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Virus nei pipistrelli, trovati ceppi quasi uguali a Sars-Cov2

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Le reti finissime e invisibili, tese all’imboccatura delle grotte di calcare del Laos, non catturano solo i pipistrelli che abitano lì dentro. Cercano anche di scoprire le potenziali epidemie che ci circondano a nostra insaputa. E ambiscono a svelare perché, di tutti i coronavirus che da sempre abitano nel corpo di questi mammiferi vecchi 60 milioni di anni, uno in particolare oggi stia perseguitando l’umanità. I ricercatori dell’Institut Pasteur di Parigi e dell’università del Laos hanno catturato 645 pipistrelli di 46 specie diverse per studiare i patogeni che popolano il loro organismo. E hanno trovato i tre coronavirus più simili a Sars-Cov2 mai scoperti finora.

Similitudine al 96%

La loro similitudine con il responsabile della pandemia supera il 96% del genoma. Anche loro sono capaci di penetrare nelle nostre cellule e riprodursi al loro interno, anche se non con l’efficienza del virus che sta spazzando il mondo. “Il ritrovamento rafforza l’ipotesi che Sars-Cov2 abbia avuto origine nei pipistrelli che abitano le grotte di calcare del sud-est asiatico e della Cina meridionale” scrivono i ricercatori su Nature.

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Nel loro corpo migliaia di coronavirus

“E c’è poco di cui stupirsi”, reagisce Andrea Locatelli, ricercatore dell’unità di ricerca in malattie dell’invecchiamento ed esperto cacciatore di pipistrelli (questi animali sono campioni di longevità e sono particolarmente resistenti a patologie come il cancro, per questo interessano la medicina). “Nel loro organismo sono stati individuati qualcosa come 4mila diverse sequenze genetiche di coronavirus” spiega. Quelli individuati dai francesi condividono con Sars-Cov2 la capacità di legarsi ad Ace2, il recettore che si trova sulla superficie delle nostre cellule e funge da porta di ingresso. Sono dunque in grado di infettare l’uomo. “Ma gli manca un elemento – spiega Locatelli – che li rende così altamente contagiosi”. Tecnicamente si chiama “furin cleavage site”. Possiamo immaginarlo come un meccanismo che fa girare meglio la chiave nella serratura e permette al virus di entrare con più facilità nelle nostre cellule.

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Il meccanismo “oliato”

Il fatto che questo elemento mancasse nei coronavirus dei pipistrelli ci ha fatto immaginare che esistesse un ospite intermedio – si è parlato del pangolino – che abbia ospitato Sars-Cov2 prima di trasmettercelo. “Ma è anche possibile che la versione poco infettiva abbia circolato a lungo nell’uomo prima di subire una mutazione che l’abbia enormemente accelerata” ipotizza Locatelli. Il “meccanismo oliato” di infezione potrebbe essere nato direttamente nell’uomo, senza bisogno di immaginare un ospite intermedio.

La conferma della provenienza dagli animali

Sono dettagli che probabilmente non conosceremo mai. “Ma il ritrovamento dei ricercatori francesi rende poco plausibili le ricostruzioni più macchinose” spiega il ricercatore. Come quella del virus creato in laboratorio e poi sfuggito di mano ai suoi Frankenstein. Non solo l’origine nei pipistrelli è molto verosimile. E’ anche ripetibile, con tutti i coronavirus che questi mammiferi ospitano. “Il loro organismo li tollera molto bene. Non se ne ammala” spiega Locatelli. Un virologo dell’università di Glasgow, David Robertson, aveva definito il lavoro dei colleghi francesi del Pasteur “affascinante ma terrificante”.

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Un dubbio nella tesi

L’unico elemento che non torna in questa ricostruzione è il luogo: il Laos dista 1.600 chilometri da Wuhan. Nessuno in Cina ha mai trovato parenti di Sars-Cov2 nei pipistrelli locali. O forse semplicemente a noi nessuno lo ha detto. “In ogni caso, distanze simili per questi animali non sono una barriera alla diffusione dei virus” spiega il ricercatore di Milano. “I pipistrelli sanno attraversare montagne, vivono in colonie che possono raggiungere le decine di migliaia di esemplari, migrano tra rifugi invernali ed estivi e si mescolano spesso ad altre colonie. Non sono affatto animali da denigrare, neanche loro se la passano bene a causa della distruzione dell’habitat. Ma con i tanti virus che si portano addosso, hanno effettivamente tutte le caratteristiche adatte per diffondere infezioni”.

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