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Crisi ucraina, mille profughi già in Italia ma potrebbero arrivarne almeno 800mila: ecco il piano di accoglienza

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In Italia ne sono arrivati già circa un migliaio, per lo più donne e bambini, quasi tutti diretti a casa di familiari o amici che nel nostro Paese vivono e lavorano. L’associazione Italia-Ucraina stima in 800-900 mila i profughi che potrebbero cercare rifugio nel nostro Paese, ma è impossibile prevedere quanti saranno coloro che nelle prossime settimane potrebbero arrivare. Il Viminale, al momento, ha predisposto un piano di accoglienza per 16mila posti nelle strutture destinate ai migranti, 13mila nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e 3.000 nella rete Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) quest’ultimo decisamente più adatto visto che – almeno per ora – a cercare rifugio sono soprattutto anziani, donne e bambini. A giudicare dalle previsioni fatte da Unhcr e Nato – che parlano di 5-6 milioni di persone in fuga dall’Ucraina – i posti potrebbero essere del tutto insufficienti, ma – spiegano fonti del Viminale – si tratta solo del primo step di un piano impossibile da definire nei numeri e che conta molto sul lavoro nei territori dei prefetti e sulla gara di solidarietà che si sta già registrando.

Il piano di accoglienza “esterna”

L’Italia conta la più ampia comunità ucraina d’Europa, quasi 250 mila persone, la maggior parte delle quali residenti in Lombardia, Emilia Romagna e Campania. E’ dunque prevedibile che migliaia di profughi arrivino nel nostro Paese ma già con un indirizzo dove andare, trovando ospitalità a casa di familiari e amici. Una soluzione di certo preferibile ai centri di accoglienza. Ma ovviamente si porrà il problema del loro mantenimento. Toccherà allo Stato, attraverso i Comuni o alla rete di enti, associazioni, volontariato, mettere a punto un piano per provvedere ai pasti, o con l’allestimento di mense o in alternativa con la distribuzione di buoni spesa, all’assistenza sanitaria, e successivamente all’iscrizione a scuola dei bambini, ai corsi di italiano, a quelli di formazione e lavoro per gli adulti.

L’esempio di Troia in Puglia

Un modello in Italia già collaudato e che alcuni Comuni stanni già predisponendo come  ad esempio a Troia: il piccolo centro del Foggiano ha già stabilito che tutti i cittadini ucraini che vivono lì possono richiamare in Italia parenti e familiari in pericolo, il Comune offrirà loro vitto e alloggio. “Non possiamo fermare la follia della guerra, ma possiamo dare aiuto a chi la guerra la subisce”, dice il sindaco che ha messo a disposizione due numeri di telefono per i primi contatti e per avviare le procedure (0881/978408 – servizi sociali; 333.4329024 – staff del Sindaco).

Status di rifugiato per un anno

Domani a Bruxelles la Ue varerà la direttiva di accoglienza temporanea che prevede in automatico il riconoscimento della protezione internazionale per un anno (rinnovabile) a tutte le persone che provengono dalle zone di guerra che non dovranno dunque presentare alcuna richiesta di asilo da passare al vaglio delle commissioni territoriali. Riceveranno il documento e potranno circolare liberamente in Europa. Non è dunque prevista alcuna ripartizione in quote di accoglienza per i 27 stati membri dell’Europa visto che i profughi saranno liberi di muoversi e di scegliere il Paese in cui andare a raggiungere amici e parenti.  Alla riunione dei ministri dell’Interno di giovedì a Bruxelles sarà presente anche la ministra Luciana Lamorgese che oggi relazionerà invece sul piano di accoglienza al Comitato Schengen.

Il censimento delle strutture

I prefetti nel frattempo si stanno già muovendo con un censimento di tutte le strutture che potrebbero eventualmente essere disponibili qualora – come è molto probabile – la richiesta di posti per sistemare chi non ha dove andare dovesse andare oltre i 16 mila posti previsti: si valutano anche gli alberghi Covid, al momento in disuso, ma anche tutte le strutture ricettive che non hanno mai riaperto dopo l’emergenza Covid. Alle prefetture anche il compito di gestire l’enorme quantità  di aiuti umanitari che si sta registrando in tutta Italia.

Le Regioni approntano anche i Covid hotel

Anche gli alberghi sanitari usati fino a poco tempo per gli isolamenti dei positivi al Covid potrebbero accogliere i profughi ucraini. Le Regioni si riuniscono oggi con il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e hanno già anticipato di essere pronte a dare una mano. Sia con il sistema sanitario che appunto con strutture per l’alloggio. Verranno mantenute le convenzioni con i titolari degli spazi. Ci sono poi realtà, come la Toscana, che stanno anche valutando l’utilizzo di strutture delle Università. Il Veneto hanno già attivato spazi nell’ex ospedale di Valdobbiadene, dove sono arrivate 13 persone. “Con il Comune di Roma e la Protezione civile abbiamo attivato la verifica sulle strutture alberghiere qualora arrivassero, come probabilmente avverrà, flussi dall’Ucraina, e ci sia così il massimo dell’accoglienza e dell’ospitalità”, ha detto il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti. La Campania ha già pronto il Covid center della Asl Napoli 1. Questi sono solo alcuni esempi, ci si sta preparando un po’ dappertutto, anche perché bisogna fronteggiare arrivi di persone che viaggiano con mezzi diversi, dall’auto al treno. Con Curcio si cercheranno di coordinare gli interventi.

La conta dei farmaci e dei dispositivi medici

Il ministero alla Salute ha chiesto a tutti gli ospedali di fare una ricognizione di farmaci, dispositivi e apparecchiature medicale disponibili, per capire cosa si potrà inviare, se necessario, in Ucraina. Anche le Regioni stanno facendo un inventario. “La protezione civile sta coordinando le operazioni per l’invio di materiali e attrezzature in supporto alla popolazione ucraina – dice il presidente della Liguria Giovanni Toti. A questo proposito, come protezione civile regionale entro domani pomeriggio invieremo al Dipartimento la lista dei medicinali e delle apparecchiature medicali che siano immediatamente disponibili: in queste ore è in corso la ricognizione in tutte le nostre aziende ospedaliere e sanitarie”. Tutte le Regioni hanno ovviamente dato la disponibilità a dare assistenza sanitaria a profughi che avessero problemi.

Gli ospedali pediatrici: “Siamo pronti”

L’associazione degli ospedali pediatrici italiani ha detto di essere a disposizione delle organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali “per supportare, attraverso la sua rete, le necessità delle persone coinvolte nella guerra”. Le strutture italiane dedicate alla cura di bambini e adolescenti fanno sapere che stanno “predisponendo un piano coordinato per accogliere i piccoli che ne avranno bisogno e che potranno raggiungere l’Italia grazie all’attivazione di canali umanitari”. Il presidente di Aopi, Alberto Zanobini del Meyer di Firenze, ha contattato nei giorni scorsi gli ospedali che fanno parte del network Echo, “European Children’s Hospital Organisation”, in particolare con gli ospedali di Helsinki e Varsavia, in prima linea per fronteggiare l’emergenza profughi.

Tamponi per tutti

Il ministero alla Salute sta lavorando sui controlli anti Covid dei profughi. L’idea è di fare un tampone a tutti al di là del loro stato vaccinale ma visto che gli ingressi sono difficilmente controllabil9, si farà un invito a tutti coloro che arrivano dal Paese sotto attacco della Russia a fare il test. Dal primo marzo agli gli stranieri basta rispettare le condizioni del Green Pass base (guarigione, vaccino o tampone) per entrare in Italia. Per gli ucraini dunque verrebbe fatta un’eccezione, cioè si chiederebbe sempre il test. Si tratta di una decisione che non cambierebbe molto le cose, visto che in Ucraina il vaccino è molto poco diffuso, solo il 35% dei cittadini hanno concluso il ciclo.

Vigilanza sugli obiettivi sensibili

Tutti i comitati per l’ordine e la sicurezza stanno anche facendo il punto sulle misure di vigilanza, già adottate, legate a obiettivi ucraini, russi e dei Paesi Nato presenti sul territorio, prevalentemente istituzioni, associazioni, attività commerciali e luoghi di culto, oltre ai luoghi di ritrovo e aggregazione tipicamente frequentati da persone di nazionalità ucraina e russa, per i quali non si sono registrate criticità.
 

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