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di Beatrice Serra
Non siamo lontani dalla moda se nel nostro make up vogliamo ispirarci a Sophia Loren, Gina Lollobrigida ma anche a Grace Kelly o Audrey Hepburn. La loro bellezza iconica, fatta di pelle diafana, eyeliner nero a virgola e bocca sensuale, non ha scadenza ed è amata anche in tempi recenti da Gigi Hadid, Scarlett Johansson, Sidney Sweeney e pure Francesca Fagnani, Levante e Chiara Francini come abbiamo visto all’ultimo Festival di Sanremo.
I segreti di quel clichè così glam e perfetto ce li spiega Luca Mannucci, Official Make Up Artist Deborah Milano.
Che caratteristiche ha questo trucco?
Non può prescindere da una base perfetta che permette di avere una pelle compatta e radiosa, sulla quale si “disegna” uno schema di luci e ombre. Quindi, prima si stende un fondotinta dello stesso tono della nostra carnagione, poi si mette il correttore di mezzo tono più chiaro nella zona T, vale a dire il centro della fronte, la punta del naso, il mento e il contorno occhi. Entrambi i prodotti devono essere leggermente coprenti e opachi, così da mettere in rilievo i toni scuri indietro e quelli chiari in avanti. Una volta fissato il tutto con la cipria trasparente, si traccia una “V” con una cipria più scura o una terra (opaca) dalle tempie fin sotto lo zigomo, tirando le guance in dentro, tipo pesce. Il blush, invece, è un tocco di rosa pallido sulle guance. Con questa partenza, si crea quella profondità del viso che regala l’aspetto sofisticato tipico delle dive d’antan.
Ma sembra un make up tutto occhi?
Se si guarda alle foto di quel periodo, l’occhio è in grande evidenza, ma non solo per l’uso dell’eyeliner. La cornice più importante erano (e sono) le sopracciglia: devono vedersi bene, per mettere in primo piano lo sguardo e renderlo più brillante. Per chi le ha chiare, il colore giusto è il taupe o il marrone, per chi le ha scure almeno della stessa base dei capelli, anche un tono in più. E niente spettinature, la forma giusta è fatta di archi precisi e ben definiti.
Il grande classico di quei tempi era l’eyeliner: si usa solo quello?
È il focus anche nella rivisitazione contemporanea. Il colore più performante è il nero, l’unico che rende al top l’effetto pulito, grafico ed elegante di questo stile. Prima di stenderlo, si illuminano gli occhi con un ombretto opaco: crema, rosa malva, pesca – danno calore ma non colore – si stendono su tutta la palpebra. Poi, si fa una leggera ombreggiatura nella piega palpebrale con un marrone chiaro o con la terra con cui abbiamo fatto il contouring.
E il tratto come si fa?
La riga è sempre bold e allungata verso l’esterno, leggermente ascendente per ricreare lo sguardo da cerbiatto. Per realizzarlo, l’eyeliner va tratteggiato in modo spesso prima dall’esterno fino a metà occhio, poi s’assottiglia fino ad arrivare all’interno. Per la famosa codina verso l’alto, le proporzioni cambiano a seconda dell’età: se gli anni lo consentono o la pelle è ben tirata, ci possiamo allungare anche di mezzo centimetro oltre l’angolo esterno dell’occhio; altrimenti, non spostiamoci più di qualche millimetro dalla fine della palpebra. In entrambi i casi, va sempre ben riempita, accentuata.
Altri segreti per uno “sguardo aperto”?
Quello più spettacolare: mettere tre-quattro ciuffetti di ciglia finte nell’angolo esterno dell’occhio, che creano una forma a onda seducente e che è in grado di camuffare uno sguardo affaticato. Ma anche solo con il mascara si può fare tanto: ce ne vuole uno super volumizzante con lo scovolino grosso, con cui si pettinano pochissimo le ciglia interne e si insiste invece su quelle esterne, con movimenti oscillatori dal basso verso l’alto. Infine, si crea ancora più spessore, picchiettando con la cima dello scovolino le punte delle ciglia.
La palpebra inferiore va ritoccata?
Niente matita o kajal sfumati, altrimenti si “sporca” l’occhio, e non è quello che si vuole ottenere da questo tipo di trucco così accurato. Se proprio si vuole un risultato teatrale, imitiamo Sofia Loren e Gina Lollobrigida: una riga orizzontale anche nella palpebra inferiore con l’eyeliner, basta lasciarla aperta all’inizio e alla fine in modo da allungare lo sguardo.
Pure la bocca ha la sua importanza…
Le attrici dell’epoca puntavano su una bocca importante, con una forma sinuosa, a cuore. D’obbligo, il contouring con una matita di un tono più scuro del rossetto con cui si disegna l’arco di Cupido prima e poi tutto il resto con un tratto rotondeggiante all’interno e allungato ai lati in modo da ammorbidire l’insieme. Come colori, a parte il rosso scarlatto, io vedo bene i rosati che sono un tocco di naturale dolcezza.
A chi sta veramente bene questo trucco?
A tutte, a qualsiasi età. Perché è sinonimo di classe e cura di se stesse. Non è neanche vero che è riservato solo alle occasioni speciali, potrebbe diventare anche un passe-partout quotidiano. Basta calibrarlo, dosarlo con una pettinatura raccolta (lo vedo benissimo con una coda di cavallo o uno chignon basso) e un abbigliamento minimal: si punta al viso, e stop. Come dire:“less is more”.
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