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C’è chi non potrà più andare a prendere il proprio figlio all’asilo se non con una delega firmata dall’unico genitore riconosciuto, chi non potrà più interloquire con il pediatra, chi dovrà cambiare il proprio cognome. L’ideologia della destra di Governo entra nella vita delle famiglie e affonda i propri artigli nella quotidianità.
La Procura di Padova ha impugnato tutti e 33 gli atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani, dal 2017 a oggi, per riconoscere ai figli delle coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri. Le raccomandate sono state inviate in questi giorni, con il decreto del Tribunale che di fatto cancella la mamma non biologica dallo stato di famiglia. La conseguenza di questo atto, che segue la circolare inviata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a metà marzo, è la possibile nascita di altrettanti processi in sede civile. Casi di registrazioni impugnate, dopo la stretta del Governo Meloni, sono emersi in varie regioni d’Italia. Ciò che rende Padova un “caso” è che la Procura è andata a ritroso nel tempo, contestando atti firmati addirittura nel 2017.
“Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con due mamme”, è la posizione della Procura, retta da Valeria Sanzari. E con questo presupposto una coppia di donne di Padova si è vista notificare un atto giudiziario con il quale il procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della bambina che le due donne hanno concepito e poi avuto insieme (registrato il 30 agosto 2017), attraverso la cancellazione del nome della madre non biologica, e la rettifica del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione di quello della “seconda mamma”. La bimba compirà fra poco 6 anni. Il Tribunale ha fissato l’udienza per la discussione del ricorso al 14 novembre prossimo.