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Vaccini, spunta l’obbligo per tutti gli over 60. Sì allo smart working

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ROMA – La pandemia corre e il governo pensa all’obbligo per le persone che hanno più di 60 anni. Questa ipotesi al momento prevale rispetto a quella di varare il Super Green Pass obbligatorio per tutti i lavoratori. Si è deciso però di far partire, o comunque di aumentare, lo smart working nella pubblica amministrazione e nel settore privato. Non solo. Nel decreto di oggi potrebbero entrare anche nuove regole per stadi e palazzetti dello sport. Si valutano varie possibilità, di impatto crescente: una riduzione della capienza, le porte chiuse o addirittura lo stop temporaneo alle competizioni. Del resto sono tantissimi gli atleti positivi. Si sta ancora studiando ed è possibile che le restrizioni per lo sport professionistico vengano prese più avanti.
Oggi arriveranno i dettagli ma intanto è chiaro che una misura che sembrava ormai certa, il Super Green Pass, ora lo è meno. Ieri sera nella bozza di decreto era stato inserito appunto l’obbligo per gli over 60, cioè le persone più fragili, che se infettate rischiano forme gravi, se non mortali, di Covid. Si tratta di circa 1,5 milioni di cittadini che non hanno ricevuto nemmeno una dose. In questo caso andrebbe prevista una sanzione, ma si tratta di una strada impervia. Ci si troverebbe a punire anziani, prevalentemente pensionati. Contro l’ipotesi di imporre le somministrazioni agli over 60 si è schierata Forza Italia. È comunque aperta anche la possibilità di mettere l’obbligo solo ad alcune categorie di lavoratori, quelle che sono a contatto con il pubblico.
Se l’obbligo sembra molto vicino, non è del tutto tramontata l’ipotesi di rendere necessario per lavorare il Super Green Pass, cioè il certificato riservato ai soli vaccinati o a chi ha avuto la malattia negli ultimi sei mesi. Sulla misura, che comunque dovrebbe entrare in vigore non prima di due settimane per permettere a chi non lo è di mettersi in regola, la maggioranza è divisa, con Lega e Cinquestelle contrari. Agire sui lavoratori invece renderebbe comunque molto più facile applicare la sanzione, che sarebbe la sospensione dello stipendio. E del resto si tratta di una strada già sperimentata, con gli operatori della sanità, della scuola e delle forze dell’ordine.

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Ieri pomeriggio intorno alle 17 il ministro alla Pubblica amministrazioneRenato Brunettaè andato a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi. Hanno parlato delle due questioni più importanti legate al lavoro. Brunetta è contrario alla reintroduzione di uno smart working massiccio e in questi giorni ha più volte ribadito la sua posizione. Ma Draghi ha intenzione di non rinviare l’apertura delle scuole e quindi l’intervento sul mondo del lavoro serve a bilanciare l’altra decisione. Da un lato si vuole ridurre la circolazione delle persone mentre dall’altro si fa riprendere un’attività giudicata centrale.
E così l’idea sarebbe quella di imporre il lavoro a distanza nella pubblica amministrazione utilizzando le regole che già esistono e prevedono che la maggioranza dei lavoratori restino comunque al loro posto. Probabilmente con una circolare si disporrà l’uso più esteso possibile dello smart working, che riguarderebbe cioè il 49% dei lavoratori del settore pubblico. Dal ministero si spiega che l’idea è quella di usare la flessibilità già prevista dalle regole esistenti. Le amministrazioni possono programmare «rotazione di personale settimanale, mensile, plurimensile» anche tenendo conto dell’andamento dei contagi. «Il lavoro agile di massa non è più giustificato e ci sono tutti gli strumenti, comprensivi di diritti e di tutele per i lavoratori e per gli utenti dei servizi pubblici, che garantiscono ampia flessibilità organizzativa alle singole amministrazioni», spiegano dal ministero. Forse la stessa circolare richiamerà anche il settore privato. Su questo versante, Brunetta ha insistito per coinvolgere il ministro del LavoroAndrea Orlandoe qui l’idea è di permettere lo smart working fino al 100%, anche se lo strumento è già usato ampiamente da moltissime aziende.

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