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L’ironia di Di Maio sulla lite con Grillo: “Conte gli porterà via anche l’argenteria”

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Un terzo incomodo entra nella faida del Movimento. Tra il silenzio di Beppe Grillo, muto dopo il post d’accusa al nuovo corso 5S, e la tenacia di Giuseppe Conte, che non arretra dopo i diktat, ecco Luigi Di Maio: «In pochi mesi Conte porterà via (a Grillo) anche l’argenteria», è il commento ironico dell’ex vicepremier contro il fondatore. Un affondo che esaspera i toni e che rischia di oscurare il vero nodo della Costituente: quel limite ai due mandati che se non verrà rimosso costringerà il leader a dire addio a quasi sessanta parlamentari, fedelissimi compresi.

Conte: “Grillo la smetta di condizionare i 5 Stelle. Renzi? Ci fa perdere voti”

di Stefano Cappellini

25 Agosto 2024

«Ha fatto bene, bravo Gigi», è la reazione di alcuni suoi compagni di scissione ora fuori dal Parlamento. Alcuni tornati alla loro occupazione, altri ancora in cerca. Non Di Maio, da un anno rappresentante dell’Ue per il Golfo Persico: «Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative — dice all’AdnKronos — altrimenti l’avrebbe già fatto». Poi la stoccata al garante: «Ha 300 mila buone ragioni per non opporsi». Il riferimento è al contratto da consulente percepito da Grillo. Il garante «da statuto ha un potere enorme», ma se si opponesse davvero al voto dell’Assemblea su nome, simbolo e mandati, il leader pentastellato «gli toglierebbe tutto», giura Di Maio.

Di Maio attacca Conte dopo il flop Europee. Caustico Di Battista: “Finché era ministro gli andava bene, anche lui ha snaturato il M5S”

12 Giugno 2024

Il ritorno di “Giggino” dura un attimo: l’ex vicepremier del governo gialloverde vola in Arabia Saudita, a Roma comanda sempre Conte e il rilancio del partito non verrà infastidito dal vecchio capo politico 5S, oggi inviso ai più. Lontani i tempi della separazione dimaiana, tanto che l’ex premier a Repubblica dice stavolta di «non vedere rischi di scissione» ma di essere «stupito della reazione di Grillo».

La tempesta è solo rinviata. Corre spedita la raccolta di idee e tra le migliaia inviate da iscritti e simpatizzanti molte toccano quelli che per Grillo sono i «tre pilastri insostituibili». Anzi, circa 500 proposte riguardano l’abolizione del limite dei due mandati. «Una garanzia che il Movimento rimarrà fedele al suo spirito originario» per Grillo; un divieto che però, secondo un’analisi di Arcadia, più del 50% dei sottoscriventi vuole cambiare.

M5S, ora il fronte dei ribelli punta sul ritorno di Di Battista

di Giulio Ucciero

24 Agosto 2024

Più che il nome e il simbolo, dispute che si risolveranno forse in tribunale, è il terzo mandato l’obiettivo dell’Assemblea del 19 ottobre, tappa finale del rinnovamento 5S. Tra modifiche e tagli, sul tavolo dovrà arrivare la formula giusta. Un divieto che «va superato da tempo per fermare l’attuale verticismo» del Movimento, secondo Di Maio. O un compromesso necessario per rimediare alla batosta delle europee, appuntamento che ha visto il Movimento presentarsi senza nomi noti e con una lista poco competitiva. L’occasione è ghiotta, all’interno non lo negano più: il limite «porta più danni che benefici», è la tesi della vicecapogruppo Vittoria Baldino. La regola aurea che per 15 anni non ha permesso ai politici 5S di candidarsi una terza volta, ora è diventato un handicap da cancellare: «O il limite vale per tutti i partiti oppure non giochiamo ad armi pari», spiega Stefano Patuanelli, capogruppo 5s al Senato.

Borrè: “Simbolo e nome 5S appartengono a Grillo. Ma lui è restio alle vie legali”

di Giulio Ucciero

23 Agosto 2024

La matassa 5s è facile da sbrogliare, basta guardare ai numeri: alla Camera su 51 deputati solo 16 sono al primo giro; al Senato su 26 sono appena 8 i “novellini”. Giuseppe Conte dovrebbe dire addio a 53 parlamentari su 77, fedelissimi inclusi. Non solo, senza il limite l’M5S potrebbe rischierare i volti più amati dalla base: «Pensate cosa vorrebbe dire un Roberto Fico a Napoli o uno Stefano Patuanelli in Friuli», ragiona un parlamentare 5s.

Non un «Luigi Di Maio in Parlamento», certo. E nemmeno un «Alessandro Di Battista a Roma»: l’ex tribuno 5s ha un solo mandato sulle spalle, è uscito da oltre tre anni e sta smentendo tutte le voci che parlano di un suo riavvicinamento al fondatore: quello che succede sono «affari del Movimento, non ci metto bocca», ha replicato ai curiosi. Niente ritorno, per ora. Quando sarà saltato anche il limite dei due mandati o «l’ultimo principio rimasto», come lo chiama qualche nostalgico grillino, chissà.

 

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