mio nome”

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Nel giorno dei funerali del Cavaliere sui social va in scena la contro-narrazione del mito berlusconiano. Mentre i riflettori sono puntati su piazza Duomo, dove si svolgono le esequie dell’ex premier, chi si oppone alle solenni celebrazioni dà sfogo al proprio malcontento sui social. Su Twitter i primi due hashtag in tendenza sono #Silvio Berlusconi e #luttonazionale: contenitori di elgi sì, ma soprattutto di critiche a quella che polemicamente viene definita “una beatificazione”.

È soprattutto attrverso il secondo che gli utenti contestano la scelta del governo. Quella, appunto, di proclamare il lutto nazionale. “Non in mio nome”, campeggia sulla bacheca di molti. Altrettanti pubblicano foto che ritraggono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il riferimento è alle ombre di Berlusconi nei rapporti con Cosa nostra. È altro lato del Paese, quello mal digerisce il racconto odierno che viene fatto del Cav. Una signora si è presentata in piazza Duomo indossando una maglietta con la scritta “Io non sono in lutto”. Subito è scattata la contestazione dei supporters berlusconiani a cui ha risposto così: “Perché dovrei andarmene? Io stavo in silenzio a leggere il mio libro”, la replica della signora, che ai cronisti spiega di “non condividere il lutto nazionale, che non è stato concesso neanche a persone che sono morte e hanno dato la loro vita per lo stato italiano”. Davanti a Montecitorio, sede della Camera, una giovane ha esposto un cartello con la scritta “Non il mio lutto”. Interpellata da giornalisti, ha spiegato così la motivazione del gesto: “Non è una questione di rispetto, se la comunità di Silvio Berlusconi avesse sofferto internamente non ci sarebbe stato nessun dissenso, ma farlo diventare lutto nazionale significa estenderlo ad una comunità politica che da Berlusconi è stata calpestata fino all’ultimo momento”.

Ma c’è anche chi, sui social, se la prende con le politiche portate avanti dal leader defunto durante gli anni di governo: “ADI non parteciperà al #luttonazionale di domani”. Il motivo: “La Riforma Gelmini, approvata dal governo #Berlusconi ter, ha dato il via a quella precarizzazione del lavoro di ricerca che viviamo tutt’oggi sulla nostra pelle”, scrive l’account dell’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca. 

Non mancano le manifestazioni di solidarietà a Tomaso Montanari. L’hashtag del rettore dell’Università per stranieri di Siena è in tendenza da quando, ieri, ha annunciato che non avrebbe esposto la bandiera a mezz’asta come prevede il protocollo. “Se sono stato, al contrario, costretto a farlo è a causa della inaudita decisione del governo Meloni di indire tre giorni di lutto nazionale, nei quali le bandiere sugli edifici pubblici dovrebbero essere poste a mezz’asta”, ha scritto Montanari in un post su Facebook. E ancora: “Di fronte a questa indicazione del potere esecutivo – spiega – il rettore di una università pubblica deve fare necessariamente una scelta: accettarla o respingerla”. Freddo il commento dell’ex presidente del Senato Pietro Grasso: “Il lutto nazionale per la morte di Berlusconi? Si tratta di una decisione del governo in carica, una decisione politica. Non ho altro da aggiungere”, dice all’Adnkronos 

In mattinata un gruppo di attiviste del gruppo trasfemminista ‘Non una di meno’ ha manifestato davanti all’Altare della patria, a Roma, esponendo uno striscione con scritto: “Oggi non siamo in lutto, siamo in lotta”. Indecente – secondo le attiviste –  che il lutto nazionale venga proclamato per una personalità “che ha causato danni incalcolabili”.

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