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Proporzionale o Rosatellum, solo il Centro frena la Destra

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ROMA – Sia che resti il Rosatellum, sia che si vada verso una legge elettorale proporzionale voluta anche dal Pd di Enrico Letta all’indomani delle macerie delle coalizioni nel voto per il Quirinale, a fare da ago della bilancia saranno i centristi. Una simulazione di YouTrend – che tiene conto dei consensi mediamente rilevati per ciascuna forza politica a fine gennaio – mostra che niente è scontato. Ma attenzione alle forze di centro, da Italia Viva di Matteo Renzi a Azione e +Europa di Carlo Calenda ed Emma Bonino a Coraggio Italia di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Soprattutto attenzione alle scelte di Silvio Berlusconi.

Mantenendo il Rosatellum – la legge attuale che è un mix di maggioritario e proporzionale e che favorisce le coalizioni – nella simulazione A, il centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) si troverebbe a fronteggiare un raggruppamento centrista (Italia Viva, Azione-+Europa) e i giallorossi di Pd, M5Stelle e Leu. In questo caso il centrodestra avrebbe la meglio, per quanto in modo risicato, ottenendo 205 seggi alla Camera e 103 al Senato. Supererebbe però di pochissimo la maggioranza assoluta che è rispettivamente di 201 a Montecitorio e 101 al Senato. Una maggioranza di governo al cardiopalma, ogni volta a rischio.

Se invece il polo centrista si allarga (IV, Azione-+Europa, Forza Italia e Coraggio Italia) e la destra si restringe alle forze sovraniste (Lega e FdI), con i giallorossi che fanno sempre asse, ebbene (simulazione B), nessuna coalizione sarebbe autosufficiente e in grado di governare da sola. I giallorossi si troverebbero con 194 seggi a Montecitorio e 99 a Palazzo Madama, quindi con la maggioranza relativa. Mentre Lega e FdI si fermerebbero a 153 deputati e 74 senatori.

Altra ipotesi (scenario C), una corsa solitaria del M5Stelle, che era il progetto grillino del 20l8, quando il Rosatellum tanto avversato fu invece premiante per i pentastellati. Mentre a uscirne penalizzati furono il Pd e Forza Italia che l’avevano sostenuto. Però questa volta a trarre vantaggio dalla frammentazione sarebbe il centrodestra a patto di mantenere l’unità. Potrebbe ottenere il 60% circa dei seggi: 238 alla Camera e 120 al Senato.

Ancora col Rosatellum (scenario D), il campo largo dal Pd al M5Stelle e che coinvolgesse anche Renzi, Calenda e Bonino, sarebbe la strada vincente. Prevarrebbe sul centrodestra, ottenendo 205 seggi alla Camera e 103 al Senato (contro, rispettivamente, 184 e 91 del centrodestra).

Forse Renzi pensa a questa possibilità e a consolidare la ritrovata l’intesa con Letta nel voto per il Colle? Fatto è che il leader di IV non è disposto a mollare il Rosatellum. E commenta: “Si apre una prateria al centro, il Rosatellum è il sistema migliore per creare un grande spazio riformista e liberal democratico”. Aggiunge tuttavia, non senza avere ribadito la sua contrarietà a riforme proporzionali, che se le forze politiche forzano per il proporzionale, ebbene “avviso ai naviganti, un proporzionale senza preferenze non sta né in cielo né in terra”. A sorpresa, al proporzionale apre il ministro forzista Renato Brunetta, benché la posizione ufficiale di Forza Italia sia di conservare il maggioritario. Berlusconi l’ha ribadito ancora l’altro ieri. Ma Brunetta ragiona: il bipolarismo non ha dato la stabilità sperata, quindi ripensiamoci.

A guardare le proiezioni YouTrend, con una legge elettorale proporzionale (e sbarramento al 4% o 5%, come è il Brescellum, in discussione alla Camera), la vittoria andrebbe a FI, Lega e FdI (scenario E): se si mettessero insieme dopo avere corso ciascuno per sé, in un patto di governo, avrebbero 209 seggi a Montecitorio e 105 a Palazzo Madama. Ma il proporzionale potrebbe incentivare un listone unico di centro, anche con FI (scenario F), allora nessuna maggioranza assoluta sarebbe a disposizione in Parlamento, se non venendo a patti con i centristi.

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