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Non bisogna rilassarsi, il virus potrebbe tornare e per questo l’obbligo e il Green Pass serviranno per tutto il 2022. Walter Ricciardi, consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza, chiede attenzione: “Deve essere chiaro, il virus non scomparirà: una nuova malattia si è aggiunta a quelle che già conoscevamo. Ed è molto più grave dell’influenza”.
L’obbligo del Super Green Pass per lavorare parte domani, in un momento di calo importante della curva. Come si giustifica una misura così forte in questo momento?
“Non dobbiamo pensare che sia tutto finito. Certo, i risultati raggiunti devono soddisfarci, ma il virus continua a circolare e ci vuole ancora attenzione, abbassare le difese rende possibile un ritorno di fiamma dell’epidemia. L’obbligo in questo momento è funzionale a evitare questo ritorno. Ci sono ancora 5 milioni di non vaccinati che tengono alto il numero dei morti. Per loro il virus resta molto temibile”.
Anche il Green Pass è ancora fondamentale o non serve più?
“Serve ancora. Insieme alla vaccinazione deve diventare uno dei due perni della nuova normalità. Se li togliamo siamo a rischio. Sarebbe la terza volta che facciamo lo stesso errore, il terzo anno in cui pensiamo che tutto sia finito e poi ci troviamo con la curva che risale. Deve essere chiaro a tutti: il virus circola ed è temibile. C’è un’altra malattia che si aggiunge a quelle che già conosciamo, è molto più pericolosa dell’influenza e dobbiamo gestirla”.
L’obbligo scade il 15 giugno e il certificato verde, nelle sue varie forme, decade con lo stato di emergenza, il 31 marzo. Che fare?
“Per tutto questo 2022 obbligo e Green Pass vanno mantenuti. Siamo ancora in un anno di passaggio. Va visto cosa succederà ad ottobre per capire se il virus si ripresenterà e con quale veemenza, così è fondamentale avere già attivi gli strumenti che ci permettono di combatterlo nel modo più efficace”.
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Anche il Cts decadrà con lo stato di emergenza. Si può fare a meno del comitato?
“La cosa importante è che la politica si fidi della scienza e prenda decisioni basate sulle evidenze. Questo al di là di come vengono chiamati i suoi consiglieri”.
Lo stato di emergenza si può non rinnovare, come chiedono in molti?
“Se si riesce a fare senza stato di emergenza meglio, basta che comunque vengano mantenute in piedi tutte le strategie che ci fanno controllare il virus”.
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La politica continua a schierarsi sui vaccini. Salvini e Meloni non li fanno somministrare ai figli.
“Bisogna stare ai fatti. E il dato è che questa è una malattia insidiosa, anche nei bambini. L’evidenza ci dice che vanno protetti, uno su dieci prende il long Covid e le ospedalizzazioni sono centinaia. Per questo vanno vaccinati”.
Pensa che dovremo fare una dose tutti gli anni?
“È plausibile che ci sia una attenuazione della protezione nei vaccinati e che diventi necessario fare richiami con periodicità. Non è detto che debba avvenire con cadenza annuale, bisogna aspettare i dati. Sicuramente si dovrà partire dai fragili ma poi, con ogni probabilità, lo dovremo fare tutti”.
Con il virus che si ritira, quale sistema sanitario resta all’Italia?
“Un sistema che ha bisogno di essere rinforzato. Abbiamo enormi difficoltà a garantire i livelli essenziali di assistenza. Ci vuole una politica di assunzione del personale, anche precario. È fondamentale per migliorare l’offerta e garantire l’accesso ai servizi da parte dei cittadini, che in questo momento in molte aree del Paese è precario”.