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Carlo Signorelli: “Mascherine al chiuso e nonni a distanza. Le cautele da osservare mentre tutto riapre”

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Contagi in discesa e primavera in arrivo. La Gran Bretagna si getta la pandemia alle spalle e l’Italia ha un calendario costellato di riaperture. Ma ci sono buone abitudini da mantenere e da portare in vacanza la prossima estate, al di là delle norme in vigore. “Gli ambienti chiusi e affollati restano a rischio. La mascherina lì andrà portata anche in futuro. Godiamoci invece tutte le attività all’aperto e gli stadi potrebbero arrivare presto al 100% di spettatori” suggerisce Carlo Signorelli, che insegna Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica al San Raffaele di Milano.

E’ giusto pensare a un ritorno alla normalità?

“Ci sono tutte le condizioni per prevedere un periodo tranquillo. La copertura vaccinale è alta e l’aggressività del virus bassa. La curva dei contagi è in calo e andiamo incontro alla stagione estiva. Però poi tornerà l’autunno. Non sappiamo cosa accadrà, ma difficilmente possiamo considerare chiusa la partita. L’evoluzione del virus e delle sue varianti andrà seguita con molta attenzione”.

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Cosa può fare ciascuno di noi?

“Le decisioni sulle riaperture saranno frutto di discussioni politiche. Dovremo quindi usare anche il buon senso per proteggerci. Con questo non voglio dire che non potremo osare di più rispetto al passato. Oggi abbiamo più di un milione di positivi e ancora decine di migliaia di casi. Ma quando la circolazione del virus scenderà, diminuirà in proporzione anche la probabilità di incontrarlo. Ci potremo consentire attività che fino a ieri erano proibite”.

Per esempio?

“Stare all’aperto senza mascherina è molto poco rischioso, a meno che non ci si ritrovi in un assembramento. Viceversa, continuerei a portarla nei luoghi chiusi con altre persone. A mia madre novantenne dico di tenerla sempre al chiuso, con chiunque si ritrovi”.

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Accetterebbe di sedersi a una tavolata al ristorante al chiuso?

“Lì la mascherina non può essere portata e l’obbligo di Green Pass prima o poi cadrà. Allora farei un altro tipo di ragionamento. Se ho fatto la terza dose e non ho particolari fattori di rischio per la mia salute, accetterei l’invito. Se invece fossi una persona non a posto con la vaccinazione, molto anziana o con una delle condizioni sfavorevoli per il Covid, farei meglio a declinare. Non sono casi circoscritti. Il 10-15% della popolazione è senza terza dose”.

Farebbe abbracciare nonni e nipoti?

“Gli anziani non sono necessariamente immunocompromessi, ma il loro sistema immunitario è più debole. Fra i bambini la circolazione del virus è ancora vivace. Cercherei di evitare le effusioni tra nonni e nipoti, anche perché abbiamo imparato che i contagi avvengono soprattutto in ambito domestico. E’ una caratteristica che la pandemia ha avuto fin dall’inizio. I contatti fra i familiari e le visite dei parenti sono stati un grosso motore dei contagi”.

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Come possiamo immaginare le vacanze?

“Sui mezzi di trasporto affollati e non aerati il contagio non può essere escluso. I pullman con i finestrini chiusi non sono troppo sicuri. Durante crociere e soggiorni alberghieri occorre evitare situazioni a rischio. Nei musei è possibile restare distanziati, purché non ci siano code all’ingresso. Starei attento a viaggi in  paesi al di fuori dell’Europa, dove potrebbero affacciarsi nuove varianti. Il rischio non è solo quello di ammalarsi, ma anche di vedersi rovinata la vacanza. Tamponi prima e dopo il viaggio, nuove norme di contenimento adottate da un paese all’improvviso, o un positivo sulla nave da crociera vogliono dire complicazioni a non finire”.

E al ritorno dalle vacanze cosa ci attende?

“Gli studi ci diranno quanto dura l’immunità da vaccino o da infezione. Ora facciamo previsioni basate sull’esperienza, ma nel corso dei prossimi mesi le osservazioni scientifiche saranno più precise e ci indicheranno se ci sarà bisogno di una quarta dose per tutti o solo per le persone fragili”.

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