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Turismo dentale, impianti low cost all’estero: pro e contro

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Il turismo odontoiatrico è in revival grazie ai prezzi low cost dell’implantologia. Ecco vantaggi e svantaggi delle “ferie del sorriso” e le alternative più convenienti

Vale il viaggio. Così recita la Guida Michelin quando la meta turisticogastronomica è un mix ideale di offerta fra qualità e prezzo. Ma vale anche per quei paesi oltreconfine (soprattutto a Est) che offrono l’implantologia dentale con “sconti” anche del 70% sui prezzi standard? Il “troppo basso”, ci hanno insegnato, non è automaticamente sinonimo di qualità. Ma, di converso, in questo campo vale ancora il “più spendi meglio spendi”? Occorre tenere in conto, su questo tema, due fattori italiani: da una parte siamo una delle scuole odontoiatriche europee (con Svizzera e Svezia) più antiche e prestigiose, ed è una bella garanzia di qualità; dall’altra, con il sorgere di network odontoiatrici che hanno rilanciato la concorrenza, stiamo diventando competitivi anche sui tariffari (spesso calmierati da assicurazioni sanitarie).

Eppure, secondo gli ultimi dati disponibili, pare che il 25% degli italiani che si sono sottoposti a un intervento odontoiatrico l’anno prima del Covid lo abbiano fatto soprattutto in Romania, Ungheria e Croazia. Ha pesato il fattore economico certo, ma anche la velocità di esecuzione della cura sembra essere, secondo un’indagine di Altroconsumo, un elemento decisivo nella scelta “turistica”. Infine, perché no, aggiungiamoci un appetibile pacchetto all inclusive comprensivo di volo, pernotto, tour della città (dolore e gonfiore permettendo) e dentista e il gioco è fatto. Insomma, una piccola vacanza che unirebbe l’utile al dilettevole.

Ma è tutto bianco lo smalto che luccica (e ammicca) fuori dai nostri confini? Lo abbiamo chiesto al dottor Faustin Chiragarula, odontoiatra con esperienza internazionale (ma che ha scelto di esercitare in Italia) e membro del Collegio Europeo di ortodonzia a Parigi.

Risparmio sì, ma a che prezzo?

«Quando sono arrivato in Italia si diceva che il dentista provocava due tipi di dolori: uno in bocca e uno in tasca. Ma oggi è tutto cambiato», racconta il dottor Faustin Chiragarula.

«I viaggi “odontoiatrici” però hanno una tradizione che viene da lontano. Una volta si andava in Olanda per farsi la dentiera, hotel compreso nel prezzo. Oggi si va soprattutto all’Est, senza pensare tanto alla qualità di ciò che vado a farmi mettere in bocca, ma quasi esclusivamente al risparmio. Non sempre però lo sconto vale il viaggio, perché se parliamo di impianti della stessa qualità è il mercato internazionale che ne fa il prezzo: non ci si deve quindi stupire se anche nei famosi Paesi low cost alla fine il materiale ha più o meno lo stesso costo che da noi. Quindi da dove arriva il risparmio? Certo, l’assistente alla poltrona a Milano guadagna di più di quello che lavora in Croazia, ma attenzione: se il dentista, proprio per diventare economicamente competitivo, decide di fare a meno di tutta una serie di aiuti ed elementi necessari alla corretta terapia? Il rischio è che si finisca per risparmiare sulla sicurezza del paziente».

Anche il materiale che compone il corpo dell’impianto, cioè la nuova radice artificiale, è importante. «In Italia abbiamo l’imbarazzo della scelta, e si trovano buoni manufatti anche a 900 euro. Però un conto è avere un prodotto biocompatibile in titanio con tutte le garanzie, certificazioni e i controlli europei, un altro è incappare in una “vite” artigianale di metallo non nobile, che magari contiene nichel, a rischio allergie e rigetto. Da noi ogni dente artificiale ha una filiera garantita e tracciabile dal momento della realizzazione allo studio dentistico, e si rilascia un certificato al paziente che lo garantisce. In altri Paesi esistono impianti “artigianali” che costano solo 300 euro: danno le stesse garanzie? No».

Il prezzo finale, poi, è fatto anche dalla professionalità del dentista che è in grado, per esempio, di fare implantologia anche nei casi in cui l’osso della bocca è insufficiente, facendolo “ricrescere” con la tecnica del rialzo mascellare, che prevede l’uso di biomateriali che si trasformano in base solida (rigenerazione). «Molti sono capaci di inserire una vite in condizioni ottimali, il discorso cambia se queste ultime non ci sono, e spesso l’osso non è sufficiente se, per esempio, l’età è avanzata. È giusto che anche la tecnologia e la competenza dell’intero studio dentistico rientri nel prezzo finale fatto a ogni paziente, ma è essa stessa una garanzia di successo e durata», dice l’esperto.

La prova del nove: come mastichi

Metti l’impianto in bocca, aspetti qualche giorno ed è fatta: puoi tornare a casa con un nuovo sorriso. Non è sempre così. «L’impianto, una volta definitivo, non è “definitivo”: va seguito, controllato minimo ogni sei mesi, e non solo per vedere gli eventuali effetti collaterali», spiega l’esperto.

«Se per esempio si mette una protesi in ceramica (corona) non adeguata sopra la vite, che rappresenta la radice invisibile nell’osso del nuovo dente artificiale, la durata dell’investimento sarà probabilmente minore a quei dieci anni minimi garantiti da un buon impianto. Senza contare i problemi conseguenti a una masticazione non equilibrata: se l’occlusione dentale non è perfetta si inizia per esempio a bruxare, cioè a digrignare i denti di notte senza accorgersene, e da lì possono comparire nevralgie muscolari, mal di testa: è l’articolazione temporo-mandibolare che soffre».

Anche la velocità di realizzazione dell’intervento, segnalata come vantaggio dai turisti odontoiatrici, va valutata. «Sono gli impianti a carico immediato che garantiscono l’immediatezza, la protesi “chiavi in mano”: metti la vite nell’osso e poi sopra subito la corona, il dente in ceramica e vai», commenta Chiragarula. «Personalmente preferisco attendere due mesi in modo che l’impianto si integri bene nell’osso, e poi monto la protesi. Un po’ di pazienza, più sicurezza».

Turismo dentale, i veri problemi arrivano a casa

Capsule che non vanno bene, impianti che si muovono, masticazione alterata… No problem: si torna dal dentista oltre confine che ci rimette le mani e sistema tutto, ovviamente con un ulteriore esborso.

Ma se il problema è urgente? «Ammesso che le condizioni pre-impianto siano state valutate correttamente, come per esempio il fatto che il paziente sia un fumatore (è una controindicazione), non abbia malattie della bocca in corso (basta una piccola infezione non vista per mettere a rischio il lavoro) o di un certo tipo (osteoporosi, diabete non ben controllato, malocclusione) sarà comunque difficile che un dentista italiano si pigli la briga di assumersi la responsabilità di riparare un errore altrui, accollandosene gli oneri medicolegali e rischiando che la sua copertura assicurativa, per i motivi suddetti, non risarcisca l’eventuale cattivo esito dell’intervento d’urgenza e riparativo», conclude il dottor Chiragarula.

«Insomma, il rischio è, al primo problema (possibile, quando si pratica la più avanzata tecnica dell’odontoiatria) di dover ripartire o, peggio, non trovare nessuno qui che ci metta una pezza». E allora addio risparmio. E denti.

Paese che vai, impianto dentale che trovi

Ungheria. Ha una lunga tradizione nel settore. Qui il costo di un impianto può variare dai 600 ai 1000 € circa.

Spagna. È uno dei Paesi europei con l’odontoiatria a elevata qualità. Un impianto può oscillare fra i 1000 e i 1500 €.

Germania. Annovera molto cliniche specializzate in implantologia. Costo dai 1500 ai 3000 € circa.

Iitalia. Una delle culle della chirurgia dentale e all’avanguardia. I costi variano dai 900 ai 2500 €. Dipende dalla città e dallo studio dentistico.

Polonia. Un Paese emergente in questo settore. I costi possono variare dai 700 ai 1200 € per impianto.

Svizzera. Una delle scuole capostipite, come Italia e Svezia. Da 700 fino a 3000 € circa.

Albania. Assieme alla Croazia rappresenta una delle nuove mete odontoiatriche. L’offerta varia tantissimo e oscilla fra i 200 e oltre 800 €.

Non puoi fare l’impianto? Ecco la soluzione made in Italy

Ci sono casi in cui l’implantologia tradizionale non è possibile, perché l’osso disponibile è insufficiente. «Ma la dentiera, o protesi rimovibile, non è l’unica alternativa», spiega Mario Longo, direttore sanitario di Studio San Damiano, struttura dove vengono realizzate riabilitazioni implantologiche.

«Noi proponiamo una nuova tecnica che risolve il problema dell’osso insufficiente: consiste in una griglia in titanio personalizzata che si ottiene tramite una TAC a bassissima dose di radiazioni. Una volta pronta, la griglia viene ancorata all’osso residuo tramite viti di sintesi. In questo modo, non c’è rischio di rigetto. Il risultato è un impianto anatomicamente adatto all’arcata dentale che consente l’immediato posizionamento dei denti provvisori. Così, dà tempo alle gengive di guarire e permette da subito di masticare. L’intervento si svolge in sedazione e ha una durata di un’ora circa. Questa tecnica è risolutiva, nel 99% dei casi, anche dopo il fallimento di un’implantologia tradizionale e in caso di patologie (come il diabete) che rappresentano una controindicazione».

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Tag: denti, dentista.

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