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Regionali, in Liguria il centrodestra è nelle mani di Bucci: 24 ore per decidere, il sindaco verso il sì. E Salvini promette: “Oggi il candidato”

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Un’ultima giocata a carte scoperte, la puntata per portarsi via tutto. Oppure un bluff per coprire altro, o più semplicemente il tentativo di spazzare lontano il pallone: un modo, più o meno riuscito, di guadagnare tempo utile alla discussione sulla Liguria sulla quale si è impantanato il centrodestra a neanche 50 giorni dal voto d’autunno. Serviranno ancora poche ore, per capire come definire la proposta a sorpresa che a destra ha monopolizzato il dibattito della giornata di ieri, l’ennesima passata alla ricerca di un candidato presidente che ancora non c’è: schierare alle Regionali il sindaco di Genova Marco Bucci.

A prescindere da che tipo di operazione si rivelerà, del resto, dove porterà l’ennesima giravolta delle forze di maggioranza in tema di candidature liguri probabilmente si capirà già oggi. Il primo cittadino si sarebbe preso infatti 24 ore per decidere se accettare la sfida. E a caricare l’attesa della risposta ci ha pensato il vicepremier Matteo Salvini, leader del partito di riferimento dello stesso sindaco, al termine della riunione con i parlamentari leghisti, nella tarda serata di ieri. Quando ha promesso: «Sulla Liguria si chiude nelle prossime 24 ore, e sarà una sorpresa».

Un’idea nata suggestione, poi vagliata in casa Lega, cresciuta fino alla possibilità di un impegno diretto di uno dei leader nazionali del fronte, – una telefonata di Salvini, e poi quella di Giorgia Meloni che ha convinto il sindaco a pensarci – ieri a domanda precisa sulla possibilità di un suo salto in Regione Bucci si è trincerato dietro un lapidario «Io la campagna elettorale la faccio in ogni caso», pronunciato in Consiglio comunale.

La proposta di fare da «salvatore della patria» – è la definizione che si dà a destra, ormai, in tema candidatura – era già arrivata nelle settimane scorse, in fondo, e la risposta era stata no. Troppo delicate le sue condizioni di salute, troppo rischioso politicamente costringere un capoluogo di regione a tornare al voto anzitempo solo per risolvere i problemi dei partiti a livello nazionale e regionale, cosa che implicherebbe un addio di Bucci al Comune. Troppe implicazioni, pure, nell’inchiesta che ha travolto Toti e la Regione.

Le stesse ragioni per cui i più vicini a lui fanno capire che oggi potrebbe finire nello stesso modo, con un rifiuto. Ma sulle quali, c’è chi spera nel centrodestra, il sindaco potrebbe invece pure passare sopra pur di sbloccare lo stallo della coalizione. Uno scenario che «nessuno può escludere», si fa capire con ottimismo in quota Lega.

Da capire, insomma, c’è così se il secco no di inizio agosto, nonostante l’indice di gradimento del sindaco e l’84 per cento degli elettori di destra che lo vorrebbe candidato (rilevazione Tecné-Primocanale), resterà tale. Oppure se l’ultimo, disperato tentativo del centrodestra, che oggi comunque fotografa fedelmente il pantano in cui si è cacciata la maggioranza in Liguria, più che la certificazione di una crisi passerà per fare da all in vincente. Una risposta dovrebbe arrivare nel pomeriggio di oggi, al più tardi in serata. Decisivo, sarà il consulto dei medici che seguono la cura di Bucci.

Dopo l’ennesima giornata di sabbie mobili, del resto, il viceministro Edoardo Rixi è ancora “sospeso” nel pieno della mano di poker in corso tra Lega e FdI su Liguria, Veneto e i tanti nodi del governo: rimarrebbe il candidato gradito a tutti, ma paradosso vuole che nessuno (per ora) voglia rischiare di intestarsi la candidatura. L’unico altro nome noto sul tavolo è così quello della deputata totiana Ilaria Cavo, mentre risulta difficile pensare a una new entry nel mazzo dei papabili candidati proprio a crisi alle porte.

Se poco ha sortito la prima controproposta di Bucci ai partiti, l’invito a rivalutare il suo vice Pietro Piciocchi, e comunque pronta come seconda, terza scelta il forzista Carlo Bagnasco, l’ex assessora regionale Cavo pur lanciata dagli ultimi sondaggi non pare più poter portare a una convergenza. L’unico passaggio che potrebbe sbloccarne l’investitura, una decisione formale di Meloni, per ora non c’è stato, e difficilmente ci sarà. Nonostante i tempi stretti e «la pesante sponsorizzazione» – viene definita in quota FdI – dei leader a lei più vicini, Toti e Lupi. Ecco il perché della virata a sorpresa su Bucci.

È anche dalla scelta del candidato (o della candidata), per altro, che potrebbe dipendere molto anche dell’impegno dell’ex governatore in questa campagna elettorale. Attivo in tv e sui social, dove ieri è andato in scena un duello a distanza con il candidato del centrosinistra Andrea Orlando – «Ogni volta che vedete una manifestazione contro un rigassificatore, tornando a casa guardate la vostra bolletta», ha postato Toti, «Il trasferimento del rigassificatore da Piombino a Vado costerebbe 500 milioni sulle bollette», la risposta – Toti ha in agenda gli impegni in tribunale e quelli di promozione del suo libro in uscita a metà ottobre, per cui ancora ieri era a Milano nel quartier generale Mondadori.

Ma non sono solo gli impegni extra politica a segnarne un certo distacco nei confronti dei partiti della sua (fu) maggioranza, già emerso più volte in questi giorni di navigazione a vista. A pesare, per forza di cose, è stato anche il “saccheggio” di consiglieri in corso nell’area arancione da parte di Lega e FdI. Una candidatura di Cavo potrebbe rilanciarne impegno e ambizioni, altre chissà, forse pure convincerlo a un’uscita di scena in anticipo sul copione.

 

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