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Il podcast su Emanuela Orlandi: le voci, i racconti e i segreti di un mistero lungo 40 anni

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Dal 20 giugno è disponibile su OnePodcast e su tutte le principali piattaforme di streaming audio la nuova inchiesta di Antonio Iovane con la partecipazione di Massimo Lugli, “La scomparsa – Il caso Emanuela Orlandi”. In 8 puntate ogni martedì (l’ultima il primo agosto) ricerche, inchieste, depistaggi, colpi di scena a 40 anni dal 22 giugno 1983.

I manifesti erano dappertutto ma, all’inizio, quasi nessuno ci fece caso. La foto di una ragazza con una fascetta nera, vagamente hippy sulla fronte e un’espressione un po’ spaesata che tentava di mostrarsi disinvolta, la scritta “Scomparsa” e un numero da chiamare per chiunque avesse qualche informazione. Niente di sensazionale. Non allora, comunque. Nelle redazioni di cronaca romana, impestate di fumo, assordate dalle Olivetti e dai telefoni fissi che squillavano senza sosta, le visite dei genitori di ragazze svanite nel nulla erano ordinaria amministrazione. Trenta righe taglio basso. Anche perché nel 99 per cento dei casi le fuggitive tornavano a casa. I rapimenti erano un’altra cosa: l’Anonima sequestri seguiva una procedura quasi burocratica. Telefonate alla famiglia, richieste di riscatto, trattative, prove che l’ostaggio fosse in vita, pagamento e rilascio quando polizia e carabinieri non si mettevano in mezzo. In quel caso erano sparatorie e cadaveri.

I genitori nella redazioni dei giornali

Ora, a quarant’anni di distanza dal 22 giugno 1983, vicenda alla quale è dedicato il podcast La scomparsa – Il caso Emanuela Orlandi, ricordo che quando i familiari di Emanuela Orlandi si presentarono a “Paese sera”, “Messaggero” e “Il Tempo” furono accolti con benevolo scetticismo e congedati. Nessuno, neanche tra i capicronisti cagnacci più smaliziati, poteva immaginare che quella visita sarebbe stata l’inizio di uno dei misteri più torbidi, inquietanti e intricati dell’ultimo mezzo secolo nel nostro Paese. Anche perché c’era ben altro a cui pensare: la fase più sanguinosa delle Brigate Rosse, un terrorismo di destra nichilista ed esaltato che sparava nel mucchio, la fine della Gang delle Tre B, i Marsigliesi di Bellicini, Bergamelli e Berenguer, una catena di morti ammazzati e l’esordio di una nuova organizzazione criminale che nessuno aveva ancora inquadrato e che sarebbe diventata la Banda della Magliana. La ragazzina del Vaticano restò nelle ultime pagine di sfoglio della cronaca di Roma.

Le parole di Giovanni Paolo II

La bomba esplose durante l’Angelus di Papa Giovanni Paolo II il 3 luglio. “Sono vicino alla famiglia Orlandi la quale è nell’afflizione per la scomparsa della figlia Emanuela Orlandi di 15 anni”, scandì il Papa polacco dal balcone su piazza San Pietro. “Condivido le ansie e le preoccupazioni dei genitori non perdendo la speranza …” e poi le ultime parole che avrebbero cambiato tutto. “Nel senso di umanità di chi abbia responsabilità di questo caso”.

Il fiuto del poliziotto

Per noi cronisti fu uno shock. Rapimento, quindi, se lo dice il Papa. E di una cittadina vaticana, per di più. Eppure, all’inizio, la squadra mobile di Nicola Cavaliere, Nick il Baffo, un poliziotto quasi leggendario e adorato dalla stampa, tentava di abbassare i toni. C’incontravamo tutte le sere, verso le 19, nel suo ufficio che, per noi neristi, era un porto sempre aperto, dove apprendevamo notizie da pubblicare e notizie da tenere nascoste, ipotesi, teorie investigative, indagini riuscite e indagini fallite sulla base di un rapporto di reciproca fiducia e sincera amicizia. “E se fosse stato uno sporcaccione, magari un prete? Uno che l’ha ammazzata, l’ha seppellita e ha fatto tutto da solo? Tutto il resto potrebbe essere un depistaggio colossale”, mi confidò una volta, scoraggiato. Un’ipotesi semplicistica, ingenua, da sbirro di strada? Forse. O magari la chiave di volta di tutto un mistero che nessuno è mai riuscito a dipanare. La teoria del rasoio di Occam, “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”. In soldoni: cerca la soluzione più semplice, resta valida dopo quattro secoli e passa.

I deliri di Agca e i depistaggi

Il “resto” di cui parlava Nick il Baffo arrivò a tamburo battente e rimase in prima pagina per mesi. Le telefonate di “Pierluigi” e “Mario”, due tizi dall’accento borgataro che tentarono di depistare i genitori, le sedici chiamate dell'”Amerikano”, uno che sicuramente sapeva qualcosa, tirò in ballo la liberazione di Mehmet Alì Agca, l’attentatore del Papa, sfuggì per un soffio alla cattura (cosa che si è saputa molto tempo dopo) e sparì nel nulla. E ancora: i servizi segreti bulgari, i deliri di Alì Agca che ancora non si è stancato di vaneggiare, le telefonate a “Chi l’ha visto?” di un personaggio legato ai servizi e ai “Bravi ragazzi” della Magliana, le “rivelazioni” squinternate di Sabrina Minardi, ex compagna di Enrico De Pedis, l’inquietante sepoltura del boss “Renatino” nella Basilica di Sant’Apollinare, il prelievo delle ossa dei martiri alla ricerca dei resti della ragazza. Un turbine di “svolte” sempre rimandate, sempre smentite, un falso scoop dopo l’altro fino al delirio. Emanuela figlia segreta del Papa, Emanuela moglie e madre in Turchia, Emanuela ospite delle suore londinesi con tanto di nota spesa al Vaticano per vitto e alloggio, Emanuela ricoverata in una clinica psichiatrica inglese. Fiumi d’inchiostro, chilometri di pellicola, decine di romanzi, saggi e docufiction. Quasi un business.

Verso la verità (più semplice)

E la verità? Oggi, con le nuove inchieste di Procura e Vaticano e la commissione bicamerale alle porte, sembra più lontana che mai. Pietro Orlandi, fratello della ragazza, figura dolente e dignitosa, urla rabbia e dolore con toni, a volte, poco indicati, i salotti televisivi ci vanno a nozze, vecchie facce rugose e imbolsite di investigatori e giornalisti (tra cui la mia) tornano sullo schermo a rivangare, ricordare, ipotizzare. Novità zero. E se quello sbirraccio di Nick il Baffo avesse avuto ragione?

La scaletta delle puntate del podcast “La scomparsa”

Il 20 giugno – 1 Chi ha visto Emanuela

ll 22 giugno 1983 Emanuela va a lezione di musica in una scuola vicino a Piazza Navona, alla fine della lezione accompagna un’amica alla fermata del bus. Da quel momento nessuno la vedrà più.

Il 20 giugno – 2  Attentato al Papa

Il 29 luglio 1983 Ali Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, scagiona i servizi segreti bulgari che aveva indicato come mandanti di un suo omicidio in Turchia nel 1979. Sono passati solo 5 giorni dalla scomparsa di Emanuela. Una coincidenza?

Il 27 giugno – 3 Entra in scena l’Americano

Con l’appello del Papa per la liberazione di Emanuela nasce il caso Orlandi. I presunti rapitori si fanno vivi e promettono di liberarla in cambio di Agca entro il 20 luglio. Protagonista della trattativa è un personaggio ribattezzato “l’Americano”

Il 4 luglio – 4 La pista estera

Prende consistenza la pista internazionale. Agca straparla fornendo agli investigatori piste contradditorie e ritrattando più volte. L’Americano è a una passo dalla cattura: la polizia lo ha individuato ed è  a un passo dal prenderlo

L’11 luglio – 5 La Banda della Magliana

Una telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” dice di cercare Emanuela nella tomba del boss De Pedis. A rapirla sarebbe stata la Banda della Magliana per ricattare il Vaticano e farsi restituire i soldi investiti nello Ior

Il 18 luglio – 6 L’altra Emanuela

Con un comunicato del 3 agosto 1983, firmato dal sedicente “Fronte Turkesh”, il nome di Emanuela viene associato a quello di un’altra ragazza scomparsa: Mirella Gregori. Lugli segue anche questa pista: è così o si tratta due storie distinte?

Il 25 luglio – 7 i depistaggi dei mitomani

Emanuela è la figlia del Papa; è la moglie di Pietro Orlandi; vive sedata da quarant’anni: tante le storie incredibili o ridicole da parte dei mitomani. Ma spesso, in queste storie, si celano tentativi di depistaggio

Il primo agosto – Palla da biliardo

A gennaio di quest’anno, il 2023, il Vaticano a sorpresa accetta di aprire un’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela, anche la Procura di Roma fa lo stesso e il Parlamento crea una Commissione d’indagine. Porteranno alla verità?

 

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