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“Ti amo motocicletta, ti amo burro d’arachidi”: in Abruzzo il premio per le lettere d’amore più strane

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“Mi manchi Burro D’Arachidi.” E’ una dichiarazione d’amore al burro di arachidi, passione sregolata e insana, di chi vive di vizi più che di virtù, uno dei testi più applauditi al concorso Premio lettera d’amore, singolare kermesse giunta alla XXIV edizione che si tiene ogni anno in Abruzzo, a Torrevecchia Teatina. Premio da cui è scaturito un altrettanto singolare museo, il Museo della Lettera d’Amore, la cui sede è nel settecentesco Palazzo del Marchese Valignani che fu vicecustode dell’Arcadia di Roma. Negli anni tra i premiati si sono alternati nomi importanti come Maurizio De Giovanni, Barbara Alberti, Renato Minore. Il Museo accoglie epistolari storici da tutto il mondo, uno dei più antichi risale alla prima guerra mondiale ed è firmato dal nipote di Gabriele D’Annunzio. Interessanti e bizzarri i testi delle lettere d’amore, i cui destinatari sono ben altro dai soggetti dell’amore romantico. C’è chi scrive alla propria motocicletta, chi al distributore di sigarette, chi alle melanzane alla parmigiana, chi al contrabbasso.

Lettera al burro d’arachidi

Oppure, addirittura, al burro d’arachidi, come nella missiva firmata da Elisa Vettor. “Amo tutto di te. Il colore del tuo incarnato mi ricorda la calda sabbia del deserto del Sahara e mi parla di terre lontane e inesplorate. Da quando ti ho assaporato tutte le mie barriere di diffidenza sono cadute ed ora è troppo tardi per dirti addio. Alcuni definiscono i miei gusti stravaganti, addirittura sofisticati e potresti pensare che la mia passione per te sia dettata da un semplice capriccio; il voler dimostrare di non avere gusti che si adattano alla massa. Ma credimi quando dico che hai dato un tocco speciale alla mia vita”.

L’amore per Cézanne

Tra le diverse lettere di quest’anno c’è, ad esempio, quella di Mauro Barbetti dedicata, più tradizionalmente rispetto al burro d’arachidi, a un soggetto umano, in questo caso al pittore Paul Cézanne: “Venivo spesso a trovarti a Jas de Bouffan, oltre cui la campagna provenzale diviene un’esplosione di colori. Tu l’avevi eletta come luogo dell’anima. E camminavamo, parlavamo, o meglio, soprattutto tu parlavi, per ore intere, senza stancarti, senza fermarti. Ed io ti seguivo e ti ascoltavo rapito. Attraversavamo fattorie, campi coltivati, boschetti solitari. Il fulcro della visione sempre quello, la tua montagna, il Sainte Victoire”.

Il vincitore

Ma è la lettera di Michele Garau, giovane ingegnere civile sardo, ad aver convinto maggiormente la giuria, che gli ha assegnato il primo premio. Una vera lettera d’amore a una donna di cui si cela il nome. “Forse, magari un giorno, mi piacerebbe poterti raccontare di tutte quelle volte in cui sono tornato indietro per riviverti, per riscoprire di nuovo quell’attimo in cui, sfiorandoti, non ho sentito altro che il profumo di te pervadermi. Oggi so che sapore ha la prima volta…Ora di te, custodisco ogni attimo di luce insieme al buio più profondo, perché anche se vittime o carnefici, al vuoto più intenso preferisco la pace di un mondo, che in un modo o in altro, è sempre stato soltanto nostro”. Non sappiamo come sia andata a finire, non sappiamo chi sia la destinataria, di certo il poeta è un romantico, come si addice a un concorso di lettere d’amore.

 

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