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di Alessandro Pellizzari
I primi a farne le spese sono stati i termometri: antichi (inventati da Galileo Galilei nel 1607) quanto efficienti nel misurare la temperatura di molte generazioni, hanno dovuto cedere il passo all’elettronica e alla difesa dell’ambiente. Il mercurio che contenevano è infatti un metallo tossico che, una volta disperso per terra e per mare può avvelenare anche l’uomo, per esempio attraverso l’assunzione di pesce contaminato. I rischi? Alte dosi possono causare danni al sistema immunitario e a diversi organi, cervello compreso.
Adesso verrà bandito definitivamente dagli amalgami di color nero-argento, i più longevi e diffusi fra i pazienti odontoiatrici (composti appunto al 50% da mercurio), ma l’uso del metallo era già proibito per i minorenni sotto i 15 anni e per le donne incinte o in allattamento. «E di fatto è in disuso da anni presso i dentisti, perché ormai sostituito dai nuovi materiali senza rischi per la salute e completamente bianchi, quindi con un’estetica insuperabile», sottolinea Giuseppe Allocca, professore a contratto di Igiene dentale all’Università di Milano.
Ma il problema è: se il mercurio è tossico, oggi dobbiamo correre tutti dall’odontoiatra per farci togliere le nostre vecchie otturazioni?
È più pericoloso il pesce al mercurio
Innanzitutto bisogna ridimensionare il rischio tossicità legato alle otturazioni. «Gli amalgami una volta venivano chiamati “piombature”, ma non contengono piombo, il nome deriva dalla colorazione caratteristica», spiega Allocca. «In realtà sono fatti di una lega metallica composta da argento, stagno, rame e zinco, e il mercurio serve a rendere queste materie manipolabili prima di essere inserite nella cavità orale in forma liquida, poi indurita dalla tecnica odontoiatrica. Già negli anni Duemila erano stati pubblicati i primi lavori scientifici sulla tossicità del mercurio che suggerivano addirittura la rimozione delle vecchie otturazioni, ma ad oggi non ci sono studi accreditati, definitivi e con dati incontrovertibili sui danni alla salute legati alla presenza di amalgama in bocca».
«Non ci sono dubbi che il mercurio sia tossico, perché se ingerito si accumula nelle guaine dei nervi causando patologie neurologiche con sintomi come la perdita più o meno grave di sensibilità a mani e piedi (parestesie) e problemi di deambulazione, per citarne solo alcuni», spiega Mario Cappellin, docente di Ergonomia e Discipline Odontoiatriche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore della Clinica Cappellin.
«Altro discorso riguarda lo stesso metallo ma inserito nell’amalgama. Non essendoci la prova definitiva che questo tipo di otturazione sia innocua o dannosa, è giusto che si applichi il principio di prudenza, e la nuova direttiva europea si ispira a questo, preoccupandosi soprattutto della dispersione nell’ambiente del mercurio e del suo smaltimento. Però l’amalgama non dovrebbe rilasciare mercurio all’interno della saliva se l’otturazione è tecnicamente ben lucidata. Occorre tuttavia considerare anche il cosiddetto fenomeno dell’elettrogalvanismo, che si verifica quando ci sono più metalli diversi in bocca, per esempio varie otturazioni e corone in metallo-ceramica. In bocca allora possono crearsi delle correnti elettrogalvaniche che potrebbero stimolare la perdita di qualche molecola di questi materiali. Occorrono quindi controlli periodici. In ogni caso il mercurio ingerito con il consumo di certi pesci è sicuramente più possibile e pericoloso».
Quando va rimossa davvero
Insomma, sulla tossicità del metallo, se ingerito o assimilato con il cibo e per l’ambiente, non si discute. Diverso è gridare al pericolo otturazioni e correre all’eliminazione obbligatoria dell’esistente.
«Il mercurio non è dannoso quando permane nella cavità orale nella sua forma indurita, ma paradossalmente lo può diventare quando viene rimosso», commenta Allocca. «Questo non vuol dire però che una vecchia otturazione, soprattutto se non tiene più ed è infiltrata dai batteri della bocca, non vada sostituita: anzi, il mercurio si può disperdere nel cavo orale proprio se la “toppa” non è più a tenuta perfetta. Però lo studio odontoiatrico che la fa deve essere attrezzato seriamente per questa delicata operazione: il professionista deve innanzitutto garantire un perfetto isolamento del cavo orale con la diga (un foglietto che si monta ancorandolo ai denti e che impedisce di inghiottire qualsiasi materiale) e deve disporre del separatore di amalgama, uno strumento che fa depositare in una vaschetta il mercurio in modo da essere smaltito e non finire nell’acqua ». «La rimozione dell’amalgama può effettivamente trasformarsi in un autogol», sottolinea Cappellin.
«L’aspirazione dei vapori del metallo, che diventa volatile in fase di rimozione, è infatti delicata e deve essere condotta alla perfezione, con strumenti efficienti al 100%, perché in quel momento si liberano in pochissimo tempo quantità di mercurio migliaia di volte più alte di quelle che si potrebbero liberare dalle otturazioni lasciate in bocca per tutta una vita». «Quindi, se le otturazioni non hanno problemi devono essere solo tenute sotto controllo con la visita una volta all’anno (oltre la seduta di igiene dentale semestrale) eseguendo una radiografia specifica che si chiama Bitewings e indaga lo stato delle corone di un lato della bocca», raccomanda Allocca.
Pro e contro delle nuove otturazioni ai denti
Mettiamo il caso che l’otturazione all’amalgama non regga più o la si voglia sostituire perché brutta o perché ha reso, nel tempo, i denti più scuri (la colorazione grigia tende infatti a essere assorbita dallo smalto).
«I nuovi materiali sono il frutto della ricerca dell’estetica dentale e sono innanzitutto i compositi, resine derivate dai polimeri, bianche e modellabili; non a caso di parla di restauro dentale», spiega Giuseppe Allocca. «Rispetto al vecchio concorrente, durano meno (le otturazioni potevano arrivare a 10-20 anni senza problemi) ma sono nettamente più estetici perché color dente naturale (si arriva alla colorazione personalizzata identica al nostro smalto), più adesivi e quindi precisi nell’evitare falle nell’isolamento e, infine, più conservativi, perché non occorre scavare troppo il dente per ottenere la cavità dove prenderà posto l’otturazione», continua Allocca.
Il restauro può essere diretto, cioè eseguito in bocca dal dentista stratificando la resina composita sul dente, o indiretto, cioè realizzato in laboratorio anche con tecniche CAD-CAM e poi inserito e cementato in un secondo momento. Questi i pro. I contro sono il prezzo maggiorato, la durata minore e la tendenza a ingiallire nel tempo.
«Le nuove ricostruzioni possono essere realizzate anche con gli intarsi in ceramica», aggiunge Cappellin. «Costano più di quelle in resina ma sono molto durature e resistenti (anche più di quelle all’amalgama), non ingialliscono e sono comunque una procedura conservativa e più economica rispetto al rifacimento dell’intera corona dentale. Le otturazioni in composito di solito sono ideali per i denti frontali e più in vista, quelle in ceramica per denti sottoposti a maggior carico masticatorio».
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Tag: denti, otturazioni.