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Quasi 400 morti in due giorni. E se qualche decina delle vittime del bollettino di ieri si riferivano ai giorni scorsi ed erano state comunicate con ritardo da alcune Regioni, come Sicilia e Liguria, oggi si contano ancora 231 decessi. E sono un numero allarmante alla luce degli studi secondo i quali la variante Omicron (sebbene molto più contagiosa) darebbe sintomi più lievi e dunque all’altissimo numero di nuovi positivi non dovrebbe corrispondere una crescita oltremisura di ricoveri e soprattutto di decessi.
“Per sapere quale variante è responsabile di queste morti dovremmo sequenziare tutti i tamponi e questa è una cosa impossibile – dice il professore Massimo Antonelli, direttore della Terapia Intensiva del Policlinico Gemelli di Roma – Quello che posso dire è che quello che vedo oggi è assolutamente identico a quello che vedevo un anno fa. Pazienti per lo più non vaccinati e quindi senza difesa in cui il virus esplode con tutte le sue conseguenze. E siccome la fascia d’età è abbastanza ampia vediamo soprattutto persone fragili o di età avanzata che avrebbero fatto bene a vaccinarsi ma anche persone più giovani e con meno patologie. Purtroppo non sono stupito di questo numero di vittime e temo che anche nelle prossime settimane avremo bollettini pesanti. D’altra parte con una circolazione così ampia del virus, diventa una questione di denominatore. A fronte di un tale aumento dei contagi, anche se Omicron fosse più lieve e dunque la percentuale di malattie gravi inferiori, i numeri assoluti saranno comunque elevati e tali da pesare sulla tenuta del sistema ospedaliero. Con tutte le conseguenze anche in termini di perdita di vite umane”.
La curva in crescita dei decessi potrebbe in realtà essere legata ancora alla variante Delta Plus, anche questa molto più contagiosa della Delta ma anche responsabile di una malattia che sembrerebbe più grave di Omicron. Al rilevamento (per la verità ormai superato) di Omicron sui campioni positivi del 20 dicembre, Omicron era diffusa solo al 28% in Italia, l’esito dell’ultima ricognizione effettuata dall’Istituto superiore di sanità il 3 gennaio non è ancora nota ma di certo Omicron sarà già diventata prevalente. E, però, considerato che i decessi seguono di almeno due settimane i contagi, le vittime di questi giorni sono persone che hanno contratto il virus intorno alla metà di dicembre.
“Un numero così spero che c’entri con il fatto che c’è magari un ritardo nel conteggio legato ancora al weekend, voglio sperare che si torni a numeri diversi, più bassi. C’è un’enormità di tamponi positivi, ma per ora l’influenza sui ricoveri è di quelle che si riescono a gestire – dice Antonio Pesenti, direttore della Terapia intensiva del Policlinico di Milano -.Bisogna vedere cosa succede adesso. Io non so quanto spazio si prenderà Omicron in Italia, quale sia il rapporto di questa variante con i vaccinati e i non vaccinati. Ma dico che oggi, se non avessimo i non vaccinati, avremmo un terzo dei ricoverati, anzi un po’ meno di un terzo, staremmo messi bene”.