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Psicosette e guru spirituali: ecco come difendersi

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Di colpo, seduta di fronte a te c’è un’altra persona. Non ascolta, è provocatoria, si comporta in modo strano e sostiene teorie bizzarre sullo sviluppo del sé e la ricerca del benessere. Forse è vittima di un gruppo pericoloso: ecco cosa puoi fare

12 Settembre 2024

Centri olistici, spazi benessere, società di ricerca, gruppi di mutuo auto-aiuto gestiti da guru, imbonitori, ciarlatani, santoni che promettono di tutto. Principalmente successo, salvezza spirituale, potenziamento del sé, miglioramento delle performance e competenze cognitive. E invece il risultato è l’asservimento totale all’organizzazione, in una condizione di schiavitù da cui è difficile scappare. Una psicoterapeuta criminologa e uno psichiatra specializzato nei disturbi da dipendenza ci spiegano come funziona questo universo magico e come aiutare le vittime a riprendersi la propria vita.

Lo “psico-controllo”

«Innanzitutto dobbiamo spiegare il fenomeno», afferma Marco Canova, psicanalista, psicoterapeuta e consulente Gris, Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa a Bologna. «Una psicosetta è un gruppo che usa tecniche di controllo mentale attraverso la manipolazione psicologica e strategie di reclutamento ingannevoli. Ecco perché il suffisso psico è determinante». Ed è anche quello che le differenzia dalle sette a sfondo religioso.

«È una distinzione importante. La realtà delle sette sataniche in Italia è decisamente circoscritta, sono in minor numero e più nascoste, elitarie ed esclusive: è difficile entrare e la matrice comune è la divulgazione di un credo, la condivisione di una particolare religione», sottolinea Lorita Tinelli, psicologa clinica, criminologa, cult specialist, presidente del CeSAP, Centro Studi Abusi Psicologici. «Le psicosette invece hanno spesso una matrice casereccia, non sono strutturate e organizzate, mescolano gli aspetti spirituali a quelli psicologici o prettamente economici».

Il sogno di diventare un “vincente”

Successo, affermazione, riscatto e rivincita sulle difficoltà della vita sono gli specchietti per le allodole per le vittime di questi gruppi. Si viene contattati in genere da persone rassicuranti: colleghi, amici o conoscenti con cui si ha già un rapporto di fiducia. Il modo è accogliente, l’atteggiamento gentile e se la persona in questione è in un momento di fragilità, il gioco è fatto. «In realtà il principale fine di queste organizzazioni è la destrutturazione mentale e l’annichilimento dei partecipanti, oltre all’arricchimento indebito ai danni degli affiliati», precisa Marco Canova, «anche se ultimamente stiamo notando come più che l’avidità, ciò che galvanizza questi guru è il potere psicologico sulle persone del gruppo».

Per i leader delle psicosette, ottenere un potere totale sulla persona più che sul suo conto in banca è la massima gratificazione: «Questi “pseudomaestri” cercano un’acquiescenza totalitaria», continua Lorita Tinelli. «La profilazione del santone è semplice: si tratta di una personalità di tipo narcisistico che si autoalimenta esercitando il potere sugli altri», afferma la criminologa. «Si ritengono detentori di una verità assoluta e di poteri spirituali e taumaturgici: così l’individuo viene annullato nel gruppo. È uno scippo di personalità, con il conseguente azzeramento delle opinioni individuali e del controllo sul proprio tempo e finanze».

A me non può succedere

Sbagliato. Nessuno si senta al sicuro: ognuno di noi può cascare nella rete. «Chi nella vita non ha mai avuto un momento di fragilità?», continua Marco Canova. «La perdita del lavoro, un lutto, una separazione, una malattia ma anche semplicemente un periodo di difficoltà può favorire l’ingresso in questi falsi gruppi di auto-aiuto. Da lì rimanere invischiati è un attimo perché questi santoni fanno leva su tre bisogni essenziali: essere ascoltati, compresi e accettati. 

I meccanismi di fascinazione utilizzati sono moltissimi: dal love bombing (“tu sei importante”, “non possiamo fare a meno dite”, “nessuno ti apprezza e ti ama come noi”: messaggi di questo tipo vengono inviati anche 40 volte al giorno) al vero e proprio brain washing, lavaggio del cervello in cui la personalità del neofita viene completamente annullata in favore di quella della setta». «È interessante anche notare che la composizione sociale delle vittime è variegata», specifica la criminologa. «A volte cascano in trappola anche persone istruite e informate».

Vieni con noi

«Nella mia esperienza, l’adescamento prevede tre fasi: la persuasione, l’addestramento e la manipolazione», sottolinea Marco Canova. «Ogni tappa richiede compiti precisi dove il neoaffiliato deve sottoporsi a prove-riti di iniziazione. In questo processo, l’individuo viene progressivamente isolato dai propri affetti e legami. Si fa tabula rasa della famiglia, degli amici e perfino del partner. Ci sono grandi organizzazioni internazionali che si muovono molto bene su Internet e promuovono workshop e weekend esperienziali per la promozione del sé e lo sviluppo delle proprie capacità», avverte Marco Canova.

«Sanno utilizzare gli strumenti di webmarketing e spesso riescono a catturare la preda al primo incontro. Un mio paziente è stato recentemente agganciato in questo modo: un corso full immersion della durata di un weekend di 12 ore al giorno (al costo di ben 700 euro), senza poter bere, mangiare o andare in bagno. Alla fine del training era completamente soggiogato». E poi ci sono le associazioni, i gruppi di studio, i centri olistici, i gruppi di autoaiuto, i seminari di crescita spirituale. «Agiscono prevalentemente nelle grandi città e spesso in qualunque luogo si possa mettere un banchetto come nei mercati o in manifestazioni di piazza», precisa Lorita Tinelli.

Non ti riconosco più

La vittima cambia carattere e abitudini in pochissimo tempo. «Una delle caratteristiche principali è l’improvvisa aggressività della persona che è entrata nella setta. Che sia un partner, un figlio o un amico, il mutamento è radicale. Ogni pretesto è buono per dimostrare che il suo entourage affettivo non lo capisce, non lo valida e non è di supporto. Per non parlare dello stile di vita: a volte gli adepti devono sottoporsi a regimi alimentari rigidissimi o a digiuni prolungati, oppure a sessioni estenuanti di attività fisica o, ancora, devono svegliarsi e andare a dormire a determinati orari», spiega lo psicoterapeuta.

«A questo si aggiungono una serie di comportamenti bizzarri come il parlare ossessivamente di certi argomenti, l’obbedienza a regole insensate o lavori imminenti da compiere. Un altro campanello d’allarme è il danno finanziario: a ogni affiliato vengono chiesti soldi in continuazione. Nel peggiore dei casi poi si arriva all’abuso sessuale, subito o compiuto», continua Lorita Tinelli.

La via di fuga

Liberarsi dalla catene di una setta è difficile. In genere il leader conosce i punti deboli dell’adepto e li utilizza per mantenere il proprio potere. «Fanno leva sul senso di inadeguatezza della vittima», puntualizza Marco Canova, «e sulla colpevolizzazione. “Questo è il riconoscimento per quello che abbiamo fatto per te”, “Davvero vuoi darmi questo grande dolore?” o ancora “Non eri nessuno prima di incontrare noi” sono solo alcune delle frasi-chiave che vengono indirizzate a chi vuole emanciparsi.

«Se si vuole essere d’aiuto è molto importante non tenere un atteggiamento oppositivo nei riguardi del gruppo o del leader: mai insultare o denigrare nessuno della setta. È fondamentale mantenere aperto il dialogo e riuscire a comunicare con la “parte sana” della vittima che sta iniziando a prendere consapevolezza di ciò che gli è accaduto», consiglia Lorita Tinelli. «Un altro punto essenziale è cercare delle incongruenze nel “credo” proposto dal gruppo e smascherarlo», puntualizza Marco Canova. «Molti di questi centri dedicati alla salute e al benessere si basano su teorie insensate legate alla fisica quantistica o a programmi alimentari o salutistici campati per aria. Iniziare a instillare il dubbio della ragione in chi sta tentando di affrancarsi è il primo passo verso la salvezza».

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Tag: psicologia, sette.

 

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