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«Guardiamo ai ricoveri ospedalieri. Se nei prossimi giorni si consoliderà il trend in discesa, vorrà dire che è ora di iniziare ad allentare le misure». Guido Rasi, immunologo, ex direttore dell’Agenzia europea per i medicinali e consulente del commissario per l’emergenza Figliuolo, sarebbe ancora più ottimista, se non ci fosse quel tarlo che lo inquieta.
Di cosa si tratta?
«Il numero dei morti in Italia. Quattrocento decessi al giorno sono veramente tanti. La giustificazione che siamo un paese anziano non basta a spiegarli. Serve un approfondimento serio. Non si vuole incolpare nessuno, ma bisogna capire cosa non va, se il problema sta nelle cure domiciliari, nei tempi di ricovero o in quelli di trasferimento nelle terapie intensive. Bisogna confrontare le procedure seguite negli ospedali in cui le cose vanno meglio con quelle degli altri e uniformarci alle pratiche più virtuose. E dobbiamo capire se stiamo usando al meglio tutte le armi che abbiamo, dai monoclonali ai nuovi farmaci antivirali. Al momento ci sono troppe informazioni che ci mancano».
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Ad esempio?
«I decessi riguardano persone vaccinate? Questo dato è importante per monitorare la durata dell’immunità. Erano persone già gravi per altre patologie o la loro morte poteva essere evitata? Qui potrebbe nascondersi un problema nella cura dei malati. È poi essenziale sapere se l’infezione era causata da Delta o da Omicron. Le vittime di Delta infatti sono destinate a ridursi nei prossimi giorni, visto che la vecchia variante è ormai praticamente scomparsa. Ma se anche Omicron si rivelasse molto letale, allora dovremmo preoccuparci per il futuro e stare più attenti con le riaperture. Questo dato però, da quel che so, non è disponibile in Italia».
La quarantena all’inizio della pandemia era di 14 giorni. Ora è stata ridotta a 5 giorni. È sicuro?
«Omicron è diversa da tutto quel che conoscevamo. Non dobbiamo fare il confronto con le misure adottate per contrastare Delta. La nuova variante è molto più veloce. I sintomi in genere compaiono nel giro di tre giorni. Non vedo problemi per la quarantena dimezzata».
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«La vaccinazione con tre dosi, o con due dosi più una guarigione, al momento continua a proteggerci. È vero poi che abbiamo un numero soddisfacente di vaccinati, anche se non possiamo ancora fermarci e dobbiamo fare più strada con i bambini. Però non abbiamo ancora messo l’incubo alle spalle. Dobbiamo mantenere gli occhi ben aperti e cogliere al più presto eventuali segnali di un calo di efficacia dei vaccini. Una crescita delle infezioni con sintomi lievi, senza che ci sia bisogno di ricorrere agli ospedali non deve preoccuparci. Ma di fronte a un eventuale nuovo aumento dei ricoveri, bisognerà essere molto rapidi. E correre subito ai ripari».