[ Leggi dalla fonte originale]
Connect
di Alessandro Pellizzari
«Il cervello è come uno sportivo che si allena nel modo giusto e costante: più lo alleni più apprende e riesce a potenziarsi», dice la professoressa Federica Alemanno, Dirigente Primariale, responsabile del servizio di Neuropsicologia e Coordinatrice degli Psicologi, Neuropsicologi e Logopedisti del Dipartimento di Riabilitazione e Recupero Funzionale presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Per questo, per migliorare la memoria o rallentare la sua perdita, è importante allenarlo.
Ecco allora 5 cose da fare subito per lavorare sulla memoria.
Lo sport
Lo sport fa benissimo perché ossigena il cervello. Fra i più raccomandati tutte le attività aerobiche (anche la camminata veloce), fare pesi in palestra, lo yoga, la danza e anche le arti marziali (per la concentrazione).
Il tè verde
Il tè verde è uno degli antiossidanti più efficaci nel campo della memoria. Da inserire nella routine giornaliera (1-2 tazze al giorno) se non si ha la gastrite. Attenzione: contiene caffeina e può interferire con alcuni farmaci (consulta il medico).
I cibi giusti
«In particolare i cibi ricchi di Omega 3, quali il pesce azzurro, i semi oleosi come noci, mandorle, e gli antiossidanti, contenuti in verdura e frutta e negli estratti di alga bruna (oligomannato)», dice l’esperta.
Giochi per la mente
Il cruciverba? «Serve ad arricchire il vocabolario, non esercita la memoria ma va bene per chi ha difficoltà di linguaggio», dice Alemanno. «Meglio il Memory, cioè il gioco in cui si devono trovare le coppie di carte con le stesse immagini e ricordarsi la loro posizione».
App promemoria e agende
App promemoria e agende vanno bene come aiuto: «L’ideale è un mix», spiega Alemanno. «Teniamo un’agenda di supporto ma poi una volta guardata cerchiamo, prima di ributtarci l’occhio, di ricordare da soli, come un test di verifica».
Memoria, novità dalla ricerca
In Italia il numero totale dei pazienti con demenza è stimato essere oltre un milione (di cui circa 600mila con demenza di Alzheimer) e circa tre milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella loro assistenza (fonte: Iss.it). Numeri che fanno paura, ma la speranza di nuove cure cresce col passare degli anni.
«La ricerca è attiva e avanza», spiega la professoressa Federica Alemanno. «Qui all’Ospedale San Raffaele il nostro Dipartimento di Riabilitazione e Recupero Funzionale è capofila di molte ricerche su nuovi farmaci sperimentali (di solito anticorpi monoclonali, ma non solo) che stanno per essere a disposizione dei malati. Queste nuove molecole per la prima volta non sono tese solo a rallentare gli effetti della demenza, ma a curarne le cause. Nell’Alzheimer una delle cause di morte neuronale è dovuta all’accumulo di placche di beta amiloide attorno ai neuroni. Queste placche sono tossiche per i neuroni: l’anticorpo monoclonale le scioglie e si ha un rallentamento del declino cognitivo».
Fai la tua domanda ai nostri esperti
Leggi anche
Tag: memoria.
Load More