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Treviso, dottoressa minacciata abbandona l’incarico e lascia una lettera nell’ambulatorio: “Sei del Sud e senza cervello”

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“Con la presente ringrazio una parte della comunità di Giavera del Montello per non avermi mai accolta, per avermi seguita fino alla macchina con una catena di acciaio lunga tre metri, per avermi detto ‘le persone fanno bene quando aspettano fuori dall’ambulatorio voi medici e vi uccidono’, per avermi detto “tu non sei di qua, vedi di adattarti o ti rovino la vita””. A scrivere una lettera accorata e di congedo in cui denuncia minacce e angherie subite nell’ambulatorio di Giavera del Montello, dopo sei mesi di permanenza, per trasferirsi a Selva di Volpago del Montello è la dottoressa Maria Laura Riggi. Ed è l’ennesimo caso di medici presi di mira da utenti.

Il medico ha lasciato la sua denuncia scritta su un cartellone scritto di suo pugno e affisso nella sala d’attesa dell’ambulatorio di cui era medico. Il resto della lettera pubblica parla di minacce (qualcuno perfino le avrebbe detto che sarebbe stata colpita con dell’acido) e offese ricevute, atteggiamenti sempre ostili e qualche volta violenti, accuse di essere “una tosa del sud senza cervello”. La foto della lettera è stata pubblicata su un gruppo Facebook locale che inevitabilmente ha scatenato una guerriglia online spaccando a metà chi sta con la dottoressa e chi contro.

«Mi dissocio e sono solidale con la dottoressa che comunque è competente, ha trovato sicuramente delle persone, non le chiamo cittadini, che non hanno agito in maniera deontologica» ha commentato ieri il sindaco di Giavera, Andrea Maccari che aveva incontrato Riggi nel luglio scorso «aveva già deciso di andarsene da Giavera. Ho cercato di dissuaderla, chiaramente c’erano delle situazioni in cui lei aveva vissuto che non era sostenibile secondo lei, ho cercato di dare anche la disponibilità del mio supporto». Velatamente Riggi (che avrebbe denunciato il trattamento subito anche ai carabinieri) avrebbe fatto intendere di essere stata discriminata per la sua provenienza meridionale. «La comunità di Giavera non è assolutamente razzista – aggiunge il primo cittadino – Generalizzare non porta da nessuna parte: io sono convinto che la comunità di Giavera è una comunità meravigliosa, la difendo a spada tratta perché comunque ci sono nato, ci ho vissuto e di questi temi non ne ho mai sentiti parlare».

I vertici dell’azienda sanitaria trevigiana non hanno certo apprezza la modalità utilizzata dalla dottoressa. «La dottoressa, mi dispiace dirlo, ha esagerato, non possiamo colpire una popolazione, ci sono singoli individui che manifestano aggressività e ci sono: questi la dottoressa poteva segnalarli all’ordine, poteva segnalarli all’Ulss, potevamo fare un incontro col sindaco e con la dottoressa» ha invece sottolineato il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi «c’era poi la possibilità della ricusazione del paziente, lei poteva farlo. Ricusare una cittadina o un paese non ha nessun significato, anzi dimostra poca lucidità nel capire che vanno perseguite le persone che sono aggressive e non una popolazione intera».

 

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