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Nuove norme anti-covid, Salvini minaccia lo strappo. Draghi irritato ma media e fa da apripista in Europa

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L’ultimo momento critico si registra quando il consiglio dei ministri sta per terminare. Sul cellulare di Massimo Garavaglia arriva un sms. Subito dopo, la Lega minaccia di non votare il decreto. «Abbiamo già detto sì all’obbligo vaccinale — scandisce il ministro del Turismo — ma non possiamo accettare l’estensione del Super Green Pass in negozi, banche, poste e parrucchiere. Se non cambia, non votiamo il testo». Pare che l’ordine arrivi direttamente da Matteo Salvini.

Mario Draghi, a quel punto, tende la mano, concedendo che ci si limiti — si fa per dire — al 3G per queste attività: una stretta comunque pesante, perché chi vorrà entrare dovrà comunque mostrare almeno un tampone negativo. È l’unica volta che il premier cede qualcosa al Carroccio, nel giorno in cui arriva il via libera unanime a un pacchetto di misure che abbatte molti pilastri ideologici leghisti sulla pandemia.

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E d’altra parte, il tira e molla dei partiti — in particolare di Lega e Movimento — non è certo piaciuto a Draghi. A sera, il premier è descritto come irritato, o comunque deluso per quelle che giudica le solite dinamiche scattate tra le forze politiche, nonostante il momento delicato. E questo anche considerando il fatto che il passaggio di oggi è a suo modo storico. L’Italia, prima in Europa, vara l’obbligo di vaccinazione. Gli over 50 no-vax sono 2,3 milioni. E allarga ai lavoratori il Super Green Pass, nonostante l’ostilità di via Bellerio.

A Palazzo Chigi, Garavaglia sostituisce Giancarlo Giorgetti come capodelegazione. Il ministro dello Sviluppo economico è assente, ufficialmente a Varese per ragioni familiari. Non è l’unico a essere altrove: manca anche metà della delegazione 5S. Il Movimento cambia tre volte idea in poche ore, a conferma del totale sbandamento della compagine grillina: prima a favore dell’obbligo, poi contrari anche al 2g, infine di nuovo dubbiosi. Serve una telefonata tra Giuseppe Conte e il premier a sancire il via libera alle misure. Che vengono sostenute in blocco da Pd e Forza Italia, in una riedizione della maggioranza Ursula. Di più: Mara Carfagna propone il Super Green Pas per tutti i lavoratori. Renato Brunetta, Roberto Speranza e Dario Franceschini si spingono anche oltre: vorrebbero l’obbligo vaccinale per gli over 40. «Sarebbe utile — dice Andrea Orlando — arrivarci presto per tutti i cittadini». La Lega si mette di traverso. Draghi alla fine difende la filosofia che l’ha ispirato: proteggere i più fragili ed evitare problemi di ordine costituzionale. Proprio perché l’intervento segue un criterio anagrafico, deve essere mirato e circoscritto nel tempo.

Se la vigilia era stata tesa e confusa, il giorno delle decisioni è segnata dalla volontà del premier di sancire una svolta. Matura a metà mattina. Gli uffici di Palazzo Chigi gli presentano le opzioni sul tavolo: c’è il Super Green Pass sul lavoro e c’è l’obbligo per gli over 60. «Voglio procedere su entrambi i fronti», annuncia il premier. Nel pomeriggio lo comunica ai capidelegazione. Difende la ripresa economica e vuole mettere in sicurezza la fascia di popolazione più anziana con l’obbligo. «Senza interventi importanti — lo sostiene Speranza — c’è il rischio che nelle prossime settimane gli ospedali vadano in seria difficoltà».

C’è un altro motivo per il quale il presidente del Consiglio decide di forzare la mano. E di farlo a poche settimane dal voto per il Colle, con una tempistica che sconsiglierebbe forzature. È la sensazione che ancora una volta la pandemia vada anticipata. Sono sotto gli occhi del governo le difficoltà di Boris Johnson, che rischia la carriera politica per la quarta ondata. Anche Emmanuel Macron appare sotto pressione, a pochi mesi dalle elezioni. Ecco, Draghi vuole cavalcare una tendenza che sarà inevitabilmente europea: la vaccinazione obbligatoria, infatti, è stata annunciata da Germania e Austria, altre Cancellerie seguiranno. Roma arriva prima, imponendo l’immunizzazione a una platea di 27 milioni di ultracinquantenni. Non potranno esimersi dal booster, il vero obiettivo del governo: troppi anziani non l’hanno ancora scelto, bisogna garantire la massima copertura.

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Dietro a questi ragionamenti ci sono ovviamente anche numeri e previsioni allarmanti. I dati registrati in Francia e Gran Bretagna, soprattutto. Il picco italiano è atteso per il 15-20 gennaio, proprio a ridosso del voto per il Colle. Si temono 400 mila positivi al giorno. Non è escluso che nella seconda metà del mese si contino contemporaneamente 5 milioni di positivi attivi, con pesanti ricadute sulla fornitura di beni e servizi.

Per raffreddare da subito la curva, allora, Draghi sceglie la strada dello smart working nel pubblico. Sulla scuola, intanto, Speranza si batte per evitare un segnale da “liberi tutti”, mantenendo alcune cautele nelle regole per la didattica a distanza

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