[ Leggi dalla fonte originale]

Sono stati trovati i corpi di Susanna Recchia, 45 anni, scomparsa dalla casa di Miane (Treviso) da venerdì sera, e la figlia di tre anni. Mamma e figlia erano abbracciate.

L’isolotto del Piave a valle di Vidor

Il ritrovamento, come conferma l’assessore veneto alla Protezione civile Giampaolo Bottacin, è stato fatto in un isolotto del Fiume Piave a valle del ponte di Vidor (Treviso). Sul posto stanno operando le forze dell’ordine, i volontari della Protezione civile e i Vigili del fuoco. Sono stati impiegati, tra l’altro, un elicottero, squadre nautiche dei pompieri, droni e cani molecolari. Le ricerche erano ripartite stamattina.

Le ricerche lungo il Piave di Susanna Recchia e sua figlia 

La scomparsa il 14 settembre

La scomparsa di Susanna Recchia risale al 14 settembre mattina, alle 8: l’ex compagno, Mirko, arrivato a casa per prendere la figlia, la trova vuota. Trova però una lettera di cinque pagine, il racconto terribile di una disperazione senza fine, tanto che la fine della lettera non lascia spazio a dubbi. Susanna si vuole togliere la vita.

La figlia con l’epilessia

Igienista dentale, 45 anni, altre tre figli concepiti all’interno di precedenti relazioni, Susanna Recchia stava attraversando un periodo difficile, un disagio psicologico dal quale non riusciva ad uscire, acutizzato dalla recente separazione da Mirko avvenuta un mese prima dopo cinque anni di relazione. Anche la preoccupazione per la figlia potrebbe aver contribuito: la piccola soffriva infatti di epilessia. Proprio la mancanza, in casa, dei farmaci per la bambina aveva fatto sperare il padre: se li aveva portati con sé aveva intenzione di prendersi cura della figlia.

Le ricerche tutto il pomeriggio

Nel pomeriggio di ieri erano partite subito: gli elicotteri sorvolavano le Prealpi trevigiane e squadre di terra perlustravano ogni possibile nascondiglio. Poi in serata viene ritrovata la Volkswagen Tiguan bianca di Susanna vicino al ponte di Vidor, non lontano dal fiume Piave, a Covolo di Pederobba. E oggi i corpi, ritrovati a due chilometri da dove era stata lasciata l’auto. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, la donna sarebbe entrata nel Piave, non gettandosi dal ponte, ma lasciandosi scivolare, già venerdì sera, da una riva del fiume dove sono state individuate le ultime tracce dai cani molecolari. Poi il corso d’acqua ha trascinato i corpi sull’isolotto a circa un chilometro a valle.

La procura apre un fascicolo

La Procura di Treviso aprirà un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio suicidio. Lo rende noto il procuratore Marco Martani che ritiene la vicenda “senza ombre e dal chiaro sviluppo” mentre si riserva di attendere i dati sul primo esame necroscopico per valutare se affidare l’incarico per l’autopsia sui corpi.

“La donna vittima di depressione maggiore”

“E’ evidente che la donna era vittima di quella che viene definita depressione maggiore”, dice ancora il procuratore Martani, “una malattia psichica che spesso non dà avvisaglie o quanto meno è difficile da interpretare per i non esperti. Una forma di depressione”, aggiunge, “che fa vedere solo tragedie nel futuro e che, come probabile gesto protettivo, spinge a portare con sé quanti si amano”.

I fallimenti sentimentali

All’origine del gesto estremo della donna ci sarebbe la prostrazione per una serie di fallimenti sentimentali: la donna aveva infatti altri due figli da una precedente relazione e la fine dell’ultima avrebbe aggravato la situazione. Inoltre pare abbia avuto un certo peso anche un grave incidente stradale in cui la donna perse una cara amica che sedeva accanto a lei in auto.