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Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, come nasce la sua candidatura alle suppletive per il seggio senatoriale di Silvio Berlusconi a Monza?
“Da tanti anni sto portando avanti delle battaglie senza essere nelle istituzioni o nei partiti e continuerò a portarle avanti con gli strumenti della mobilitazione, della disobbedienza civile, dei processi e delle manifestazioni. Tutte cose che hanno portato dei risultati. In questo momento penso che portarle con ancora più forza anche dentro il Parlamento sarebbe qualcosa di utile”.
Come?
“La mia candidatura è al servizio di chi ritiene che effettivamente quelle battaglie sia utile portarle dentro il Parlamento. Oltre al fatto che io sono nato, cresciuto e ho studiato a Monza e a Vedano al Lambro. La mia candidatura è su un territorio che conosco”.
Da +Europa, Azione e sinistra è arrivato un plauso alla sua candidatura, mentre il Pd frena. Parla di fuga in avanti. Se lo aspettava?
“La mia candidatura è a disposizione, ovviamente, trasversalmente delle forze di opposizione. Ho il massimo rispetto per i tempi del processo decisionale e le scelte che assumeranno il Partito Democratico come il Movimento Cinque stelle. Come altre forze che al momento non hanno preso posizione. La mia speranza è che questo sostegno ci possa essere. Non pretendo di andare necessariamente bene a tutti, ma non essendoci la parte proporzionale questa elezione è un po’ all’anglosassone. Si confrontano le persone e le loro storie. La mia speranza è che il confronto sia su questo. Da una parte se ci sarà Adriano Galliani. La mia candidatura è in campo, pieno rispetto per le scelte che i partiti vorranno fare”.
Dividersi non sarebbe un po’ miope, come dice qualcuno nel centrosinistra, con il rischio di favorire il centrodestra?
“Mi sembra che le opposizioni in Parlamento si siano sempre presentate divise”.
E infatti hanno perso le elezioni politiche.
“In questo momento se c’è una possibilità di unirsi potrebbe proprio essere sul mio nome. Altrimenti se prevalgono le logiche di schieramento sono le opposizioni che appaiono contrapposte anche tra la varie forze. E’ proprio ponendomi anche questo problema che ho pensato che la mia candidatura fosse opportuna”.
Di questa candidatura aveva parlato con qualcuno del centrosinistra?
“Non ne ho parlato perché penso che la mia candidatura sia più forte se basata sulle lotte che faccio e sulla mia storia. Chiedere un accordo preventivo dei partiti penso che non avrebbe ottenuto il risultato e che avrebbe anzi indebolito le ragioni profonde della mia candidatura”.
Quindi la sua candidatura resterà in campo comunque. Anche senza il sostegno di Pd e Cinque stelle.
“Spero naturalmente e umilmente che questo non accada, ma le mie lotte cerco di farle seriamente. E quindi la mia candidatura la pongo seriamente perché resti. Non come un giochino tattico per negoziare non saprei nemmeno cosa”.
Alcune sue battaglie civili come quella sull’eutanasia non rischiano di spaventare l’elettorato moderato? Ricordiamo che lei si candiderà nel collegio che fu di Silvio Berlusconi.
“Sui cosiddetti diritti civili se prendiamo l’eutanasia tutti i sondaggi confermano che c’è un grande consenso anche di elettori cattolici e di destra. In Veneto l’80 per cento degli elettori di Fratelli d’Italia e della Lega. Non è un caso che ci siano personalità come Luca Zaia che da leghista è sensibile e rispettoso della libertà e della responsabilità individuale. Io non penso che queste battaglie non possano parlare a un elettorato di destra”.
Per quanto riguarda Berlusconi?
“E’ vero che effettivamente il primo Berlusconi ha rappresentato almeno all’inizio la speranza che si potesse creare anche in Italia quella che si chiama una destra liberale. Mi sembra che oggi siamo lontani anni luce da quella impostazione. Penso che il mio nome possa parlare in modo trasversale all’elettorato e anche in particolare agli astenuti. Tutti ovviamente si rivolgono agli astenuti, però, nella mia storia c’è una differenza. Noi sull’eutanasia non è che ci siamo limitati ad una presa di posizione. Abbiamo raccolto un milione duecentocinquanta mila firme nel Paese in agosto. Per me, la partecipazione dei cittadini non è aspettare che ti votino, ma andarli a cercare. Farli firmare, farli partecipare, farli battere per ciò in cui credono. Ecco perché penso che almeno una parte di quei cittadini magari astenuti abituali potrebbero comportarsi diversamente”.