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di Lorenza Guidotti
È un fenomeno a fare i conti! Riesce a stare concentrata per ore sul suo lavoro, senza sentire né fame né sete. È in grado di catturare dettagli che nessuno vede. La lista dei comportamenti prodigiosi di chi ha una diagnosi di sindrome di Asperger è infinita.
E l’immagine stereotipata di questo disturbo (Rain Man e A beautiful Mind hanno fatto scuola) è dura a morire. Fino a poco tempo fa si pensava fosse un disturbo solo al maschile, mentre oggi sappiamo che anche moltissime donne vivono questa condizione. Come ci raccontano la scrittrice Julie Dachez, protagonista Aspie della graphic novel La differenza invisibile (Edizioni LSWR), e Davide Moscone, psicoterapeuta e direttore clinico del Centro CuoreMenteLab a Roma.
«Della sindrome di Asperger si sa ancora poco», afferma lo psicoterapeuta. «Ma è più diffusa di quanto si creda. Circa il 2% della popolazione mondiale presenta queste caratteristiche. Cominciamo dalla definizione: nel DSM-5, (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) non si parla più di Asperger ma di disturbo dello spettro autistico di livello 1, senza disabilità intellettiva e con linguaggio funzionale, anche se qui per comodità continueremo a usare la parola Asperger o Aspie. Parliamo di neurodiversità, non di malattia: significa solo che il cervello di un Aspie è organizzato diversamente. Come se fosse un Mac in un mondo Windows: deve utilizzare un sistema operativo differente per comunicare».
Le strategie di camouflaging
«Finora le diagnosi riguardavano maggiormente il mondo maschile (4-1 era la proporzione)», continua Davide Moscone. «Oggi sappiamo che nel genere femminile la condizione è solo sottodiagnosticata. Si scopre più tardi perché le donne hanno maggiori capacità di adattamento e di emulazione. Utilizzano cioè il “masking”: avendo un cervello più “empatico”, fin da piccole sono grandi osservatrici, imparano a copiare i comportamenti “normali”, socialmente accettabili e in questo modo ritardano la diagnosi reale».
Cercare di adattarsi in un mondo di neurotipici è estremamente faticoso per una persona Aspie e può creare problemi identitari.
Chi sono io se la mia vita è un continuo inseguimento di una “normalità” che non mi appartiene?. «Quando mi hanno classificato come Asperger nel 2016 è stato un momento di grande felicità», afferma Julie Dachez. «Finalmente era stata data una parola a tutte le mie difficoltà. Sono riuscita a capire perché non riuscivo a fare le cose “come tutti gli altri”, perché ero spesso così stanca, perché mi riusciva impossibile mantenere un lavoro a tempo pieno. È stato il tassello mancante della mia identità, per conoscermi meglio e fare pace con me stessa, ed è stato anche ciò che mi ha autorizzato a cambiare vita e a mettere in atto degli aggiustamenti per essere più a mio agio ogni giorno».
I segnali più comuni della sindrome di Asperger
«Ogni persona Asperger è unica e mostra caratteristiche differenti. Ci sono però dei tratti comuni, che si possono manifestare però in grado diverso», suggerisce lo psicoterapeuta.
«Un individuo Aspie ha difficoltà a capire la mente degli altri in modo spontaneo e ad adeguare il proprio comportamento in funzione del contesto sociale», spiega Davide Moscone. «Significa che fa fatica a provare empatia verso il proprio interlocutore, cioè a interpretare cosa sta sentendo e provando chi gli sta di fronte e, spesso, anche cosa sta comunicando l’altro a livello preverbale. Sta ridendo con me o di me? Spesso non coglie i sottintesi, i doppi sensi e le battute. È anche molto sincero: se per esempio un vestito ti sta male, lo dice e basta. È incapace di fingere per convenienza e in questo modo gli capita di apparire insensibile, freddo e distaccato. Mette in atto comportamenti ripetitivi che lo tranquillizzano e non sopporta i cambiamenti, gli imprevisti e le improvvisate.
Inoltre alcune situazioni banali per un neurotipico si trasformano in un inferno per un Aspie: fare due chiacchiere con il vicino di casa richiede uno sforzo pari a quello di presentarsi a un colloquio di lavoro, parlare del più o del meno alla macchinetta del caffè può rivelarsi una tortura, trovare argomenti di conversazione a una festa, ambiente già faticoso per la sovrabbondanza di stimoli come l’alto volume della musica e il sovraffollamento, è una sfida impegnativa. Queste attività richiedono un altissimo dispendio energetico in termini emotivi: a un certo punto occorre isolarsi per ricaricare le batterie».
Ovviamente questo pattern comportamentale può suscitare negli altri incomprensione, avversione e favorire il bullismo, soprattutto a scuola e nella fase adolescenziale. «Per questo ottenere la diagnosi giusta è fondamentale», continua Julie Dachez.
«La maggior parte dei miei amici sono neurotipici e capiscono molto bene il mio funzionamento. Quindi non si stupiscono se disdico all’ultimo minuto perché sono stanca o se all’improvviso la sera mi spengo perché non ho più l’energia per chiacchierare. Tutto ora scorre in modo fluido e armonioso. Sanno come sono e ne tengono conto. Credo che questo abbia portato a una migliore comprensione e a un maggiore rispetto per le nostre differenze. L’autismo non è un problema in sé: ciò che è problematico è essere autistici in un mondo che non è adattato al nostro modo di funzionare. Ciò che rende le cose più facili per noi autistici è semplicemente l’inclusione».
Sindrome di Asperger, come si interviene
«Io utilizzo un modello biopsicosociale », spiega il terapeuta. «Se si ha la fortuna di diagnosticare questa condizione nell’infanzia, si può lavorare su tre ambiti di intervento. Il primo è un percorso individuale e di gruppo incentrato sul bambino, il cui obiettivo è far acquisire la consapevolezza di sé: il piccolo impara a gestire la disregolazione emotiva e a interpretare e accettare il proprio modo di essere. Il secondo è un parent training: i genitori vengono istruiti a gestire l’oppositività e il meltdown, cioè la perdita di controllo. Quando le emozioni sono troppo forti, il sistema nervoso simpatico va in sovraccarico e si arriva all’esplosione.
Il terzo ambito è il lavoro a scuola, dove teniamo incontri ad hoc con gli insegnanti. Se la diagnosi arriva da adulti, si procede con una psicoterapia individuale e contestualmente con la partecipazione a gruppi di mutuo-auto-aiuto a distanza dove si lavora in gruppo in funzione delle esigenze dell’individuo», conclude l’esperto.
Le difficoltà delle persone Aspie
Ogni persona Aspie ha caratteristiche differenti: quelle elencate qui sotto sono le più comuni ma variano da soggetto a soggetto.
1. Sono ipersensibili ai rumori, agli odori e alla luce che percepiscono in modo potenziato. Anche il contatto con certi tessuti può metterli a disagio.
2. Possono avere reazioni esagerate di fronte ai cambiamenti di programma, agli imprevisti e ai mutamenti improvvisi.
3. Fanno fatica nelle interazioni sociali, soprattutto se devono relazionarsi con molte persone contemporaneamente.
I punti di forza delle persone Aspie
Nero o bianco: chi ha la sindrome di Asperger ha una mente molto logica e difficilmente manca un obiettivo che si è prefissato.
1. Coltivano interessi speciali: se un tema li appassiona, possono concentrarsi per ore su quell’argomento.
2. Stanno molto attenti ai dettagli: eseguono attività complicate con molta accuratezza e determinazione.
3. Sono molto sinceri, onesti e rispettosi delle regole. Oltre che leali nelle amicizie e impeccabili nell’esecuzione delle loro attività professionali.
(Immagine d’apertura tratta dalla graphic novel La differenza invisibile di Julie Dachez, Edizioni LSWR)
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Tag: asperger, sindrome di asperger.