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NEW YORK – Autorizzare i vaccini contro il Covid anche per i bambini tra sei mesi a cinque anni d’età. E’ l’obiettivo della richiesta che la Pfizer ha presentato ieri alla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, su sollecitazione della stessa amministrazione Biden. Lo scopo è accelerare la campagna per immunizzare tutta la popolazione, in modo da evitare che un calo della preoccupazione per il virus, seguito al declino della variante Omicron, ci riporti rapidamente indietro alle condizioni peggiori della pandemia. Se il via libera fosse dato, le prime dosi potrebbero diventare disponibili entro la fine di febbraio.
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Pfizer e il suo partner BioNTech avevano già condotto i test su questa fascia d’età, ma a dicembre avevano annunciato risultati non pienamente soddisfacenti. Il vaccino si era dimostrato sicuro, senza generare effetti collaterali preoccupanti o problemi per la salute, ma non aveva prodotto il livello di risposta immunitaria attesa nei bambini di età compresa fra 2 e 4 anni, mentre aveva funzionato meglio con quelli sotto i 2 anni. I piccoli avevano ricevuto due dosi, con un quantitativo di un decimo rispetto a quelle degli adulti, distanziate nell’arco di tre settimane. Avevano risposto bene in base all’approccio chiamato “immunobridging”, ma non in maniera altrettanto positiva nel test complessivo di valutazione dell’efficacia. In sostanza il vaccino offriva un certo livello di protezione, ma senza generare la stessa risposta immunitaria registrata negli adolescenti e gli adulti. Quindi Pfizer aveva deciso di aggiungere alla sperimentazione la terza dose per i piccoli, sempre ridotta rispetto a quella dei più grandi, allo scopo di verificare se aumentava l’efficacia.
I risultati di questa fase dei trial clinici non sono ancora noti, ma le autorità americane hanno sollecitato la casa farmaceutica a presentare comunque la richiesta per l’autorizzazione, perché aspettarli finirebbe per ritardare troppo la campagna. Le due dosi di vaccino non sono dannose e offrono un certo livello di protezione, e quindi sarebbe comunque utile iniziarle. Quando poi ci saranno i dati sull’efficacia della terza, si potrà decidere se aggiungerla. Se però non c’è l’autorizzazione e non si inizia ad inoculare la prima e la seconda, in seguito non sarà possibile procedere con la terza dose.
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Albert Bourla, presidente e amministratore delegato della Pfizer, ha spiegato così la scelta di presentare la domanda in una dichiarazione ufficiale: “In definitiva, riteniamo che saranno necessarie tre dosi del vaccino per i bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni, per raggiungere livelli elevati di protezione contro le varianti attuali e potenziali future. Se saranno autorizzate due dosi, i genitori avranno la possibilità di iniziare subito una serie di vaccinazioni contro il Covid-19 per i propri figli, in attesa dell’eventuale autorizzazione di una terza dose”.
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Questo approccio era stato criticato da chi teme che possa provocare una reazione negativa da parte dei no vax, o anche dei genitori più prudenti e scettici. La risposta è stata che la procedura scientifica che verrà seguita per l’approvazione sarà quella abituale, seguendo quindi la prassi normale adottata finora per tutte le autorizzazioni. Quella che verrà accelerata è solo la tempistica, allo scopo di evitare ritardi nella campagna, come peraltro era già avvenuto con la Operation Warp Speed. Resta infatti il punto fermo che le vaccinazioni sono indispensabili per frenare la pandemia, tanto sul piano dei contagi, quanto su quello dello sviluppo dei casi più gravi. Il rischio invece è che la percezione di un virus indebolito, dopo l’impennata e il calo di Omicron, spinga la gente a sottovalutarlo, e questo aprirebbe la porta all’arrivo di altre varianti potenzialmente più pericolose.