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Flussi migratori, da Piacenza ad Enna ecco la nuova mappa dell’Italia che si scopre multietnica

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Nelle culle di Piacenza, un neonato su tre ha genitori immigrati. Tra le vie di Roma convivono ben 185 diverse nazionalità. Milano è la capitale degli imprenditori stranieri. Prato resta un caso a sé: il 22% dei lavoratori non ha il passaporto tricolore, così come il 31% dei nuovi nati e il 28% degli alunni iscritti a scuola. Eccola la mappa italiana della multietnicità: una sorta di Tripadvisor che misura la varietà culturale delle nostre province.

Le sette variabili

A fotografare i processi di cambiamento sul territorio, figli dei flussi migratori, è la Fondazione Leone Moressa, che ha elaborato una sorta di indice di multietnicità, senza entrare però nel merito dell’integrazione degli immigrati. “La mescolanza infatti di per sé non è un bene o un male: questo dipende da molti altri fattori come le politiche di integrazione, la solidarietà dei cittadini, la presenza di reti sociali”. L’indice considera 7 variabili, che misurano l’incidenza della presenza straniera nei vari ambiti della vita sociale ed economica: si va dal numero dei neonati, a quello degli alunni, passando per lavoratori e imprenditori immigrati, per arrivare fino alla stima delle nazionalità presenti. L’indice valuta dunque non solo la presenza straniera, ma anche la diversità di provenienze nello stesso territorio. Per fare un esempio: Prato in classifica si colloca sotto Roma e Milano perché, pur avendo una maggiore presenza immigrata, ha una minore variabilità di culture e provenienze.

“Immigrazione frammentata”

 “L’Italia – scrivono i ricercatori – ha vissuto l’immigrazione molto dopo rispetto altri Paesi europei e ha avuto un’immigrazione molto più frammentata. Oggi, in ogni caso, con 5 milioni di stranieri residenti e almeno 1 milione di italiani di origine straniera (naturalizzati), l’Italia si è accorta di essere diventata un Paese multietnico. Tuttavia, il cambiamento non è avvenuto in maniera uniforme su tutto il territorio”. Oggi nel nostro Paese sono presenti ben 192 diverse cittadinanze. Ma ogni provincia fa a sé. Quella che ne raggruppa di più è Roma (185), seguita da Milano (167) e Napoli (164). Questa vivacità si riscontra anche nel mondo produttivo. Nella provincia di Milano si possono infatti trovare ben 190 diverse nazionalità tra gli imprenditori, segue Roma con 184 e Torino con 163. Quanto alle acquisizioni di cittadinanza da parte di stranieri, i nuovi italiani residenti a Mantova incidono per oltre il 5% sui residenti, valori simili anche a Brescia e Vicenza. La media nazionale invece è solo del 2%.

Il caso Prato

E ancora: a Prato il 22% della forza lavoro (ovvero occupati e persone in cerca di occupazione) è costituito da immigrati, mentre il primato dei nati stranieri è registrato a Piacenza (32% dei nati). In queste classifiche, Milano primeggia soprattutto per la forte presenza nel territorio di lavoratori migranti.

Milano da record

La classifica finale? Ipotizzando che il 100% spetterebbe a un’ipotetica provincia con i valori massimi per ciascuna variabile, la provincia italiana con la massima “multietnicità” è Milano, con un valore del 77,2%: è lei dunque la regina del melting pot italiano. Seguono Roma (72,9%) e Brescia (71%). Complessivamente, tra le prime 20 dominano le province del Centro-Nord. Tre regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, contano cinque province nella top 20 nazionale. Al contrario, tra le 20 province con la più bassa multietnicità troviamo principalmente le città del Sud: cinque della Sicilia, quattro della Puglia e tre della Sardegna e della Calabria. Fanalino di coda, Enna.

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