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Per l’ennesima volta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni decide di prendere di mira Repubblica e lo stesso fanno, in maniera splendidamente coordinata, i giornali che sostengono il governo di destra, da Libero al Giornale (il cui proprietario è un parlamentare eletto tra le fila della destra). Testate che a loro volta personalizzano ulteriormente attaccando un nostro collega, nonché rappresentante sindacale.
I report internazionali sullo stato di salute della libertà di stampa in Italia parlano chiaro: la situazione è critica e il livello di intimidazione è alto. Nulla di cui stupirsi quando il governo è guidato da forze politiche che non hanno rinnegato una cultura politica che si è sempre basata sulla soppressione del dissenso e della negazione delle libertà, in primis quelle sindacali e di stampa.
Repubblica ha però una sua chiara storia e identità, diametralmente e orgogliosamente opposte a quelle della premier e del suo partito. Tutto è dichiarato, in piena trasparenza, sin dal primo editoriale del 1976 del fondatore Eugenio Scalfari. Nel nostro modo di fare giornalismo sosteniamo i valori della sinistra, quindi dell’antifascismo, dell’uguaglianza, dell’avanzamento dei diritti sociali e civili per tutte e per tutti.
Minacce e azioni coordinate da squadrismo mediatico non ci spaventano né ci faranno arretrare di un millimetro: i potenti passano, il giornalismo resta.