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di Antonella Paglicci
Non ti fermare alla prima passione che ti fulmina, e neanche alla prima opportunità che ti mette comodo per il futuro. A parlare con Thomas Santu, prima calciatore, adesso attore a più declinazioni e inclinazioni, ci si convince che nella vita si possono aprire continui scenari di cambiamento, personale e professionale, e che oggi possiamo essere altro da ieri. Non per un scatto d’incoerenza, ma per la convinzione che dentro ciascuno di noi ci sono tante anime. E che tutte meritano di essere cavalcate.
La ricetta esistenziale indicata da Thomas è scritta nella sua storia: fino a 18 anni ha giocato nelle giovanili di Lazio e Ternana, in tivù ha appeno concluso la seconda serie di Buongiorno, Mamma! su Canale 5, è protagonista a teatro nel musical Pretty Woman, mentre lo vedremo presto sul grande schermo nell’horror Resvrgis.
Dal calcio alla recitazione, come è avvenuto un salto così grande?
Un po’ per caso, un po’ per sfida. Facevo il giocatore in una squadra laziale, ma intanto mi divertivo a fare le imitazioni dei personaggi sportivi famosi, e tutti a incitarmi perché provassi a fare l’attore… Da lì, dallo spogliatoio, mi sono iscritto a una scuola teatrale (quella di Pino Quartullo, a Roma) ed è partito tutto. La molla è stata la curiosità, e la voglia di esplorare mondi sconosciuti ti spinge ad agire; certo, conta anche molto la gratificazione che ricevi di ritorno. A me recitare diverte perché mi permette di stare al centro dell’attenzione e, nello stesso tempo, di regalare un sorriso, un attimo di spensieratezza al pubblico.
Per lo sport che tipo di attrazione hai, invece?
Magica, fin da piccolo ho sempre voluto fare il calciatore. Non sono malato di calcio, ma questo sport mi appassiona per tanti motivi. È la sua valenza formativa che lo rende ”speciale”. Insegna tanto, specie ai più piccoli: l’educazione alle regole, il rispetto dei compagni di squadra e degli avversari, la disciplina, la fatica, l’appartenenza al gruppo. Per questo, tra i miei progetti c’è anche quello di ritornare a fare l’allenatore.
Cos’è per te la seduzione?
Una sensazione indipendente dal fatto di essere più o meno avvenente. È l’incontro, unico, tra due persone che in quel momento sono solo se stesse, senza maschere, e si riconoscono come tali. Un gioco scambievole di empatia e autenticità. Credo che la capacità di osservare quello che ci circonda e di mettersi nei panni degli altri sia la chiave della serenità, perché facilita qualsiasi relazione e il rapporto con noi stessi.
Ci credi nel colpo di fulmine?
Moltissimo, perché due occhi che s’incontrano e scatenano una reazione chimica a sorpresa è qualcosa di inspiegabile, ma imprescindibile in una storia d’amore. Certo, è l’inizio, da solo non basta. Le relazioni bisogna costruirle e alimentarle giorno dopo giorno. L’impegno che, tra l’altro ci vuole in ogni cosa, è una fatica piacevole, se ne vale la pena.
All’horror, che paura associ?
Quella della morte; non ci devo pensare più di quel tanto che a un certo punto tutto finisca. Da piccolo sognavo di incontrare Gesù, tant’è che dormivo con la luce accesa. Per fortuna, c’è sempre qualcosa che “illumina” i tuoi percorsi al buio.
La tua luce si chiama…
Natura, sempre e comunque. Vengo da Santa Marinella che, pur essendo un paese sul litorale laziale, è circondato da tantissima campagna. Lì, ci sono le mie estati preferite, dove coltivo l’orto, tiro su le staccionate, aiuto mio padre nel suo lavoro di fiorista, innaffio l’erba del mio campetto da calcio. Il contatto con il verde, per me, è una terapia ricostituente: il corpo si muove ma non sente lo sforzo; la mente si rilassa, è concentrata in quello che fa e non sui retro pensieri.
Quali sono le altre tue passioni?
Lo sport, non solo calcio ma anche basket e arti marziali. Ultimamente ho fatto un’altra scoperta, coinvolgente: il LIS, il linguaggio dei sordomuti. Lo sto studiando da autodidatta, non c’è un motivo preciso che mi ha portato verso questa scelta, mi affascina e basta. Ma se qualcosa ti attrae non c’è bisogno sempre di giustificarla razionalmente! Un’altra recente scoperta: andare per cantine a degustare dei buoni vini in compagnia. Ah, la compagnia: so stare bene anche da solo, ma mi piace di più condividere con gli altri, emozioni, esperienze, racconti.
Il senso del gruppo è il filo conduttore della tua vita?
Sono cresciuto nelle squadre di calcio, e rimango un uomo da spogliatoio. Anche perché sono intimamente convinto che si diventa persone valide, a tutti i livelli, solamente se ci pensa connessi con la nostra squadra. Nel lavoro, dove in qualsiasi contesto produttivo, ognuno fa una parte importante ed è indispensabile sentirsi sempre un team compatto che agisce per il risultato finale; in famiglia, dove non ci dovrebbe essere paura a dirsi le cose in faccia, a rivelare i propri difetti e a cercare di risolvere insieme i problemi senza il timore di essere giudicati; nelle amicizie, dove l’affetto vero sta in quelle persone che stanno al tuo fianco: ti permettono anche di sbagliare ma poi ti aiutano a rimetterti in piedi.
Tanti ruoli diversi, interessi molteplici, esperienze poliedriche: ma ti ritrovi sempre?
Sì, perché una persona non è a senso unico. Più vai avanti negli anni, più scopri tanti lati inediti della tua personalità. Sono tranquillo, in tal senso, e non mi riconosco né sdoppiato né con continui rimorsi: se accettiamo come un fatto naturale di essere in un periodo in un modo, in un altro completamente diversi, alla fine non abbiamo conti in sospeso con noi stessi. E crescere, almeno per me, significa cambiare. Sempre.
Variazioni in vista?
Ancora sto aspettando di vedere come andrà a finire questa stagione, ma qualche idea nuova mi frulla già in testa. Niente di preciso, ma mi piacerebbe tornare in teatro con una bella commedia, come lavorare in radio. Gli spunti per cambiare, per mettersi alla prova, per esplorare ci sono sempre, dobbiamo solo avere coraggio di farlo. E a me non manca.
Come si tiene in forma Thomas Santu
La forma fisica di Thomas Santu ha due parole di riferimento: allenamento e sana alimentazione. «Se sto fisso in un luogo per un periodo di tempo, sostanzialmente mi alleno tutti i giorni e alterno tra calcetto e palestra. Vorrei tornare anche a fare kickboxing, una disciplina che amo molto. Peccato che il programma fitness salti quando sono in tournée! Il cibo? Per i miei trascorsi sportivi sono abituato a curare la dieta: è bilanciata, se a pranzo mangio proteine, la sera carboidrati e viceversa, sempre accompagnati da verdura e frutta. Qualche debolezza gourmand, però ce l’ho: un bicchiere di vino me lo concedo spesso, i dolci mi fanno impazzire ma cerco di starne alla larga».
(Foto di Virginia Bettoja)
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Tag: cambiamento, intervista.
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