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Mattarella: “Il fascismo era complice della ferocia nazista”

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“Il fascismo, con la Repubblica di Salò, fu complice della ferocia nazista”. Fresco autunnale. Il presidente Sergio Mattarella arriva con l’impermeabile ad Ampezzo, in Carnia, per celebrare l’ottantesimo anniversario della liberazione dell’alto Friuli dal nazifascismo, “l’ultimo lembo d’Italia a essere liberato”. Il prezzo pagato qui fu enorme: 3500 morti, migliaia di deportati. “L’Italia è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione”.

Dice: “Nella opinione pubblica dopo l’8 settembre 1943, era presente anche ‘l’attendismo’, la convinzione che fosse meglio non esporsi alle rappresaglie nazifasciste e attendere che gli Alleati risalissero la penisola. Tutto questo non teneva in conto le sofferenze imposte alla popolazione dalle forze occupanti, i soprusi, le deportazioni. A levarsi furono i Resistenti, obbedendo all’ammonimento di Giuseppe Mazzini: ‘più che la servitù temo la libertà recata in dono’. Perché la Resistenza non era immobilismo”

Ecco quindi un discorso appassionato sulla moralità della Resistenza, necessario in questo tempo in cui chi è al potere tenta di riscrivere la storia. Dice, per cominciare, che “la Resistenza non fu esclusivamente affiancamento all’offensiva delle truppe alleate”, come certa vulgata riduttiva intende sottacere il ruolo del movimento partigiano, ma ebbe un ruolo indispensabile “dopo gli anni bui del fascismo”, per essere finalmente “non più sudditi ma cittadini”. Le repubbliche partigiana furono anche “laboratori di democrazia”, nelle quali le donne ebbero un ruolo, perché per la prima volta ebbero diritto di voto.

Insomma, non si capisce la nostra Costituzione senza la lotta partigiana, e il bene della democrazia, del nostro stare insieme, è figliato dalla lotta partigiana, che fu molto di più di una resistenza armata al nemico. E’ stata palestra e laboratorio civico e valoriale.

Spicca poi l’elogio di chi non si crogiolò nell’indifferenza, malattia mortale del carattere italiano, rendendo onore invece chi si batté “a viso aperto il nazifascismo”, perché si trattava di una battaglia per l’indipendenza. La Repubblica partigiana stimolò una partecipazione dal basso “dopo due decenni di subalternità e passività popolare dopo il credere obbedire e combattere” del Ventennio.

In questo discorso di verità non può mancare un passaggio sul fascismo con la Repubblica di Salò “complice della ferocia nazista”, e un passaggio sui “patrioti” infiltrati in mezzo al nemico.

Davanti a Mattarella c’è anche la partigiana Paola Del Din, nome di battaglia Renata, 101 anni, che ci tiene a fare un discorso in piedi di fronte al capo dello Stato. “Voglio vederlo finché è possibile, fa una vita molto faticosa, spendendosi per un lavoro di cucitura. Si batte per la nostra unità, l’Italia deve rimanere unita”.

 

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